La nostra forza: i nostri Volontari

Ogni giorno contribuiamo a migliorare la vita delle comunità e delle persone in situazione di vulnerabilità, analizzando e rispondendo ai loro bisogni e prendendoci cura del futuro attraverso la cultura della prevenzione, l’educazione e l’attenzione alla persona. Siamo per prevenire e alleviare la sofferenza, promovendo la dignità! Dacci il tuo contributo per cambiare il futuro!

biblioteca militare

Nello spazio Biblioteca Militare sono state selezionate alcune recensioni dei volumi che trattano temi inerenti la Croce Rossa e pubblicazioni realizzate dal personale del Corpo Militare CRI.

Per ulteriori informazioni o segnalare nuovi libri da inserire nella Biblioteca Militare, rivolgersi all’Ispettorato Nazionale del Corpo Militare Volontario della Croce Rossa Italiana al seguente recapito:

Email: affari.generali@cm.cri.it

Il Corpo Militare della Croce Rossa Italiana -ausiliario delle Forze Armate dello Stato

di Ercole Fragasso
Caramanica Editore

La storia del Corpo Militare Volontario della Croce Rossa Italiana, la sua organizzazione, l’impegno nei conflitti e nelle calamità, raccontati dall’interno. Ercole Fragasso, Colonnello commissario del Corpo, attualmente funzionario presso la Corte di Cassazione, è figlio d’arte. Il nonno ha indossato la stessa uniforme durante la Grande Guerra, così suo padre per  quarant’anni e, successivamente, anche lui.

Un libro che racconta “Il Corpo militare della Croce Rossa Italiana Ausiliario delle Forze armate dello Stato. Il bracciale di neutralità mediatore tra le Genti”, edito da Caramanica editore, ripercorre le origini del Corpo, ne racconta le missioni in guerra e in pace (dal conflitto in Corea al terremoto del Friuli), ne illustra l’ordinamento attuale, la normativa che ne disciplina l’attività e offre una lettura in chiaro-scuro del futuro di una organizzazione che, come scrive nella presentazione Angelo Spirito, Presidente Titolare della Terza Sezione Civile della Corte Suprema di cassazione, rappresenta “il vanto nazionale nel mondo”.

“Nato dall’idea di un medico dell’esercito napoletano, Ferdinando Palasciano, e di un filantropo svizzero, Henry Dunant, il Corpo, per un secolo e mezzo, ha svolto il compito di soccorso sanitario ed umanitario sui campi di battaglia, come nelle sciagure collettive”, sottolinea Spirito.

“Con elevatissime e diverse professionalità ha fornito il suo generoso apporto in guerre, terremoti, disastri umanitari sul territorio nazionale ed estero e, al contempo, nella  quotidianità di ciascuna delle nostre famiglie e delle nostre persone”. Dalle pagine del libro, si legge ancora nella presentazione, “traspare con vigore lo straordinario amore dell’autore per il Corpo, per quello che è stato e per quello che avrebbe potuto ancora essere.

La mia Nassiriya – Documenti,ricerche e testimonianze di un operatore di pace

di Claudio De Felici
Di Virgilio Editore – pagine 246

La missione in Iraq può essere considerata come uno dei capisaldi degli interventi all’estero eseguiti dal Corpo Militare della Croce Rossa Italiana dopo la Seconda guerra mondiale.

Il concorso fornito nel territorio iracheno alle forze del Contingente italiano impegnate nell’operazione “AnticaBabilonia” da parte del personale del Corpo Militare CRI, affiancato dalle “sorelle” del Corpo delle Infermiere Volontarie, si dimostrò assolutamente di spessore e valore, come risulta dai numerosi encomi e riconoscimenti di autorità ed Enticivili e militari riportati anche in questo testo.
La permanenza in territorio iracheno del personale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, protrattasi dal giugno 2003 al novembre 2006, ha visto impiegati in totale 1.054 uomini e può essere considerata come un’ulteriore prestigiosa pagina nella storia del Corpo, ausiliario delle Forze Armate dello Stato.

L’ospedale da campo Role 2+ e la 68^ Unità sanitaria, presenti nella base italiana di Camp Mittica, sono stati due presidi preziosi per la cura dei nostri militari e soprattutto per l’assistenza medica alla popolazione irachena, svolta si all’interno del compound sia nei villaggi della provincia del Dhi Qar.

I militari del Contingente italiano si sono impegnati per portare la pace, la sicurezza e la stabilità in un Paese nobile e ricco di storia attraverso lo svolgimento di attività di alto valore umanitario, al fine di rafforzare la coesione di un popolo martoriato dalle guerre.
La missione, che riscosse il plauso delle autorità delgovernatorato del Dhi Qar, dei comandanti militari americani e dei vertici deiPaesi della Coalizione, va giustamente ricordata in quanto costituì la base diun primo reale reinserimento del nuovo Iraq nel contesto delle altre nazioni del Medio Oriente.

Nel volume “La mia Nassiriya” il tenente colonnello Claudio De Felici, referente per la comunicazione del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, ricostruisce in modo scrupoloso, puntuale e rigoroso levicende storiche della missione in tutte le sue declinazioni, con dovizia diparticolari e attenta ricostruzione storica: dalla glorificazione dei momenti salienti alla rievocazione delle principali commemorazioni e cerimonie avvenute duranteil suo periodo di comando della 68^ Unità sanitaria CRI, dalla memoria e dal compianto per i Caduti all’esaltazione retorica di episodi e figure che fanno parte, a distanza di quasi nove anni dalla fine di quella gloriosa missione, dellamemoria storica del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana.
Il testo è arricchito con numerosi documenti, varie testimonianze e un vasto repertorio iconografico per lo più inedito.

Sentenza di morte. Montefalco, 13 aprile 1944: una feroce esecuzione

Di Andrea Pettini
Mursia editore

13 aprile 1944: due giovani di diciannove anni vengono fucilati contro un muro del cimitero di Montefalco, in provincia di Perugia, perché renitenti alla leva della Repubblica Sociale Italiana dopo l’8 settembre 1943.
Si chiamavano Americo Fiorani e Luigi Moretti.
La feroce esecuzione, avvenuta dopo un processo sommario, suscita ancora oggi vividi ricordi negli anziani del piccolo comune umbro, dove non si è mai spento lo sdegno di fronte a un atto di violenza tanto crudele e gratuito.
La loro storia viene ricostruita partendo dalle testimonianze della gente del posto e con un’approfondita ricerca negli archivi comunali di Montefalco e negli Archivi di Stato di Firenze e di Perugia e delle Forze Armate.
Da faldoni polverosi e dimenticati riemergono documenti ufficiali dell’epoca, rapporti delle forze dell’ordine e delle autorità locali, gli atti processuali delle inchieste aperte nel dopoguerra.
Appaiono chiaramente non solo l’assurdità dell’operato dei dirigenti della RSI che hanno agito a scopo esemplare – una stringa di morti! -, ma anche il tormento delle altre giovani vittime dell’evento: i membri del plotone di esecuzione ed in particolare del comandante dello stesso plotone, costretto – lui si da «pusillanimi» ufficiali fascisti – a eseguire la condanna contro ogni umano sentimento.
Queste le parole del Questore di Perugia pronunciate il 16 aprile 1944 al capo della Polizia: “Gran parte di popolo – evidentemente lontana per educazione e morale dalla realtà di un’esecuzione capitale – si dette a incomposta manifestazione implorante il perdono. A ciò contribuì la manifesta pusillanimità dei condannati, presi dal terrore della morte”.
Un dramma che nemmeno il processo che ebbe luogo a Firenze nel 1946 contribuì a chiarire in modo definitivo e su cui questo libro vuole ora raccontare la verità.
Andrea Pettini è un ufficiale superiore del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, a cui appartiene dal 1984. Consigliere giuridico di Diritto Internazionale Umanitario e socio dell’Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani, sotto l’emblema della CRI ha svolto molteplici missioni umanitarie in Kosovo, Sri Lanka, Iraq, Haiti e Iran. Attualmente è capo dell’Ufficio Ricerche e Documentazione di guerra del Servizio Affari Internazionali della Croce rossa Italiana.

Devoto ad Ippocrate. Rodolfo Foscarini, Ufficiale Medico C.R.I., fra ricerca e Grande Guerra

