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“Le persone qui continuano a sperare”. Da Idomeni la testimonianza di un medico volontario della Croce Rossa Italiana
di Laura Bastianetto – L’Europa ha due facce. Quella che aiuta, assicura cure mediche e fa divertire i bambini con giochi e la presenza di clown. E poi c’è l’altra, quella che costruisce barriere. In mezzo ci sono loro, i migranti che sono scappati dalla Siria, dall’Iraq e dall’Afghanistan e che, a distanza di due mesi ormai dal sorgere delle prime tende nel campo spontaneo di Idomeni, non chiedono più di andare in Germania, Svezia o in Inghilterra. “Non importa dove, basta che non ci sia la guerra”. Così molti di loro raccontano a Valerio Mogini, medico volontario CRI, che sta offrendo il suo servizio ai migranti nel campo di Idomeni insieme con due Infermiere Volontarie e la Croce Rossa ellenica. “Le persone qui sperano –racconta Valerio- e non si sono ancora perse d’animo. Quello che hanno vissuto prima di arrivare nel campo è sicuramente peggiore di questa situazione. Ecco perché resistono e chiedono di entrare in Europa”. Il ‘peggiore’ è ben visibile sui loro corpi che portano spesso i segni di ferite da guerra.






