Un anno fa il conflitto a Gaza. Continuano le attività della Croce Rossa Italiana in favore della popolazione, ma la crisi umanitaria è sempre più drammatica
@PRCS
Un anno fa, l’8 luglio 2014, un massiccio bombardamento sulla Striscia di Gaza, l’ultimo negli anni in ordine cronologico, ha dato il via all’operazione cosiddetta “Protective Edge”. Nel corso del conflitto, durato quasi due mesi, ci sono stati oltre 2000 morti, di cui 1600 tra la popolazione civile, e più di 11mila feriti. Sono quasi 20mila le abitazioni distrutte e non ancora ricostruite. Sono state colpite strutture nevralgiche della vita quotidiana e obiettivi civili: ospedali, cliniche, scuole, ambulanze; alcuni operatori umanitari e soccorritori della PRCS, la Mezzaluna Rossa Palestinese, sono rimasti uccisi sul campo mentre cercavano di portare in salvo i feriti. Secondo uno degli ultimi rapporti OCHA, 23 strutture mediche sono state gravemente danneggiate, compreso il presidio medico di emergenza della Mezzaluna Rossa a Gebalaya. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) aveva espresso una dura condanna per il bombardamento del 21 luglio dell’ospedale di Al Aqsa a Deir El Balah, a Gaza, durante il quale sono state uccise quattro persone e ferite delle altre. La Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) è stata in prima linea nelle operazioni di risposta all’emergenza, aiutando i feriti e le popolazioni delle località più colpite in Cisgiordania e nella Striscia: Gaza City, Beit Hanoun, Beit Lahiya, Abasan, Alqararah, JuHer al Deik e Al Shujaiyah. Gli ospedali della PRCS a Gerusalemme, Hebron e Gaza hanno curato numerose persone.A un anno dal conflitto nella Striscia di Gaza le condizioni di vita della popolazione sono gravemente peggiorate. I danni a edifici e infrastrutture sono ormai permanenti e, insieme alle restrizioni dell’embargo, hanno provocato una crisi umanitaria senza precedenti. L’80% della popolazione dipende dagli aiuti umanitari. La disoccupazione giovanile è salita al 67,9 per cento, tra le più alte al mondo. Il PIL è crollato di 3.9 miliardi di dollari e la ricostruzione degli edifici distrutti non è mai iniziata. La crisi idrica, provocata dal bombardamento e dalla distruzione degli acquedotti, si è aggravata. Secondo l’ultimo report stilato dalla “Palestinian Water Authority”, a Gaza solo il 3,8% dell’acqua ad uso domestico è potabile. Il sistema idrico, come già aveva denunciato durante le ostilità il Comitato Internazionale della Croce Rossa, è deteriorato da anni. Gli attacchi dell’ultimo conflitto gli hanno dato il colpo di grazia. Tutto ciò, aveva evidenziato la Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (FICR), contribuisce ulteriormente alla povertà esistente, provocata dalla disoccupazione molto elevata e dal peggioramento del tenore di vita, rendendo ormai estremamente difficile per la popolazione soddisfare i bisogni di base.
Beit Hanoun
La Croce Rossa Italiana è impegnata da dieci anni in progetti di assistenza psicosociale in favore dei bambini vittime dei conflitti, a Hebron, in Cisgiordania, e a Khan Younis, nella Striscia di Gaza, svolti in collaborazione con la Mezzaluna Rossa Palestinese. Ogni centro segue annualmente circa 9.000 piccoli pazienti, per un totale di oltre 18.000 bambini. Dal 2008, la CRI fa parte di un Consorzio di Società di Croce Rossa Europee per l’implementazione di un progetto psicosociale basato sulla scuola (School Based Psycho Social Project) chiamato CABAC (Children Affected By Armed Conflicts).La CRI continua a portare avanti queste attività, il cui scopo principale è appunto quello di migliorare il benessere psicosociale della popolazione, riducendo i costi della diagnostica e delle terapie nell’assistenza sanitaria, migliorando le condizioni di salute di donne e bambini, fornendo servizi medici complementari. A Gaza beneficiano di queste attività circa 30mila persone tra bambini e adulti, nella West Bank almeno 32mila. In seguito al conflitto dello scorso anno la Croce Rossa Italiana ha anche aperto la raccolta fondi “Emergenza Palestina” in sostegno delle operazioni di soccorso della Mezzaluna Rossa Palestinese.“Mi sono ritrovato a Gaza – ha detto Francesco Rocca, Presidente Nazionale della Croce Rossa Italiana e Vice Presidente della FICR – nel momento del cessate il fuoco, a fine agosto, ma anche qualche giorno prima quando ho potuto sentire il boato dei bombardamenti e vedere con i miei occhi che non c’era un solo luogo sicuro in tutta la Striscia. Io non avevo visto mai nulla di simile, nemmeno quando andai nel 2009, alla fine dell’Operazione israeliana Piombo Fuso. Da quei giorni è trascorso un anno e poche cose sono state fatte. La Mezzaluna Rossa Palestinese, in collaborazione con la Croce Rossa Italiana, stanno portando avanti diversi progetti per alleviare la sofferenza umana, ma al popolo di Gaza occorre speranza. I palestinesi hanno bisogno di vedere azioni concrete intraprese per migliorare la loro vita e quella dei loro figli nel prossimo futuro. Questo obiettivo è possibile solo con una pace duratura e con la cessazione del blocco”.