Di Cosimo Enrico Marseglia
Edit Santoro – Galatina 2015

Il testo affronta la vita del medico ed ufficiale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana Rodolfo Foscarini, prozio dell’autore.
Nato a Lecce il 17 gennaio 1886 da una nobile famiglia appartenente al patriziato della Repubblica di Venezia, di cui un ramo si era trasferito in Puglia nel XVI secolo, Foscarini si diplomò giovanissimo al Liceo classico Giuseppe Palmieri di Lecce, quindi si iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Roma conseguendo la laurea a soli 23 anni.
Successivamente viaggiò in Europa, in particolare a Parigi, dove attinse dai cattedratici francesi le nuove metodologie e terapie per la cura di malattie infettive quali la tubercolosi e la sifilide.
Al suo rientro in Italia nel 1910, venne nominato Assistente di Seconda Classe della Croce Rossa (sottotenente), e successivamente entrò negli Ospedali Riuniti di Roma nel 1915, prima come assistente medico, e poi come aiuto medico presso il Policlinico Umberto I.
Fu anche medico di bordo e ufficiale medico del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Le sue prime esperienze nell’ambito dell’assistenza umanitaria le compì nella campagna anticolerica in Puglia (1910) e in Campania (1911), nonché nel terremoto che colpì la Marsica (1915), quest’ultimo col grado di Assistente di Prima Classe (tenente).
Allo scoppio della Grande Guerra fu richiamato, prestando servizio presso il 42° Posto di Soccorso Ferroviario in Alessandria, quindi in Trentino, nei Balcani e in Macedonia. A causa della sua dedizione alla cura dei soldati al fronte, colpiti da varie malattie infettive, contrasse la tubercolosi e fu riformato nel 1917. Rientrato al Policlinico Umberto I, proprio mentre scoppiava la terribile epidemia di spagnola, si prodigò con abnegazione nel prestare il suo soccorso agli ammalati contraendo dai suoi assistiti anche questa malattia, che lo portò alla morte il 26 novembre 1818, all’età di 32 anni.
Il centenario della partecipazione italiana alla Grande Guerra, che si celebra quest’anno, è diventato occasione per la redazione di libri e articoli che vogliono approfondire ulteriormente le cause, lo sviluppo degli eventi e le conseguenze del conflitto stesso.
E’ proprio in questa cornice che può essere collocato il contributo biografico di Marseglia, che narra le vicende, durante il periodo bellico, di un suo avo e di cui l’autore ha ascoltato e riportato nel testo anche i ricordi della nonna materna, che ha conosciuto il protagonista, suo zio, da bambina.
Inoltre, l’autore ha ricostruito la vita e l’opera del suo antenato attraverso i documenti conservati presso l’Archivio Storico Centrale della Croce Rossa Italiana di Roma e quelli presenti fra i ricordi di famiglia. Ma il testo non è solo una mera biografia. Infatti, la vita di Rodolfo Foscarini si svolge sullo sfondo del primo ventennio del Novecento, includendo anche le ricerche mediche dell’epoca e le operazioni belliche della Grande Guerra.
Naturalmente, pur volendo raccontare la storia dell’avo Rodolfo Foscarini, l’autore non può non parlare della guerra e dello sviluppo sempre maggiore durante la stessa delle attività della Croce Rossa Italiana, di cui Foscarini faceva parte.
Di grande interesse risulta anche la narrazione delle attività svolte dal protagonista prima della guerra nei soccorsi alle popolazioni colpite dal terremoto della Marsica e successivamente nella lotta alla terribile epidemia detta “spagnola” che, iniziata durante l’ultimo anno del conflitto, imperversò con funeste conseguenze ben oltre la fine dello stesso.
Molte pagine sono dedicate alla storia professionale del Foscarini che si distinse per varie pubblicazioni scientifiche, raggiungendo anche la libera docenza, purtroppo di breve durata per la prematura scomparsa.
Giusto risalto viene dato anche alla vicenda umana del tenente Foscarini. Quando, infatti, nel 1917 contrasse la tubercolosi, assistendo al fronte in maniera encomiabile feriti e malati, l’Autorità Militare lo esonerò dal servizio senza peraltro riconoscere la malattia contratta “per causa di servizio”.
Ma le errate valutazioni dell’Autorità di allora, anche se influirono sul morale, non scalfirono l’operosità del Foscarini che allo scoppiare dell’epidemia, pur “spogliato” impropriamente della sua veste militare e già malato, non esitò quale aiuto medico del Policlinico Umberto I di Roma, a soccorrere senza risparmiarsi gli ammalati contraendo la malattia che ne causò poi la morte, nel novembre 1918, proprio quando si era conclusa vittoriosamente la Grande Guerra.
Il volume risulta di interessante e agevole lettura e permette al lettore di vedere da un’angolazione meno “cattedratica” alcuni eventi storici, in particolare il progressivo adeguamento nell’assistenza ai feriti ed ai malati della Croce Rossa Italiana, Associazione di cui – come scrive l’autore nell’introduzione – il tenente Foscarini sposò interamente i principi e le finalità e nella quale operò offrendo le sue conoscenze mediche, chirurgiche e farmacologiche nel servizio ai feriti.
Due le presentazioni del libro, curate rispettivamente dal maggior generale Gabriele Lupini, Ispettore Nazionale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, e dal professor Paolo Vanni, docente emerito di Chimica Medica dell’Università degli studi di Firenze e referente nazionale CRI alla Storia di Croce Rossa, mentre la prefazione è del professor Mario Spedicato, docente di Storia Moderna nell’ateneo salentino e presidente della Sezione di Lecce della Società di Storia Patria per la Puglia.
L’autore del libro, nativo di Lecce, proviene dai corsi regolari dell’Accademia Militare dell’Esercito in Modena e della Scuola di Applicazione dell’Arma TRAMAT in Roma. Dopo otto anni in servizio come ufficiale dell’Esercito Italiano, ha lasciato la carriera militare. Dal 2007 collabora, in qualità di esperto di Storia Militare, con il Dipartimento di Studi Storici dell’Università del Salento e dal 2009 è ufficiale in congedo del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni e collabora con alcune testate, su argomenti inerenti la Storia Militare.

Catastrofi & comunicazione. Tra percezione e realtà

di Ferdinando Celotto
Editore Di Marsico Libri

Le calamità naturali hanno segnato, sin dai tempi più remoti, la storia dell’uomo.
Gli eventi catastrofici presi in esame nel volume di Ferdinando Celotto, ufficiale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana – il terremoto “dell’Irpinia” del 1980, l’alluvione in Bangladesh del 1991 e il più recente sisma che ha colpito Haiti nel 2010 – sono molto diversi tra loro per tipologia, contesto territoriale, effetti sull’ambiente e sulle aree antropizzate, capacità di reazione della popolazione colpita, gestione dei soccorsi e impatto sull’opinione pubblica.

Tutti e tre questi eventi, però, sono un chiaro esempio di come e quanto il rischio e la catastrofe possano essere percepiti in maniera diversa dalle comunità che hanno subito la calamità, dai soccorritori e dagli spettatori esterni.
Ma quali sono i fattori che influenzano tali differenze di percezione? Sono razionali o di natura emotiva? E poi qual è il peso dei mass media in questo processo?
In realtà, la diversa percezione delle calamità da parte delle comunità colpite è determinata da motivi culturali, sociali, religiosi e, da parte del mondo esterno, da motivi legati al tipo e alla copertura data all’evento dai mass media, televisione in primis. Essi, infatti, hanno il potere di amplificare la realtà dei fatti e quindi di suscitare, con la potenza delle immagini e l’esposizione enorme e prolungata, forti reazioni emotive nello spettatore o, viceversa, trattando in maniera marginale o addirittura tacendo la notizia, di non provocare alcuna forma di coinvolgimento.

Dal testo del libro: Passato il varco, una sterminata distesa di poveri ricoveri in paglia accoglieva decine di migliaia di persone in assoluta promiscuità, organizzati unicamente in base a quell’elemento fondamentale della società che è la famiglia.
Il Governo, con il supporto della Mezzaluna Rossa locale, provvedeva al sostentamento di quelle persone assicurando loro il minimo indispensabile per sopravvivere: riso per fornire i carboidrati, olio di semi per i grassi e il locale dal (una specie di lenticchie) per le proteine. I capifamiglia dei nuclei già accolti all’interno del campo si mettevano in fila per la distribuzione del cibo dalla mattina presto, e la coda non terminava mai prima del tramonto. “Ecco, vedi, voi occidentali vi preoccupate tanto delle vittime del ciclone, ma noi non abbiamo mai avuto alcun tipo di aiuto dall’estero per garantire la sopravvivenza di tutta questa gente… e sì che sono oltre tre milioni di persone, e poi questi, a differenza dei morti, hanno bisogno di mangiare… come mai di ciò non ne parlate?”

Queste parole, rivolte ad un soccorritore italiano da parte di un cittadino del Bangladesh (Paese asiatico colpito da un ciclone che aveva causato 500.000 morti) sono un chiaro esempio di come la comunicazione mediatica possa influenzare, se non addirittura distorcere, la reale percezione degli eventi catastrofici nel mondo.

L’onorevole Giuseppe Zamberletti, ufficialmente riconosciuto come il padre fondatore della moderna protezione civile italiana e curatore della presentazione del libro, efficacemente riassume: “Questo bel testo di Ferdinando Celotto abbraccia con coraggio e puntualità il delicato aspetto della sociologia delle catastrofi, scegliendo per la sua ispirata analisi tre disastri accomunati dalla gravità catastrofica degli effetti, ma molto diversi per le caratteristiche di vulnerabilità dei luoghi e delle popolazioni, per lo scenario storico in cui si sono presentati e per le differenti conseguenze verificatesi, in particolare – ma non solo – in termini di percezione pubblica, di comunicazione in senso globale e di vissuto personale e di gruppo dei soccorritori.
Io che ho vissuto di persona e in modo ‘assorbente’ e completamente totalizzante uno dei disastri indagati da Celotto, quello del terremoto della Campania-Basilicata del 23 novembre 1980, non ho potuto che specchiarmi nell’analisi puntuale e acuta che l’autore ha fatto di quella disastrosa calamità e di tutta la fenomenologia che gli fa da contorno in termini di reazione psico-sociale collettiva e individuale e, in particolare, del ruolo che la comunicazione anche mediatica ha rivestito in occasione di quello come degli altri grandi eventi calamitosi.
E’ per questo che sento di dover ringraziare l’autore, oltre a felicitarmi con lui, per aver dato alla luce questo interessantissimo saggio che mi auguro – e gli auguro – rappresenti solo l’inizio di un lungo e proficuo cammino di ricerca di studioso”.

