Il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) del 2017 è entrato in vigore il 22 gennaio 2021 e conta attualmente 54 Stati parte e 86 firmatari. Si tratta di un trattato storico volto a prevenire e mitigare le catastrofiche conseguenze umanitarie delle armi nucleari. Il TPNW è il primo strumento internazionale per proibire completamente le armi nucleari (incluso il loro sviluppo, possesso e uso). Il trattato fornisce una tabella di marcia per l’eliminazione delle armi nucleari e costituisce una misura efficace in attuazione dell’articolo 6 del Trattato di Non-Proliferazione Nucleare (TNP), che obbliga gli Stati parte a proseguire e a concludere i negoziati sul disarmo nucleare.

Il 27 aprile 2021 il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha annunciato che la prima riunione degli Stati Parte al TPNW si terrà a Vienna, in Austria, dal 12 al 14 gennaio 2022. Ha invitato gli Stati Non Parte al trattato – tra cui l’Italia – ad assistere alla riunione degli Stati parte in qualità di Osservatori, conformemente all’articolo 8 (5) del trattato.

La prima riunione degli Stati Parte al TPNW dovrebbe definire un quadro per l’attuazione del trattato, che comprende obiettivi, priorità e fasi, e che s’inserisce nel più ampio contesto dell’architettura esistente per il disarmo nucleare, di cui il TPNW costituisce parte integrante. L’impatto umanitario catastrofico delle armi nucleari, l’universalizzazione del trattato e gli obblighi relativi all’assistenza alle vittime e al risanamento ambientale sono tra i temi che dovrebbero ricevere un’attenzione significativa durante la riunione.

La CRI ha quindi aderito all’appello del Movimento internazionale, in vista di questo primo incontro degli Stati Parte, chiedendo all’Italia di partecipare come Osservatore e a tutti gli Stati di vietare ed eliminare le armi nucleari, poiché la realtà è che se un’arma nucleare esplodesse in un’area popolata o in prossimità di essa, ci sarebbe un numero enorme di persone bisognose di cure, mentre la maggior parte delle strutture mediche locali verrebbero distrutte, rendendo di fatto impossibili i soccorsi.

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