La nostra forza: i nostri Volontari
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storia
La storia della Croce Rossa affonda le proprie radici nella storia d’Italia e d’Europa. In quelle pagine, lo spirito di sacrificio e il senso profondo della solidarietà umana, si intrecciano. Il Corpo Militare Volontario della Croce Rossa Italiana trae origine dalla disposizione emanata dal Ministro della Guerra il 1° giugno 1866, con la quale il personale delle “Squadriglie di Soccorso”, prime formazioni del Comitato Milanese per il soccorso ai feriti e malati in guerra, poi trasformatosi in Associazione Italiana della Croce Rossa, veniva assoggettato alla disciplina militare con l’adozione dell’uniforme e l’equiparazione gerarchica ai gradi dell’Esercito.
Nella Terza guerra di Indipendenza, il 2 luglio 1866, le “Squadriglie di Soccorso” del Corpo Militare della CRI furono impiegate nella battaglia di Custoza, alle dipendenze rispettivamente del 1° e del 5 ° Corpo d’Armata, nella battaglia di Lissa, per il soccorso ai marinai feriti. A Mentana nel 1867 e a Porta Pia nel 1870. Nel 1895 unità sanitarie militari CRI presero parte alla guerra d’Eritrea, partecipando a tutte le relative campagne, compresa la tragica battaglia di Adua, il 1 marzo 1896, dove vennero distrutte le ambulanze nn.2 e 3.
La prima guerra mondiale è stata chiamata ‘Grande Guerra’ non solo per la vastità del territorio e del numero di Stati coinvolti, ma anche per le modalità di combattimento usate. Per la prima volta vennero impiegati mezzi aerei, carri armati, sottomarini e armi chimiche. Doveva essere una guerra rapida, ma è divenuta una guerra lenta e massacrante. L’impiego del Corpo militare della CRI durante tutto il conflitto è imponente, soprattutto in prima linea. Sono stati impiegati 12mila uomini e mobilitate oltre 200 unità campali, tra ospedali da campo ed altre formazioni sanitarie.
Nel baratro della seconda guerra mondiale, che registrò milioni di morti e feriti, imponente è stato l’impegno del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana: 22 ospedali territoriali, 11 ospedali attendati da campo da 100 letti e 35 ospedali attendati da campo, con un impiego di un numero complessivo di oltre 8mila uomini mobilitati ed altrettante Infermiere Volontarie, operanti su navi ospedale, treni ospedali sul fronte orientale, ospedali da campo in Africa, Albania, Grecia, Dalmazia, Croazia, Montenegro, Russia e navi da rimpatrio dei connazionali dall’Africa Orientale.
Nel dopoguerra il Corpo Militare CRI ha fornito numerosi concorsi in situazioni di conflitto all’estero. L’ospedale da campo n. 68 fu il primo reparto italiano ad essere impiegato all’estero inquadrato nell’ONU. Dall’ottobre del 1951 al gennaio del 1955 ha prestato in Corea un’opera molto apprezzata, riscuotendo la riconoscenza dei coreani e di tutte la autorità militari alleate e locali. Al suo Comandante, il Generale medico prof. Fabio Pennacchi, all’epoca Maggiore, fu riservato l’onore di essere chiamato a rappresentare l’Italia alla firma dell’armistizio di Panmunjon, che pose fine a quel conflitto.
Su richiesta delle Nazioni Unite nel settembre del 1960 è stato autorizzato l’intervento dell’ospedale da campo n. 10 per fornire assistenza sanitaria al contingente ONU inviato in Congo a seguito della rivolta del Katanga. La struttura sanitaria fornì un prezioso contributo senza distinzione di sorta, nonostante la pericolosa posizione vicina ai luoghi di combattimento. A seguito di uno dei vari sanguinosi scontri governativi e i ribelli africani, ha perso a vita il caporale CRI Raffaele Soru, al quale è stata concessa la Medaglia d’Oro ‘alla memoria’ al Valor Militare.