Il sonno del drago – un’emergenza nazionale

di Antonio Morrone
Galasso Editore – pagine 181

Il volume affronta il tema del “Rischio Vesuvio” e descrive la difficile e complessa problematica come quella di un’emergenza nell’area vesuviana, incentrata sui meccanismi di previsione e prevenzione del rischio, da attuarsi nel caso in cui una possibile eruzione possa interessare i territori campani altamente antropizzati e urbanizzati e allo stesso tempo pieni di fatalismo e, talvolta, di rassegnazione.
L’elaborato di Antonio Morrone, Ufficiale Superiore del Corpo Militare della CRI, esamina preliminarmente quale tipo di fenomeno vulcanico potrebbe caratterizzare la realtà vesuviana, indispensabile premessa per poi effettuare una concreta valutazione del rischio vulcanico tenendo ben presente tutte quelle informazioni estrapolate da ben 400 anni di osservazioni del Vesuvio: il vulcano più documentato e conosciuto al mondo.
L’autore prende in considerazione, a circa quindici anni dalla sua prima stesura, l’attuale Piano di Protezione civile ed i relativi aggiornamenti, in modo tale da rendere un’immagine dello “stato dell’arte” su come affrontare tale emergenza e cercare, con l’aiuto di dati e contestualizzazioni grafiche, di sovrapporre il Piano stesso al territorio.
Ciò allo scopo di dare al lettore un’immagine “viva” del suo trattato con la possibilità di calarsi quindi all’interno di quest’area con le sue incredibili peculiarità.
Coordinare l’evacuazione di centinaia di migliaia di persone dagli insediamenti abitativi addossati al Vesuvio presenta, come si può immaginare, aspetti difficili e complessi del Piano di Protezione civile, e un eventuale deficit organizzativo della cosiddetta macchina dei soccorsi ne moltiplicherebbe il già considerevole rischio per le oltre 580 mila persone residenti in quei territori.
Un ulteriore step evidenzia gli aspetti critici, gli spunti di riflessione e le discrepanze che, a tutt’oggi, differenziano sempre più la realtà del territorio dall’ipotesi elaborata dal Piano stesso, seguendo un duplice binario d’indagine.
Il primo, più tecnico e pragmatico, ci porta ad esaminare strutture, infrastrutture e territorio per cercare di capire cosa si è fatto in questi ultimi vent’anni, cosa si sarebbe dovuto realizzare, o almeno intraprendere, per far sì di poter “alleggerire” il rischio antropico, che grava enormemente su quest’area, e potenziare le strutture funzionali all’evacuazione di quella che viene definita la “Zona Rossa”, ossia la cinta dei 18 Comuni vesuviani che dovrebbero essere evacuati nel caso in cui si verificasse il cosiddetto “massimo evento atteso”.
Il secondo binario d’indagine, essenzialmente psicologico e culturale, ci porta a scoprire dove invece si sarebbe dovuto intervenire per modificare la cultura degli abitanti, dei rappresentanti delle Pubbliche Amministrazioni e, soprattutto, delle giovani generazioni, che probabilmente erediteranno una concezione del rischio tale e quale a quella vissuta nei secoli precedenti, con tutto il suo fardello di fatalismo e rassegnazione, ma senza neanche l’attenuante dell’inconsapevolezza che, purtroppo, fu fatale agli abitanti di Pompei, Ercolano e Stabia nel 79 d.C.
Oggigiorno, l’osservazione dei fenomeni naturali è affidata a sofisticate apparecchiature e strumentazioni in grado di registrare minime variazioni geotecniche e geologiche rispetto ai diversi parametri, compreso la quantità di radon che può essere liberato e che potrebbe essere precursore di eventi sismici e vulcanici.
A tale proposito, possiamo di certo affermare che la rete di osservazione che si estende oltre l’area strettamente vesuviana, come quella di Pozzuoli e Ischia, da secoli interessata da fenomeni di bradisismo e di costante eiezione di gas dalle solfatare, comunque riconducibili ad un unico quadro geologico d’insieme, è forse la più estesa e tecnologicamente avanzata al mondo; ciò contraddirebbe, in modo stridente, qualsiasi tipo di affermazione ex-post volta ad affermare il carattere inaspettato dell’attività del Vesuvio.
Il risveglio di questo vulcano non può essere considerato come un pericolo incombente nella realtà campana. Sebbene il suo lunghissimo stato di quiescenza, che si protrae in maniera del tutto anomala dalla sua ultima manifestazione del 1944, abbia certamente contribuito all’affievolirsi della memoria e delle paure legate ad un suo ipotetico risveglio, non possiamo commettere l’errore di sottovalutare tale pericolo e procrastinare, sine die, la realizzazione non solo degli interventi sul territorio, ma anche la necessaria modifica del metodo di informazione e di ponderate riflessioni sulla cultura e sulla mentalità delle popolazioni interessate.

 

Arma di guerra

di Antonio Morrone
Galasso Editore, Napoli  –  pagine 110

“Se è vero che la guerra ha accompagnato la storia dell’umanità, vi è un’altra costante, fra le tante, che ha caratterizzato i conflitti nel corso dei millenni: i crimini di natura sessuale”.

Partendo da questo importante spunto, il maggiore del Corpo Militare CRI Antonio Morrone, autore del libro “Arma di guerra”, ha percorso il difficile cammino su uno dei crimini più efferati che ha contraddistinto le guerre in ogni luogo e tempo.
Tale argomento è raramente oggetto di esplicita e circostanziata divulgazione, nonché di aperti e approfonditi dibattiti, come per una strana e ingiustificata forma di “pudore”.
Infatti, non sempre gli appelli delle Organizzazioni e delle Associazioni internazionali, che ne attuano pericolosamente e faticosamente il monitoraggio, nonché le conclusioni e le sentenze dei Tribunali nazionali e internazionali, godono di particolare attenzione da parte dei mass-media e, conseguentemente, dell’opinione pubblica.
Il testo, nella sua essenzialità, svolge un preciso excursus storico sulla costante dei crimini di natura sessuale, spesso pianificati, nei conflitti di ogni tempo, nonché sul susseguirsi delle norme del Diritto Comunitario e Internazionale Umanitario, con l’intento di rivolgersi all’opinione pubblica.
La tutela delle donne, considerata bottino di guerra, non ha mai avuto particolare attenzione nei secoli passati, se non quelli che tendessero a limitare le brutalità nei loro confronti, come nel medio evo, non tanto per l’offesa ad essa procurata, ma soltanto per il conseguente minore valore commerciale dato alla proprietà dell’uomo.
Fu necessario attendere il XVIII secolo per avere un primo accenno, in alcuni codici e trattati, al divieto di stupro di donne e bambini, e, comunque, per lungo tempo detti crimini non poterono essere adeguatamente perseguiti, a causa degli incompleti accordi fra le Nazioni.
La “Grande Guerra” portò, successivamente, all’evoluzione del Diritto Umanitario Internazionale, poiché al suo termine le Nazioni si accordarono su un passo rivoluzionario: quello di attribuire la responsabilità individuale per i crimini commessi.
Ma un aumento esponenziale di orrori di ogni genere si verificò nella Seconda guerra mondiale: da parte dei nazisti nei confronti degli Ebrei, dei Russi in Germania, dei Giapponesi in Cina e, caso oggi meno conosciuto, delle “truppe di liberazione” in Italia. Ma il triste elenco prosegue: in Bangladesh nel 1970, in Vietnam, nei territori della ex Jugoslavia negli anni 90, e più recentemente in Ruanda e in Darfur.
A partire dagli anni ’70 l’excursus proposto dall’autore si fa più fitto dei progressi del Diritto Internazionale, con lo Statuto della Corte Penale Internazionale, il Decennio delle Nazioni Unite per la donna (1975-1985), la Conferenza di Vienna del 1993 e la nascita di una serie di strumenti internazionali, volti a combattere il fenomeno delle “violenze sessuali”.
L’entrata in vigore delle Quattro Convenzioni di Ginevra, nel 1949, ad opera del Comitato della Croce Rossa, diede una forte accelerazione al sistema di protezione delle vittime di guerra e, in particolare, affermò che le donne fossero sottoposte a speciale rispetto e fossero protette dallo stupro, dalla prostituzione forzata e da ogni altra forma di assalto indecente; venne altresì affermata la giurisdizione universale penale nel caso di gravi crimini.
Anche l’Italia, durante la Seconda guerra mondiale, è stata oggetto di simili violenze, come quelle vissute dalle donne ciociare ad opera delle tanto attese truppe di liberazione, le cosiddette “marocchinate”.
Vicende quasi del tutto sconosciute alle generazioni del dopoguerra, eccezion fatta di chi ha potuto fruire del racconto personale di chi le ha tragicamente vissute, direttamente o indirettamente.
Mancano elementi di informazione su quegli eventi, tra i più dolorosi e umilianti del nostro Paese, poiché essi hanno sempre trovato scarso interesse negli storici, come negli autori e negli editori di libri scolastici di storia.
La stessa carenza si può attribuire, anche in questo caso, alla comune informazione dei mass-media.
Nella primavera del 1944, infatti, si verificò quell’indecente assalto alla popolazione civile, contro la donna, ma anche contro le intere comunità ciociare, indifese ed innocenti.
I cosiddetti Gourmiers, un reparto marocchino-algerino afferente al Corpo di Spedizione francese, posto sotto il comando del generale Alphonse Juin, piombarono nelle case di mezza ciociara e violentarono oltre duemila donne: la più giovane aveva 11 anni e la più anziana 86. A decine morirono!
Ci si augura che il percorso normativo creato sino ad oggi in campo internazionale, la sensibilizzazione operata da tempo dalle Organizzazioni umanitarie impegnate nei più svariati teatri di conflitto, la sempre più consapevolezza, sensibilizzazione e coscienza della società di non rendere partecipe la popolazione civile ad operazioni militari, la criminalizzazione, la ferrea condanna e soprattutto la certezza della pena di quanti si sono macchiati di simili atrocità, possano portare nel tempo a debellare i crimini rivolti verso le fasce più vulnerabili di una società. Interventi mirati nel recupero psicologico, nell’aiuto morale, sociale e soprattutto legale, abbinati alla ripresa della vita quotidiana, renderanno più facile la “salita” di chi ha pagato il prezzo più alto in un conflitto.
Lo stupro, inteso sia come bottino di guerra o come strategia e tattica di un’operazione militare, è uno dei crimini più aberranti che possano essere attuati e censiti in una società civile.
Occorrerà, ovviamente, che l’opinione pubblica internazionale, affinché non venga considerata una costante dei conflitti armati moderni, non abbassi l’attenzione su un crimine che ha contraddistinto da sempre i conflitti di ogni tempo e luogo.

