C’è la Croce Rossa negli occhi degli ospiti di Villa Bessler. Non possiamo che commuoverci osservandoli. Sono occhi fissi, che guardano oltre le finestre aperte, cercando quella libertà, quell’aria, che si scorge dalle montagne di Levico Terme. Al centro di Villa Bessler ci sono gli angeli che proteggono e guidano persone arrivate dall’evacuazione del centro psichiatrico di Leopoli, provenienti dal Donbass, uomini la cui vita è segnata probabilmente dall’abbandono. Ed è qui a Villa Bessler che l’abbandono trova cura, protezione, abbraccio. Oleg, l’ospite più giovane, è il senso di questo abbraccio: abbraccia tutti, sorride e cerca con la stretta di mano il contatto fisico che è desiderio di umanità. Trentasei uomini dai 30 agli oltre 70 anni che vivono in una comunità dove la parola pace può avere un senso. Quella parola tradita nella terra da cui provengono da una guerra che molto probabilmente li avrebbe visti morire. La Croce Rossa Italiana lì ha portati via in collaborazione con la Croce Rossa Ucraina in un viaggio che ha significato arrivare in Italia, in un territorio, quello trentino, che li ha accolti e che li cerca quando si smarriscono. Gli occhi di un uomo di cui non abbiamo chiesto il nome, che stringe tra le braccia un orsacchiotto sono il segno che l’infanzia può essere quel sentimento di salvezza anche in un’età costruita sulla sofferenza. Gli angeli della CRI sono medici, infermieri, operatori, amministrativi, operatori sociosanitari e dello staff logistico, volontari. Sono loro la comunità di chi ha capito a suo modo di essere in Italia, di essere vicino alle uniformi dell’emblema della Croce Rossa, quello che hanno visto in Ucraina, lo stesso che vedono a Levico e che, ovunque, è simbolo di amore e di aiuto. La vita del centro di Villa Bessler è scandita da una quotidianità che dà sicurezza, ma le gite al lago, l’andare a mangiare una pizza, o andare in piscina, il contatto con un territorio la cui bellezza colpisce gli occhi che hanno visto la guerra hanno vinto e cercano chi vinca con loro.
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