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La Croce Rossa nel cuore e su una divisa: Salaymana, “fratello nero” dei ragazzi della CRI di Messina, diventa volontario con loro
“Nella vita-dice Salaymana,- ogni cosa dovrebbe scorrere dolcemente”. Non si dovrebbe fuggire, non si dovrebbe rischiare la vita per cercare un futuro diverso. Attraversare il deserto e poi il mare, vedere che in tanti non ce la fanno, soffrire per la lontananza dagli affetti non è quello che la vita dovrebbe riservare, ma per molti è parte del destino. Salaymana è uno di loro. Lui è stato il ‘primo amore’ dei ragazzi della CRI di Messina. Il loro ‘fratello nero’, come lo definiscono, è arrivato nel 2013 col primo gruppo di migranti che da Lampedusa venne spostato nella città dello Stretto, nel Palazzetto dello sport allestito per ospitare temporaneamente i migranti. “Era notte, e all’arrivo a Messina i primi che ho visto sono stati loro, i ragazzi col simbolo della Croce Rossa sulla divisa” racconta Salaymana. Nel barcone con cui era arrivato pochi giorni prima a Lampedusa erano morte quattro persone, non avevano retto a quattro giorni in mare senza acqua e senza cibo. Un’altra imbarcazione, carica di eritrei, che viaggiava accanto a quella sulla quale si trovavano Salaymana e i suoi compagni di viaggio, non è mai arrivata a destinazione. A Lampedusa, pochi giorni dopo, si venne a sapere che aveva perso la rotta ed era affondata. Era il naufragio dell’Isola dei Conigli.