Italiani soldati in Afghanistan

di Gaetano Tuoro
Controvento Editrice – pagine 193

Secondo alcuni esperti di questioni internazionali, quello dell’Afghanistan è diventato uno dei “conflitti senza padri” che sono in corso nel mondo. Una lunga guerra civile, che dura ormai senza interruzione da oltre trent’anni e che finora ha fatto contare oltre due milioni di morti.
In questo scenario, dal 2002 l’Italia è coinvolta nel contingente ISAF, voluto dalla NATO per la lotta al terrorismo internazionale e per contribuire allo sviluppo politico, economico e sociale dell’Afghanistan.
Di questo impegno delle nostre Forze Armate parla Gaetano Tuoro nel suo “Italiani soldati in Afghanistan”. Un romanzo tratto dal diario di missione dell’autore, sottufficiale dell’Esercito in servizio presso il 28° reggimento “Pavia” di Pesaro, che nel suo periodo di permanenza in territorio afghano ha conosciuto da vicino i caratteri di un popolo dalle enormi contraddizioni, ma altrettanto desideroso di trovare una strada che possa condurlo finalmente alla pace.
Il racconto di Tuoro offre così l’opportunità di entrare nella realtà di una nazione nella quale sono presenti larghe sacche di povertà, con villaggi che con grandissima difficoltà e solo grazie all’aiuto portato proprio dai militari italiani riescono a raggiungere traguardi fondamentali, come può essere quello del funzionamento di una scuola o dell’assistenza sanitaria di base. Accanto a questo c’è il sostegno a coloro che vogliono far conoscere le questioni della società afghana al mondo. Come avviene per due giovani registe impegnate sul difficilissimo terreno dell’emancipazione della donna.
Gaetano Tuoro parla di questo popolo mettendosi al suo fianco, con la voglia di conoscere per raccontare agli altri aspetti di vita lontani, anche lui consapevole del desiderio di normalità di tanti uomini, donne, bambini e anziani, così come dei personaggi di rilievo delle diverse comunità che incontra durante la sua attività di soldato italiano, cui è stato affidato un compito che in tanti, forse in troppi, in Patria trovano più comodo dimenticare.
Nelle pagine di “Italiani soldati in Afghanistan” naturalmente c’è la descrizione del lavoro quotidiano del contingente italiano, anche questo presentato al lettore in un’ottica di normalità, senza concessioni a toni retorici o, peggio, a “rambismi” inesistenti e fuori luogo. Gli uomini e le donne che operano in Afghanistan si muovono con la piena consapevolezza di essere militari, chiamati a rispettare regole che hanno al primo posto la sicurezza propria e di quanti sono sotto la loro responsabilità. Sanno anche di rappresentare una nazione, l’Italia, che nella tradizione degli interventi armati nei diversi teatri internazionali non ha mai dimenticato la propria cultura, la propria mentalità, la propria attenzione verso i più deboli.
Sensazioni e sentimenti che Gaetano Tuoro delinea in maniera leggera, diretta, fluida, facendo trapelare dalle pagine del suo romanzo anche un pizzico di nostalgia per gente che lui ha conosciuto da soldato, a volte solo il tempo di una stretta di mano. Una testimonianza che si trasforma in un appello a non abbandonare l’Afghanistan e il suo popolo nelle mani di una guerra eterna, per restituirlo finalmente alla pace.
Il volume è corredato da un ricco inserto fotografico a colori che, attraverso le immagini, ripercorre i momenti salienti del racconto.

La guerra di Corea, 60 anni dopo – Korean War, 60 years later

di Claudio De Felici
Di Virgilio Editore, Roma – pagine 224

La guerra di Corea fu combattuta dal 1950 al 1953 e vide contrapposte da una parte la Corea del Nord e la Cina e dall’altra la Corea del Sud, gli Stati Uniti d’America e le Forze dell’ONU.

La popolazione coreana, terrorizzata, fu ben presto ridotta in estreme condizioni di terrore, miseria e abbandono. La fame e le malattie contribuirono ad accrescere il numero delle vittime delle azioni belliche.
Per fronteggiare questa drammatica situazione la Croce Rossa internazionale si attivò per inviare aiuti umanitari, lanciando un appello a tutte le sue Società nazionali per portare soccorso ai cittadini coinvolti nella guerra.

Il 20 settembre 1951, la Repubblica Italiana, pur non facendo ancora parte delle Nazioni Unite, mise a disposizione del Segretario Generale dell’ONU un ospedale del Corpo Militare della Croce Rossa, contrassegnato con il numero 68, completo di equipaggiamento e personale.
L’impiego dell’ospedale italiano nella guerra di Corea si protrasse dal novembre ’51 al dicembre ’54, rimanendo operativo un anno e mezzo dopo la fine delle ostilità.

Della gloriosa e lontana missione in terra coreana del personale della Croce Rossa è rimasta in Italia, purtroppo, una memoria labile e confusa.
Quella degli uomini del Corpo Militare, supportata dalle infermiere volontarie CRI, è stata la prima operazione fuori dai confini nazionali di una nostra unità militare dopo la Seconda guerra mondiale.

La missione, che riscosse il plauso del Governo coreano, dei vertici militari americani e delle autorità dei Paesi alleati, va giustamente ricordata in quanto costituì il primo elemento di un reale reinserimento della nuova Italia nel contesto internazionale delle Nazioni impiegate a sostenere gli sforzi e le decisioni dell’ONU.

Questo volume, nel ripercorrere le commemorazioni per il 60° anniversario della guerra di Corea, celebrate sia Italia sia nella Repubblica di Corea, a testimonianza del profondo senso di riconoscenza che il popolo coreano nutre tuttora verso i 21 Paesi che corsero in suo aiuto durante i terribili anni della guerra, rende finalmente onore alla memoria dei veterani ormai scomparsi e alle gesta dei pochissimi reduci ancora in vita.

Il tenente colonnello De Felici ricostruisce in modo scrupoloso, puntuale e rigoroso le vicende del conflitto bellico in tutte le sue declinazioni, dalla glorificazione dei momenti salienti della storia nazionale alla rievocazione delle principali battaglie, dal gesto di isolato eroismo al compianto per i caduti, dalle umili retrovie all’esaltazione retorica di episodi e figure che fanno parte della memoria storica del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana.

Il libro di grande formato, con capitoli redatti in lingua inglese, è arricchito da un’accurata e inedita documentazione fotografica attuale e dell’epoca. Riporta, inoltre, un interessante panorama delle ultime ostilità fra le due Coree e una doviziosa bibliografia, consigliata per chi volesse approfondire gli argomenti inerenti alla guerra di Corea e la partecipazione della missione italiana.

Italiani in Corea

di Michele Patruno

Della partecipazione italiana alla guerra che si svolse nei primi Anni Cinquanta in Corea la Dottrina non ha ancora dedicato la dovuta attenzione.
Eppure Roma ha avuto il suo peso in quel contesto, nel quale invero è entrata per le irresistibili pressioni di Washington, ma ne è uscita ottenendo risultati importanti.
Al celebre conflitto del 38° parallelo partecipò anche la Repubblica Italiana, sebbene non fosse ancora membro dell’ONU.
Nel dicembre del 1951 divenne operativo, vicino Seul un ospedale da campo, contrassegnato con il numero 68, che venne inquadrato nell’Ottava armata degli Stati Uniti d’America. Gestito dal Corpo Militare della Croce Rossa, durante la missione, terminata alla fine del 1954, vi si avvicendarono oltre un centinaio di persone, comprese le Infermiere Volontarie.
Pur avendo il compito di assistere la popolazione civile, la relativa vicinanza al fronte ha fatalmente coinvolto l’ospedale in episodi tipicamente bellici, come l’attacco aereo portato dai Mig nordisti.
Ed il terribile incendio che ha distrutto l’edificio in cui era stata allocata la struttura sanitaria non è tuttavia riuscito ad interromperne l’attività, grazie all’indomabile impegno degli operatori rossocrociati.
Vengono rievocate le complesse operazioni umanitarie organizzate in occasione di vari disastri ferroviari o stradali e dell’apocalittica alluvione che flagellò un’isola giapponese.
Il presidente della Repubblica di Corea, Syngman Rhee, conferì un solenne encomio all’ospedale 68 “distintosi per meriti eccezionali in aiuto alle Nazioni Unite, assistendo tanto i soldati quanto la popolazione civile e contribuendo all’obiettivo di vincere questa guerra“.
Al termine della missione, il direttore sanitario, l’allora maggiore medico Fabio Pennacchi, ebbe l’onore di partecipare ala storica firma dell’armistizio di Pan Num Jom.
Inoltre, nel volume leggiamo le testimonianze degli orgogliosi reduci Gianluigi Ragazzoni, Alma Pascutto, Sergio Riboldi e Giovanni Canali nonché della famiglia di Ercole Toni, che hanno anche consentito la pubblicazione di numerose fotografie originali.

