“MISSION”: FEDERAZIONE INTERNAZIONALE CROCE ROSSA-MEZZALUNA ROSSA E CROCE ROSSA ITALIANA ESPRIMONO PROCCUPAZIONE IN VISTA DEL DEBUTTO SU RAI UNO DEL REALITY SHOW AMBIENTATO NEI CAMPI PROFUGHI
@Marco Alpozzi/ItRC
FICR-CRI INVITANO A “RICONSIDERARE L’APPROCCIO DEI MEDIA ALLE QUESTIONI UMANITARIE”
In una dichiarazione congiunta la Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (FICR) e la Croce Rossa Italiana (CRI) esprimono profonda preoccupazione per l’imminente debutto del reality show “Mission”, in onda Rai Uno in autunno.”L’obiettivo dichiarato di questo programma – scrivono in una lettera Bekele Geleta, Segretario Generale FICR, e Francesco Rocca, Presidente Nazionale CRI, è di documentare l’esperienza di celebrità italiane che vivono la vita di operatori umanitari nei campi profughi in diversi paesi africani”.”La nostra posizione è che un reality show, un formato ben noto per spettacolarizzare i problemi piuttosto che riflettere sulle loro cause e sulle soluzioni possibili, rischi di trasformare le tragedie umanitarie in fiction, la sofferenza in intrattenimento, la dignità umana in gioco. Anche se l’obiettivo dell’iniziativa è quello di creare consapevolezza, il rischio che ciò diventi un’opportunità per aumentare gli ascolti tv a spese della dignità delle persone è semplicemente troppo alto, in maniera inaccettabile”. “Crediamo anche che avere personaggi famosi che interpretano il ruolo di operatori umanitari potrebbe non riuscire a dare una visione precisa e corretta del lavoro umanitario come un’attività altamente professionale, che richiede competenze tecniche e specifiche, dando la visione semplicistica di qualcosa che può essere fatta da chiunque. Uno show in cui i partecipanti sono chiamati a ricoprire i ruoli di operatori umanitari potrebbe comportare il rafforzamento di vecchi stereotipi e ampliare la distanza tra il soccorritore e il soccorso, mostrando il lavoratore umanitario pieno di risorse che da un lato tende la mano per aiutare, dall’altro il beneficiario vulnerabile che la riceve”.”La Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa sono impegnate a fornire supporto alle persone migranti nei paesi di origine, transito e destinazione. Mentre ci rivolgiamo verso i loro bisogni umanitari e le vulnerabilità a prescindere dallo status giuridico, il nostro obiettivo è anche quello di promuovere la loro inclusione sociale nelle comunità ospitanti e il loro completo sviluppo come individui. Riteniamo che i media abbiano il potere di agevolare questo processo condizionando positivamente le percezioni e le idee della gente che vi si rivolge”.”Crediamo poi che oltre a questo potere ci sia anche la responsabilità per i media di dare al proprio pubblico contenuti di alta qualità e di informazione che incoraggino il pensiero critico e un cambiamento di atteggiamenti rispetto alle attuali questioni umanitarie, evitando sensazionalismi e concetti sbagliati. Un approccio che non descrive con precisione le questioni umanitarie nella loro complessità, come le migrazioni, è probabile che perpetui gli stereotipi esistenti e inneschi un fallimento nel cambiamento delle mentalità”.”Pertanto noi della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa ci appelliamo a tutti i media nazionali e internazionali affinché contribuiscano attivamente ad affrontare la difficile condizione delle persone vulnerabili, compresi i migranti, incoraggiando un dialogo più profondo e più critico per quanto riguarda le questioni umanitarie. Un dialogo che abbracci i fenomeni nella loro complessità e che vada oltre l’emergenza, la crisi e le potenziali minacce che le tematiche umanitarie presentano, per aumentare la consapevolezza delle opportunità e dei vantaggi che implicano. Un dialogo che conservi la dignità delle persone, senza pietà o commiserazione. Un dialogo che ripensi il proprio linguaggio e vada oltre le etichette di migranti, rifugiati, sfollati, clandestini e dia voce a ciascuno di loro come persone che hanno una dignità, competenze, conoscenze, esperienze, sogni e speranze per il futuro. Un dialogo che li ritragga non più come beneficiari e destinatari passivi di aiuti umanitari, ma che guardi a loro come nostri altri sé, come partner che hanno diritto ad una esistenza dignitosa e possono rappresentare un prezioso contributo alle loro nuove comunità ospitanti, ovunque si trovino”.