Lettera aperta ai volontari
Stiamo vivendo circostanze epocali. Ognuno di noi, superato lo shock iniziale e l’incredulità di trovarsi nel bel mezzo di una pandemia globale, in cuor suo sa che quanto sta avvenendo ha già segnato un prima e un dopo, tanto nella vita di tutti i giorni quanto nella storia. Questa fase, infatti, sarà studiata dalle generazioni future che si domanderanno quale angoscia abbiamo vissuto, quale senso di precarietà e fragilità abbiano dominato il 2020. Tale condizione mi proietta in un contesto spazio-temporale diversissimo, quello delle battaglie di Solferino e San Martino. Un momento di grande sofferenza che, attraverso la visione e la tenacia, è stato trasformato in rivoluzione, in un’azione tangibile di speranza, rinascita e forza: la circostanza che, grazie all’azione delle donne di Castiglione e a quella di Henry Dunant, ha dato vita alla Croce Rossa. Nell’orrore e nella devastazione costoro seppero veicolare un messaggio poi tradotto nei nostri Principi, ancora oggi abbracciati da milioni di persone in tutto il mondo.
La sfida di questa nuova “Solferino contemporanea”
Anche adesso, in questa nuova “Solferino contemporanea”, ognuno di noi può fare la differenza. Ognuno di noi può essere esempio come lo sono quotidianamente i nostri volontari in prima linea nelle ambulanze o a fianco dei medici in ospedale, così come quelli che contribuiscono a tenere aperti i Comitati con tanti servizi solo apparentemente più “semplici”, ma non meno importanti. Ognuno di noi può contribuire a sconfiggere questo virus. Come? Rimanendo a casa per preservare i più vulnerabili; donando il sangue, vista la carenza nelle strutture sanitarie in questo periodo; aiutando gli anziani, magari facendo loro la spesa; diventando “volontario temporaneo” per far fronte alle tante necessità del Paese. Ma, soprattutto, essendo forti e resilienti. Il pensiero che ci guida, ossia le nostre idee, siano il faro in questi momenti bui che possiamo e dobbiamo trasformare in una nuova rivoluzione, quella del Tempo della gentilezza. E mi torna ancora una volta in mente il nostro Padre Fondatore che, nelle sue ultime volontà, chiese di essere sepolto in una fossa comune e spiegò il motivo con questa frase: “l’uomo è irrilevante e insignificante davanti alle proprie idee“. Ci risolleveremo, perché i nostri gesti sono il frutto di queste Idee, capaci da quasi due secoli di trasformare la morte in vita.
Lo ha scritto il Presidente Francesco Rocca sul sito www.francescorocca.eu