L’arcispedale Santo Spirito in Saxia

di Silvia Mattoni, Massimo Mongardini e Marco Scarnò
Aracne editrice – pagine 130

Con il 1870 la malattia non è più una dannazione, una punizione divina, ma un evento sociale da affrontare collettivamente con la garanzia anche economica dello Stato. L’individuo non è più lasciato alle opere caritatevoli e assistenziali della Chiesa e dei benefattori, ma viene preso in carica dalle strutture ospedaliere. Si introduce il concetto di prevenzione, di diagnosi e di cura. Si affrontano i problemi dell’assistenza sanitaria: dall’igiene, ai protocolli farmaceutici, alla pratica medica, all’istruzione
sanitaria. Si moltiplicano e si trasformano i luoghi di cura, nascono le prime accademie mediche e le scuole ospedaliere, si formalizzano e si codificano le spese sanitarie secondo il principio dei costi e dei benefici, si pubblicano le prime statistiche e note di nosografia e di demografia.

E’ significativa l’esperienza sanitaria in questo frangente della Roma papalina, fulcro del cambiamento e testimone del passaggio dalla tradizione assistenziale ecclesiastica alla gestione centralizzata del nuovo Stato. La storia dell’Arcispedale di Santo Spirito in Saxia, fiore all’occhiello e massima espressione del potere spirituale e temporale del Papa prima, punto poi di riferimento e di coordinamento di tutti gli ospedali romani nel moderno Pio Istituto di Santo Spirito e Ospedali Riuniti di Roma, è in questo senso paradigmatica: struttura privilegiata di analisi dei tratti di un cambiamento destinato ad incidere profondamente nel tessuto sociale del Paese.

Il libro affronta tematiche di storia del Risorgimento Italiano partendo da fonti e dati statistici che caratterizzano la vita sanitaria della città di Roma. Una differente chiave di lettura di alcuni eventi del nostro Risorgimento, analizzando aspetti della vita cittadina spesso trascurati o sottovalutati come la gestione della malattia, dei luoghi di cura e di riabilitazione e della politica sanitaria in genere. L’indagine è focalizzata sul più grande ospedale cui faceva riferimento la popolazione di Roma nella seconda metà dell’800: il Santo Spirito in Saxia.

Gli autori analizzano gli assiomi che hanno caratterizzato la vita sanitaria della città papale e che ancora caratterizzano oggi tutta l’assistenza sanitaria nazionale, fissando l’attenzione proprio sui problemi correlati alla trasformazione dell’assistenza agli infermi da atto caritativo, riservato ai benefattori e ai religiosi, a imperativo sociale garantito dallo Stato.

Il ruolo dell’ospedale di Santo Spirito in Saxia, nell’evoluzione dell’organizzazione sanitaria e nel progressivo miglioramento dell’assistenza medica, è infatti evidente fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1198 per volontà di Papa Innocenzo III.

Il Santo Spirito è la prima costruzione in Europa realizzata per essere destinata a ospedale, sin dalla sua progettazione, diversamente da quanto accadeva in quel periodo quando gli edifici destinati al ricovero degli infermi erano ricavati da case di abitazione private, donate da benefattori o edifici nati come mendicicomi. E sebbene la sua fondazione, risalga a oltre 800 anni, ancora oggi è una struttura perfettamente funzionante.

Precursore di quello che poi sarà l’attuale Servizio Sanitario Nazionale, l’Ospedale Santo Spirito ha cercato da sempre di coniugare assistenza e capacità di cura con la presa in carico dei malati anche in situazioni di bisogno e di disagio psico-sociale.

Alla base di questa mission, una ‘regola’, ricca di ben oltre 100 articoli, emanata nel 1204 da Papa Innocenzo III insieme al primo precettore della struttura, Guido di Montpellier e praticata nei secoli successivi, che prevede tutte le fasi dell’assistenza agli infermi, come una sorta di codice di comportamento di oggi, senza mai perdere di vista la dimensione umana della persona.

La sicurezza sul luogo di lavoro. La valutazione dei rischi negli ambienti militari

di Giacomo Marchini
dDE Editrice – pagine 219

La pubblicazione è l’aggiornamento della precedente, pubblicata nell’anno 2006, con identico titolo e a cura dello stesso autore. Questa seconda edizione riporta tutte le indicazioni emerse nei sopralluoghi effettuati nelle caserme e negli immobili della Croce Rossa Italiana.

Giacomo Marchini è testimone della lunga esperienza maturata nel campo della sicurezza sul luogo di lavoro sia come addetto al Servizio Prevenzione e Protezione Antinfortunistica, sia in qualità di docente in corsi di formazione-informazione per il personale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana.

La Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali hanno promosso, a fine dicembre 2010, una campagna promozionale con spazi pubblicitari su giornali e televisioni tesa a far fronte ai troppi infortuni che si sono verificati nel mondo del lavoro.

Infortuni dovuti, nella maggioranza dei casi, alla mancata formazione dei lavoratori e alla scarsa informazione sui rischi cui essi vanno incontro nello svolgimento della loro missione nell’attività lavorativa.

Nel volume, Marchini inizialmente analizza ed elenca tutte le novità introdotte dal Decreto Legislativo 9 aprile 2008 numero 81, che ha sostituito il Decreto Legislativo 626/94. 
Nei capitoli successivi si occupa dell’applicazione delle leggi antinfortunistiche negli ambienti militari, prendendo in esame una caserma tipo.
Esamina quindi la valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro: scale di accesso e corridoi, vie ed uscite di emergenza, porte e portoni, vie di circolazione e zone di passaggio, posti di lavoro esterni, aerazione, microclima e illuminazione, servizi igienici, videoterminali, archivi, magazzini, centrale termica, cucina e mensa, camerate e alloggi, gruppo elettrogeno, autoparco e officina, minuto mantenimento.
 
La consapevolezza dell’impegno profuso a tutela di un collega e di una comunità è sufficiente a giustificare qualsiasi sacrificio o rinuncia a cui l’autore è andato incontro nell’espletamento del suo incarico.
Sono state analizzate tutte le situazioni di rischio rilevate: sicuramente un tesoro a disposizione per la risoluzione delle problematiche inerenti la sicurezza sul luogo di lavoro.
E’ una pubblicazione sintetica ma ricca di riferimenti normativi, che si segnala per la capacità di rendere semplici e comprensibili tutti gli argomenti trattati anche quelli più ostici da affrontare.

L’acqua potabile. Elementi di scienza e diritto

di Roberto Orchi
Gielle Grafica, Roma – pagine 189

Roberto Orchi, ufficiale superiore del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana,
ha ricoperto, nel corso della oltre trentennale carriera militare, moltissimi incarichi fino a quello di vertice della componente, quale Ispettore Nazionale.
Nel suo curriculum professionale, colpisce il vasto e poliedrico impegno sempre proiettato alla salvaguardia dell’uomo. Una missione, questa, che da sempre l’alto ufficiale applica sia nei suoi studi che sui territori falcidiati da guerre e calamità naturali.
Durante l’attività svolta su impianti mobili di potabilizzazione – tiene a precisare il colonnello Orchi nella prefazione – ho sentito la necessità di integrare ai manuali di funzionamento e alle esperienze pratiche le conoscenze teoriche basilari inerenti la materia.
Da quel desiderio è nato questo lavoro che riguarda l’acqua potabile negli aspetti scientifici, tecnologici e giuridici.
Il libro vuole essere propedeutico allo studio della potabilizzazione e, infatti, ho tentato di riunire in modo chiaro e sintetico le nozioni fondamentali per affrontare l’argomento. Nella stesura ho costantemente tenuto presente il carattere didattico del testo e ciò ha guidato la scelta, la successione e lo sviluppo degli argomenti. Per questo motivo la rigorosa completezza della trattazione è stata sacrificata in favore della semplicità di esposizione.
L’acqua è una sostanza indispensabile all’economia naturale; in sua assenza non si possono avere manifestazioni di vita né animale né vegetale, in quanto è parte essenziale di ogni organismo vivente.
Rappresenta il 70% del substrato organico (animali, piante, esseri umani), percentuale che sale al 90% nelle alghe e nelle meduse. In natura è diffusa su tre stati e aggregazione: solido, liquido e gassoso. Allo stato solido (ghiaccio, neve) e liquido (acque marine, lacustri, fluviali) ricopre la superfìcie terrestre per il 60-70% nell’emisfero nord e per 1’80% nell’emisfero sud. Allo stato gassoso (vapore) è in gran quantità nell’atmosfera.
L’acqua compie in natura un ciclo incessante: dai grandi depositi esistenti sulla superfìcie del globo (mari, laghi) e dalle terre emerse evapora continuamente. Vengono così immesse nell’atmosfera grandi masse di vapore che raggiungono le alte regioni dell’aria. Il vapore acqueo, trovando una temperatura relativamente bassa, assume uno stato vescicolare, condensandosi in minuscole vescichette cave di varia grandezza; in questo modo si formano le nebbie. Quando la condensazione aumenta le vescichette si trasformano in gocce che, diventando troppo pesanti per restare sospese nell’atmosfera, precipitano originando la pioggia. Variando la temperatura e lo stato elettrico e pulviscolare dell’atmosfera si hanno la grandine e la neve.
Il volume si articola in nove capitoli che prendono in esame il ciclo dell’acqua e le sue caratteristiche chimico-fisiche,  le acque destinate al consumo umano, l’inquinamento, gli aspetti sanitari dell’acqua, i requisiti di potabilità, la correzione e depurazione delle acque per uso potabile, l’analisi, le normative e i requisiti di qualità.

