“Dai barconi in Sicilia alla Stramilano”, sulla Gazzetta dello Sport un articolo dedicato ai migranti del centro CRI di Bresso che parteciperanno alla manifestazione sportiva con i volontari
Andrea Guerra, La Gazzetta dello Sport – Milano & LombardiaArrivano dall’Africa, ma anche dal Medio Oriente e dai Paesi che si affacciano sull’Oceano Indiano. Tutti sono passati dal Sud Italia, dove sono giunti con i barconi della morte partiti dalle coste del Mediterraneo, sono stati spostati a Bresso, nel Centro di formazione ed emergenza della Croce Rossa che da qualche mese è diventato un campo di accoglienza e smistamento. Sono profughi, migranti: richiedenti asilo la cui vita, senza tempo e senza nome, è appena al filo di una decisione che non si sa quando arriverà. E il 29 marzo correranno la 44′ edizione della Stramilano insieme ai volontari che li assistono quotidianamente. IL CENTRO I numeri cambiano ogni giorno. C’è chi arriva e chi va. Il Centro di Bresso, alle porte di Milano, può ospitare circa 250 persone. Ottanta, uno più uno meno, sono quelli che hanno deciso di aderire alla proposta lanciata loro dalla Croce Rossa: partecipare alla corsa di 10 chilometri non competitiva della Stramilano tra due domeniche. Con le scarpette da running ai piedi si stanno già allenando tra i viali alberati del Parco Nord. «Hanno molto tempo libero, si allenano tutti i giorni sia all’interno del centro, che è vasto circa 9 ettari, sia nel parco», spiegano i volontari della Croce Rossa del comitato provinciale di Milano che sono quotidianamente impegnati a inventare nuovi modi per rendere più «utile» il tempo che separa i migranti dalle decisioni delle Commissioni sulle loro richieste di asilo. «Ogni domenica ci alleniamo tutti insieme: riscaldamento, corsa, esercizi fisici, stretching», raccontano. A guidare le sessioni di training ci sono i runner dell’associazione che già sono attivi nel progetto «Cri in Forma», nato nell’ambito della Croce Rossa milanese per diffondere sane abitudini di vita attraverso l’attività fisica. MAX Guinea, Senegal, Costa d’Avorio, Nigeria. Il gruppone che sfila via veloce sulle stradine del Parco Nord non passa inosservato. Come non passerà inosservato sul tracciato meneghino: si sono iscritti per partecipare, perché hanno voglia di essere parte della comunità che li ospita. Chiedete a Mohammed, 27enne che viene dal Gambia. Il padre, dice, lo chiama Max perché la mamma è inglese: giocava a calcio ma nel suo Paese non aveva molto tempo. «Qui invece il tempo libero è tanto perciò esco dal centro e vado a correre», racconta. Corre la mattina presto con un gruppo di runner italiani che ha conosciuto proprio al Parco Nord mentre chiedeva informazioni.