Corso base di igiene e profilassi

di Ernesto Marangoni
Edizioni Masso delle Fate – pagine 48

Uno dei compiti principali, da sempre patrimonio della Croce Rossa Italiana e di recente confermato dal nuovo Statuto dell’Ente, approvato nel maggio 2005, riguarda la promozione e la diffusione, nel rispetto della normativa vigente, dell’educazione sanitaria e della cultura dell’assistenza alla persona.
In questo spirito nasce l’impegno del dottor Ernesto Marangoni, ufficiale commissario in congedo appartenente all’VIII Cento di Mobilitazione di Firenze, a divulgare gli elementi di base e le principali norme di igiene e profilassi delle malattie infettive, diffondendo il più largamente possibile i principi e, in particolare, invitandone allo studio il personale della Croce Rossa Italiana impiegato in missioni umanitarie all’estero, spesso in contesti operativi difficili.
Il dottor Marangoni, professionista nel campo dell’odontoiatria e docente di materie medico-biologiche nelle scuole medie superiori, ha partecipato ad operazioni fuori area con il Corpo Militare, inquadrato in contingenti militari, ed in questi impieghi ha riscontrato la necessità e l’importanza di far conoscere agli operatori “sul terreno” principi e norme che, talvolta, possono aiutare ad affrontare le situazioni più delicate con attenzione e sicurezza.
Nel testo l’autore affronta quei capitoli dell’Igiene che, avendo maggiori implicazioni di carattere pratico, coinvolgono le nostre attività.
L’Igiene è quella branca della medicina che studia e si occupa delle modalità di mantenimento della salute corporea. Tale mantenimento (omeostasi) si manifesta nell’assicurare il normale compimento delle funzioni dell’organismo armonizzandone i rapporti con l’ambiente esterno, evitando o limitando eventuali cause di malattia.
Branche dell’Igiene sono l’Eziologia, che esamina le cause dell’insorgenza delle malattie; la Microbiologia, che tratta i microrganismi agenti di malattie; l’Epidemiologia, che studia le modalità con cui si diffondono le malattie; la Profilassi (o Prevenzione) che comprende la lotta ai germi patogeni e alla bonifica ambientale, compresa l’acqua e gli alimenti; infine, l’Immunologia, che si occupa dell’apparato immunitario e la sua attività di difesa del corpo umano nei confronti di quelle situazioni di “aggressione” cui esso è costantemente sottoposto.
Lo scopo della pubblicazione è quello di munire il personale civile e militare della Croce Rossa Italiana di un manuale di rapida e semplice consultazione, che non vuole costituire un pesante fardello teorico in relazione ad una disciplina che si presenta oggi così ampia ed articolata, bensì dare a chi se ne occupa a qualsiasi titolo, anche non facendo necessariamente parte del personale sanitario, una schematica serie di nozioni per una adeguata conoscenza della materia. In pratica, fornire un’infarinatura di tipo medico-sanitaria, che non sia né banale né di difficile comprensione.

 
 

La Croce sul Cuore – Diario di guerra: 1943-1945

di Oretta Piccardi
Edizioni del Rosone – pag. 103

Oretta Piccardi, infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana, per fissare i momenti trascorsi come “Crocerossina” sul fronte ha tenuto un diario, accompagnato da versi poetici, dove ha annotato i principali accadimenti dal gennaio ’43 all’aprile ’45.
Registrando meticolosamente fatti, volti, nomi e sensazioni, l’autrice, nata a Firenze nel 1923, nel volume ha raccontato la sua giovinezza vissuta nella temperie politica e sociale del secondo conflitto mondiale.
Il diario diventa così la storia della sua maturazione personale, il documento di un’epoca, che, nonostante l’angoscia del presente, mira alla costruzione di un mondo migliore, un mondo che non può nascere da solo, ma per la realizzazione del quale bisogna combattere.

La Piccardi ricorda: “Quando ero crocerossina, dai soldati feriti in guerra, pur fra tante sofferenze, non ho mai sentito una parola di odio verso il nemico. Ho acquisito la consapevolezza che i “nemici” si somigliano: sono chiamati alle armi dal proprio Paese, sono coetanei, sopportano gli stessi disagi, le medesime fatiche, paure, sofferenze, provano uguali nostalgie.
La popolazione dei Paesi in guerra spontaneamente aiuta i soldati feriti, di qualunque schieramento siano, con la speranza che qualcuno possa aiutare i propri figli lontani, in caso di bisogno.
I soldati della nostra civiltà hanno una cultura, un’etica, una disciplina, delle regole e una religione che li sorregge e li accomuna sia nella lotta che nel capire le sofferenze.
Gli schieramenti si fronteggiano a viso aperto, sanno chi è il nemico, ne riconoscono il valore e il coraggio al punto da proporne “la resa con l’onore delle armi”. I barellieri raccolgono sul campo tutti i feriti che trovano e le crocerossine curano senza distinzioni di nazionalità.

(…) “I primi giorni sono difficili. Non so come toccare o muovere i feriti. Un ragazzo tedesco, un po’ a cenni e un po’ a parole, mi dice di aver dato il suo sangue ad un prigioniero americano e di esserne contento (…)
Ho incontrato Sorella Rita. Mi ha detto che ho fatto male a curare i tedeschi, nostri nemici (…) E lo spirito di Croce Rossa? Io voglio stare vicino a chi soffre e aiutare come posso chi ha bisogno. Non m’importa d’altro …”

Il volume, in apertura, riporta questi significativi versi dell’autrice:

Vorrei ancora
andare per il mondo
chiusa nel mio cappotto blu
con la mantellina
come ala
che porta lontano.

Vorrei ancora
andare per il mondo
con la croce
cucita sulla fronte
per sapere, per vedere
comprendere e conoscere.

Vorrei ancora
andare per il mondo
con la croce
cucita sul cuore
per ascoltare e aiutare
donare e amare.

Vorrei ancora …

Quando è l’Onu a combattere

di Michele Patruno
The Boopen Editore – pagine 166

Agli inizi degli anni Sessanta, nella regione secessionista del Katanga si è consumata una piccola “guerra mondiale” che ha coinvolto militari di molti Paesi, compreso il nostro.
In quell’occasione, i “caschi blu” delle Nazioni Unite, pur nati come un corpo di pace, sono stati costretti a combattere delle vere e proprie battaglie.
Michele Patruno, storico e scrittore, ufficiale in congedo del Corpo Militare, attingendo alle fonti dell’archivio storico della Croce Rossa Italiana, ha redatto questa pubblicazione che narra i drammatici eventi avvenuti nell’ex Congo belga, oramai dimenticati dall’opinione pubblica italiana, che hanno visto la partecipazione e l’impegno del Corpo Militare Cri in maniera diretta, con l’installazione e l’impiego dell’ospedale da campo 010, che fornì un considerevole e riconosciuto contributo all’umanizzazione di quel conflitto.
All’estero molte pubblicazioni sono state dedicate a questo conflitto, cedendo però spesso alla passione di parte o alla propaganda.
Fortunatamente, alcuni di coloro che hanno vissuto l’esperienza in prima persona si sono preoccupati di redigere preziose autobiografie, che hanno contribuito in maniera significativa ad una più credibile ricostruzione dei fatti.
Questo saggio, quindi, nasce dall’esigenza di riproporre un episodio poco noto e di rivisitare la materia, nella speranza di fornire al lettore un quadro sufficientemente chiaro ed obiettivo.
Si coglie anche l’occasione per esaltare il valore di quelle persone che hanno messo a repentaglio la vita per tutelare la sicurezza internazionale.
Nel testo vengono dapprima trattate la crisi congolese, quindi le operazioni di polizia effettuate, l’offensiva katanghese, la difesa e la controffensiva dell’Onu ed, infine, nell’appendice vengono esaminate le questioni di fondo quali le atrocità, gli attacchi indiscriminati (anche alla Croce Rossa), i genocidi e la disubbidienza.
L’autore percorre le vicende in oggetto con uno stile che ha la passione del diario e la profondità dell’analisi scientifica, grazie alla solida base documentale e all’accurata ricostruzione, e coinvolge il lettore in un segmento della storia all’origine della grande stagione delle missioni internazionali di pace.

 
 

Solidarietà dell’uomo verso l’altro uomo nella missione della Croce Rossa Italiana

di Antonio Fragasso
Caramanica Editore – pagine 159

Il volume di Antonio Fragasso, colonnello in congedo del Corpo Militare, già comandante del IX Centro di Mobilitazione, del 3° e 6° Settore Operativo Militare e del Compartimento Centrale, tratta nella prima sezione la nascita e il profilo storico della Croce Rossa, esaltando i principi morali e l’importanza della Croce Rossa internazionale; nella seconda il valore sociale del Diritto Internazionale Umanitario ieri, oggi, domani e la sua pratica attuazione; nell’ultima illustra la storia e le attività delle componenti della Croce Rossa Italiana ausiliarie delle Forze Armate: il Corpo Militare e il Corpo delle Infermiere Volontarie.
Chi meglio di Antonio Fragasso, che per oltre un quarantennio ha militato nella nobile Associazione, poteva tracciare un profilo dettagliato e il più reale possibile della materia Croce Rossa?
Tra le finalità dell’Ente rientrano l’incoraggiamento delle iniziative tese a migliorare la salute pubblica, la prevenzione delle malattie, la protezione ai cittadini meno abbienti, i benefici delle scoperte e le applicazioni sanitarie, oltre, e soprattutto, al coordinamento dell’assistenza nelle calamità nazionali e internazionali.
Questi scopi sono, in sintesi, la proclamazione della solidarietà del cittadino verso il concittadino, in special modo dell’uomo verso l’altro uomo, anche se straniero, di altra razza e di diversa religione.
La Croce Rossa, sorta come nel 1864 come Società internazionale filantropica, si è poi gradatamente diffusa in tutte le Nazioni, ognuna delle quali ha poi fondato una propria Croce Rossa nazionale.
L’Ente è tra le istituzioni dello Stato quello indubbiamente più amato, perché è conosciuto e apprezzato il suo valore ed il suo spirito di sacrificio, la cui opera si è dimostrata indispensabile sia in pace che in guerra.
Il volume ha come sottotitolo “Pratica attuazione in Italia dei principi del Diritto Internazionale Umanitario”, infatti tratta quella branca del diritto che limita la violenza bellica, sottolineandone l’importanza della conoscenza, ripercorrendo nel passato e analizzando la situazione ai nostri giorni, evidenziando gli obblighi di diffusione cui sono tenuti gli Stati, gli impegni degli organi internazionali della Croce Rossa e in particolare di quella italiana.
Purtroppo, la guerra resta un fenomeno che non può essere ignorato e che va quindi inquadrato in istituzioni giuridiche con leggi volte a proteggere persone, beni e diritti.
Occorre prendere atto che la necessità dello sviluppo di tale diritto avviene perseguendo con tenacia la difficile ricerca di un punto di equilibrio accettabile fra esigenze umanitarie e necessità militari.
Considerata l’importanza che il diritto in questione si aggiorni con sano realismo ogni volta che un conflitto abbia sconvolto l’ordine giuridico esistente, ne deriva, affinché il Diritto Internazionale Umanitario divenga finalmente una realtà concreta ed efficace, il dovere, per il legislatore, di curare che esso si sviluppi in modo credibile, mentre per chi deve rispettare le norme e per coloro che devono trarne protezione, di conoscerlo nella misura necessaria, avvicinandosi ad esso con la mente libera da diffidenze e scetticismo.

 
 

Croce Rossa Italiana Corpo Militare: in cammino per l’umanità. La storia del Corpo attraverso le immagini

di Giampiero Alessandro e Alberto Biagini
Pagnini Editore, Firenze – pagine 169

Amare con sincero amore una Istituzione, desiderando di approfondirne la conoscenza e di incrementare lo studio nel suo organismo, quindi riscoprirne l’origine e rilevarne i meriti altamente umanitari, sono sentimenti e doveri ai quali ogni buon cittadino deve sempre potersi ispirare. 
Per questi motivi si è tracciata una breve storia per immagini di questa Istituzione militare col precipuo scopo di farla sempre più conoscere, stimare ed amare dagli stessi appartenenti al Corpo che, pur disimpegnando con zelo e passione la loro missione umanitaria al servizio dell’umanità sofferente, non sempre conoscono sino in fondo le origini, la storia, le vicende, le finalità e lo sviluppo del Corpo che è, e deve sempre più essere, vanto e motivo d’orgoglio della Croce Rossa Italiana tutta e del nostro Paese, all’interno dei quali e per i quali operiamo e prestiamo servizio.   
L’atto di nascita del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana è datato 1 giugno 1866, allorché una disposizione emanata dal Ministro della Guerra stabilì che il personale delle “squadriglie di soccorso” venisse assoggettato alla disciplina militare, con l’adozione dell’uniforme ed equiparazione gerarchica ai gradi dell’Esercito. In occasione del 140° anniversario della costituzione del Corpo, l’VIII Centro di Mobilitazione Cri di Firenze ha curato questo volume celebrativo, pubblicato da Pagnini Editore nella “Collana di studi ricerche documenti”.
Nel libro, di grande formato, si racconta la storia della componente militare della Croce Rossa Italiana, dalla battaglia di Custoza alla missione a Nassiriya, principalmente attraverso le immagini (come recita il sottotitolo del volume),  molto significative ed in gran parte a colori, accompagnate da testi sintetici ma puntuali.
Come detto la parte iconografica primeggia e allarga lo spettro di possibili lettori del volume.
Fotografie a parte, il primo capitolo è dedicato al Labaro e alla Bandiera nazionale; il secondo alla motorizzazione del Corpo; il terzo si occupa dei servizi di guerra; il quarto della protezione sanitaria antiaerea, antigas e NBCR; il quinto è dedicato alle cartoline illustrate; il sesto si occupa dell’evoluzione dell’uniforme (con 15 tavole di disegni al tratto e a colori); il settimo illustra gli interventi in Italia e all’estero – ieri; mentre l’ottavo tratta gli interventi del Corpo – oggi.
Un’utile bibliografia chiude un volume interessante, che celebra giustamente un Corpo “speciale” che fa parte, a pieno diritto, della storia militare italiana.

Cento Voci

di Ercole Fragasso
Caramanica Editore – pagine 297

Cento Voci, ovvero cento interviste raccolte in circa trecento pagine di un volume “grande formato” da Ercole Fragasso, giornalista e Ufficiale Superiore del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana.
Il libro raggruppa, in cinque corposi capitoli, le interviste a politici, rappresentanti delle Istituzioni, giornalisti e operatori della comunicazione, sportivi, personaggi dello spettacolo che esprimono le loro riflessioni e, a volte, la loro personale testimonianza sulle missioni internazionali di pace delle Forze Armate e della Croce Rossa Italiana.
Protagonisti delle Cento Voci, tra gli altri, il senatore a vita Giulio Andreotti, l’allora ministro delle Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo, l’ex vice sindaco di Roma Mariapia Garavaglia, il presidente nazionale e il commissario straordinario della Croce Rossa Italiana, rispettivamente Massimo Barra e Maurizio Scelli, il procuratore militare Antonino Intelisano, il presidente del Centro Studi Internazionali Andrea Margelletti, il vice direttore dell’Ansa Carlo Gambalonga, il direttore della Rivista Italiana Difesa Andrea Nativi, il giornalista e conduttore Lamberto Sposini, l’onorevole Gianni Rivera, il presidente del Coni Gianni Petrucci, il bomber dell’Udinese Antonio Di Natale, l’ex allenatore della Nazionale italiana e attuale dirigente della Figc Arrigo Sacchi, il presidente della Lazio Calcio Claudio Lotito, il capitano della Roma Francesco Totti, l’attore Lando Buzzanca, il jazzista (recentemente scomparso) Romano Mussolini, l’attrice Manuela Arcuri  e il cantante romano Lando Fiorini.
Il volume riporta, inoltre, il “Ricordo di una emozione” dedicato alla scomparsa dell’avvocato Gianni Agnelli, che Fragasso osa definire “L’ultimo Re d’Italia”.
In conclusione il capitolo “Dicono dell’autore i direttori”, ovvero le opinioni di undici direttori di testate giornalistiche della carta stampata.
Un libro scorrevole, accattivante, sui generis e appassionante: un lavoro che vede protagoniste la Croce Rossa e le nostre Forze Armate, un binomio inscindibile delle quali l’autore esalta, di fronte ad ogni interlocutore, l’altissimo valore umanitario delle missioni internazionali che sono state portate a termine o che sono ancora in corso.
“Con Cento Voci – ha tenuto a sottolineare Ercole Fragasso – ho voluto donare ai lettori le confidenze e le esternazioni di personaggi pubblici che mi hanno gratificato della loro conoscenza e della loro amicizia, e che, soprattutto, mi hanno offerto la possibilità di vedere “da vicino” il loro campo di azione e il loro modus vivendi, così da ammirare e comprendere ancora di più il loro operato”.

Ai Caduti nelle missioni all’estero

Edizione a cura del Ministero della Difesa – pagine 201

Il volume si apre con l’intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che sottolinea come la nascita di questa iniziativa editoriale segua la legge istitutiva del “Giorno della memoria” che si commemora il 9 maggio. L’opera è dedicata a tutte le vittime del terrorismo, interno ed internazionale, e delle stragi di tale matrice. Vuole onorare i cittadini italiani, militari e civili, caduti nelle missioni a sostegno della pace e contro il terrorismo internazionale.
Il Paese e le sue Istituzioni sono riconoscenti ai Caduti nelle missioni all’estero, in regioni travagliate da conflitti e sottosviluppo ed in aree di crisi in cui è stata messa a rischio la sicurezza internazionale. Non si può non ricordare anche il sacrificio dei tanti italiani (giornalisti, operatori di organizzazioni internazionali, lavoratori di agenzie private e volontari) che hanno concorso alla costruzione della pace e sostenuto con professionalità gli sforzi delle nostre missioni.
Le storie e le figure di questo libro ci raccontano di coloro che hanno pagato con la vita il proprio impegno per un futuro migliore e la propria dedizione al servizio del Paese.
Segue la presentazione del Ministro della Difesa, Onorevole Ignazio La Russa, che dopo la pubblicazione da parte della Presidenza della Repubblica dell’opera “Per le vittime del terrorismo nell’Italia repubblicana” ha voluto far realizzare questo volume, soprattutto per “non dimenticare”.
Il sacrificio dei Caduti nelle missioni all’estero ci deve ricordare che essi hanno donato la vita perché altri potessero vivere in democrazia in Paesi che tale realtà mai avevano conosciuto o dimenticato da lungo tempo, oppressi da dittature e  guerre civili o minacciati dal terrorismo fondamentalista.
Essi sono la massima testimonianza dei valori propri del mondo militare: il senso dello Stato, l’orgoglio dell’identità nazionale, l’idea di Patria, l’importanza della difesa, della sicurezza  e della libertà,.
Noi italiani nei riguardi di questi Caduti abbiamo un debito immenso.
L’introduzione del volume è a cura del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Vincenzo Camporini, il quale afferma che di fronte alla morte e al carico di sofferenza di chi rimane ogni parola è vana. Ma non abbiamo altro mezzo per ricordare, per superare l’indifferenza del tempo , se non la parola scritta.
In queste pagine è raccolta la memoria di chi è rimasto fedele al proprio giuramento fino in fondo e quella di coloro che, pur senza stellette, ne hanno condiviso la sorte in un unico slancio di generosità, per dare a tutti noi e alle generazioni future la speranza di un mondo migliore.
Il volume ripercorre tutte le missioni all’estero dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri: dall’Eritrea al Congo, dalle missioni di osservazione in Siria,  Israele ed Egitto al Golfo Persico, dal Libano all’ex Jugoslavia, dalla Somalia al Mozambico, dall’Albania al Kosovo, dall’Iraq fino all’Afghanistan.
Per ognuno dei 131 caduti è dedicata un’intera pagina con nome, grado, unità di appartenenza, biografia, tipo e motivazione dell’onorificenza e una foto per “non dimenticarne” il fiero volto.

Diario da Haiti. Emozioni, fatiche e sorrisi in una missione della Croce Rossa

di Ignazio Schintu e Francesca Basile
Quantic Publishing – pagine 144

La catastrofe che ha colpito Haiti il 12 gennaio 2010 è entrata nella storia come una delle più grandi mai accadute su questo pianeta. Stimati 230 mila morti, centinaia di migliaia di feriti e circa tre milioni sfollati.
Fin dalle prime ore successive al sisma, la Croce Rossa è stata presente, a soccorrere, a consolare, a cercare di rendere un po’ più semplice l’esistenza di persone rimaste senza niente. Anche l’Italia ha dato il suo contribuito, attraverso il coraggio di tante piccole, grandi persone che, fin da subito e per un anno intero, si sono avvicendate senza sosta a supporto dei bisognosi.
Gli autori rimasti per quaranta giorni nelle terre del disastro, hanno pensato di raccontare la loro avventura in questo “Diario da Haiti” e hanno scelto di condividere attraverso il linguaggio più semplice, quello del cuore, la loro esperienza. Un’intensa esperienza di vita e di amore che ha donato loro emozioni e consapevolezza, senza censure e senza riserve.
Il volume si apre con la prefazione di Francesco Rocca, Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana, che tiene a sottolineare: “La società della comunicazione ci insegna che uno dei modi più efficaci per smuovere le coscienze è documentare e diffondere le esperienze. Testimoniare e condividere. Per questo la descrizione dell’esperienza di Haiti di Ignazio Schintu e Francesca Basile assume un valore straordinario. Trasmettere a chi non è stato nei luoghi del disastro non la fredda cronaca di un intervento, fatta di numeri e resoconti quotidiani, ma uno spirito, un’anima, una riflessione che comunichi il senso della missione della Croce Rossa in tutto il mondo.
Novantotto milioni di volontari, in ogni angolo del pianeta si muovono per lo stesso motivo: essere sempre, senza indugi, vicini a chi in quel momento non è in grado di andare avanti da solo. Chi legge, fra queste righe troverà un sentimento forte di fratellanza, di disponibilità, di altruismo
“. 
Segue una seconda prefazione di Roberto Antonini, Delegato Nazionale per le Attività di Emergenza della Croce Rossa Italiana, che mette in risalto: “Le testimonianze dei Delegati della Croce Rossa Italiana, raccolte nel ‘Diario da Haiti’, sono il migliore riscatto del lavoro svolto dagli oltre cento operatori Cri che in questi mesi si sono avvicendati per garantire il proseguimento di questa operazione.
Il diario, come la parola stessa ci porta a pensare, è lo strumento utile per raccogliere insieme eventi ed emozioni, raccontando un’esperienza tanto unica quanto drammatica
“.
Il libro è corredato da un reportage fotografico finale con 92 immagini a colori che ritraggono momenti di vita all’interno e fuori da Camp Base, la “casa di Croce Rossa” ad Haiti.
Ignazio Schintu, maresciallo del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, attualmente ricopre l’incarico di comandante del I Centro di Mobilitazione di Torino e di responsabile del Centro Interventi di Emergenza Nord-Ovest a Settimo Torinese.
Francesca Basile, docente di lingua inglese, è vice-ispettore del Gruppo Pionieri Cri di Asti.

 
 

Il seme di Nasiriyah. Giuseppe Coletta il brigadiere dei bambini

di Lucia Bellaspiga e Margherita Coletta
Editrice Ancora Arti Grafiche – pagine 128

Lucia Bellaspiga, giornalista professionista, inviata speciale del quotidiano “Avvenire”, con la collaborazione di Margherita Caruso Coletta ha scritto “Il seme di Nasiriyah” che narra la vicenda di Giuseppe Coletta, il brigadiere dei Carabinieri vittima dell’attentato alla base Maestrale, in Iraq, il 12 novembre 2003.
Il libro ripercorre cronologicamente la vita di Coletta: dalle origini native ad Avola all’infanzia trascorsa nella cittadina in provincia di Siracusa, dall’arruolamento nell’Arma alla conoscenza di Margherita, dal loro amore suggellato con il matrimonio alla nascita del primogenito Paolo, strappato alla vita a sei anni da una leucemia fulminante.
Vengono poi tracciate le fasi più salienti delle missioni all’estero di Giuseppe, che nel ricordo del figlio Paolo, ha dedicato sempre un’attenzione particolare ai bambini che incontrava e aveva modo di conoscere nei vari teatri operativi.
Da qui l’appellativo coniato per lui: “il brigadiere dei bambini”.
Significativa la descrizione dell’attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003, una delle pagine più tristi della nostra storia moderna: l’evento più sanguinoso che ha interessato le nostre Forze Armate dopo la Seconda Guerra Mondiale
Numerose le testimonianze raccolte di colleghi Carabinieri, superiori, militari di altri Corpi che hanno conosciuto e collaborato con Coletta ed hanno potuto constatare ed ammirare il suo spirito di sacrificio e la sua umanità rivolta nei confronti di coloro che soffrono e dei meno fortunati.
La prefazione del libro è curata dal giornalista ed inviato del TG5 Toni Capuozzo, che definisce il testo un libro d’amore. E scrive: “Le parole di Margherita parlano un linguaggio alto, sul senso della vita e della morte. E aiutano tutti, chi ha dimenticato quel giorno di novembre e chi lo ricorda con la crudezza della cronaca. Aiutano a ricordare anche tutte le altre vittime di quel giorno, dei giorni precedenti e di quelli venuti dopo. Aiutano a non dimenticare i vivi, quelli che continuano, a Sarajevo o a Herat, a fare le stesse cose. E aiutano a guardare con più distanza alle tante polemiche e alle guerricciole incruente di casa nostra. C’è molto male, in giro, ma anche il bene sa essere contagioso“.

Missione all’estero & trattamento economico

di Giuseppe Capata
Editrice Officina Giuridica Ianua, Roma – pagine 173

Un  excursus storico-legislativo che raccoglie e riassume l’evoluzione della trattazione della materia con una visione globale ed allo stesso tempo analitica.

Il Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, ausiliario delle Forze Armate, negli ultimi anni è stato sempre più significativamente  impegnato in operazioni “fuori area”:
nel 1997 in Bosnia, a supporto del Reggimento Genio Ferrovieri, nell’ambito del contingente SFOR;
nel 1999 in Albania, a sostegno dell’Operazione Arcobaleno;
dal 1999 al 2003 in Kosovo, per la realizzazione di un progetto bilaterale con il Comitato Internazionale di Croce Rossa ed a sostegno del contingente italiano inserito nella KFOR;
dal 1999 al 2005 in Eritrea, nell’ambito della Missione ONU per l’Eritrea e l’Etiopia (UNMEE);
dal 2003 al 2006 in Iraq, a Bagdad, per interventi umanitari richiesti dal Ministero degli Esteri, con personale medico ed infermieristico prima presso l’ospedale attentato e successivamente presso la struttura del “Medical City Center”;
dal 2003 al 2006 sempre in Iraq, a Nassiriya, inserito nel contingente militare italiano nel contesto dell’Operazione Antica Babilonia;
dal 2004 al 2005 nello Sri Lanka, per prestare soccorso alle popolazioni colpite dallo tsunami.
nel 2005 in Pakistan, a sostegno del Dipartimento della Protezione Civile per le popolazioni colpite dal terremoto;
dal 1999 a tutt’oggi negli Emirati Arabi Uniti, ad Abu Dhabi, a sostegno delle missioni ISAF ed Enduring Freedom;
dal 2008 in Afghanistan, a supporto delle Forze Armate italiane impegnate nella missione ISAF.
Giuseppe Capata, Ufficiale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, si propone, di colmare un vuoto bibliografico razionalizzando materiali e documentazioni utili per ricostruire la disciplina che regola la trattazione dell’aspetto economico relativo alle missioni svolte all’esterno del territorio nazionale italiano.
La pubblicazione costituisce un contributo alla definizione normativa di una materia in continua evoluzione, anche in virtù del sempre maggiore impegno dell’Italia in operazioni umanitarie militari in aree di crisi internazionali.
Il volume si articola in sei capitoli ed in una consistente appendice che raccoglie allegati relativi alle fasi del processo di lavorazione, ai supporti legislativi in materia, alle tabelle di compenso, alle risposte ufficiali a quesiti posti dalle Amministrazioni, alle istruzioni specifiche per la compilazione e la gestione dei titoli di viaggio. Nel primo capitolo si trattano norme di carattere generale riguardanti il trattamento economico, quali mezzi di trasporto siano consentiti, casi di variazioni sulle diarie di missione e anticipi sulle spese da affrontare. Nel secondo capitolo sono esaminate casistiche particolari come lo smarrimento o il furto dei titoli di viaggio, la fruizione di brevi periodi di licenza durante lo svolgimento di una missione, le assenze dal luogo di missione. Il terzo capitolo riguarda i viaggi in aereo e le procedure ad essi applicate. Nel quarto capitolo sono trattati gli ordini di missione all’estero. Nel quinto capitolo, per quanto riguarda gli adempimenti amministrativi connessi alla concessione di anticipi ed alle liquidazioni si esplicano le modalità di liquidazione delle diarie spettanti, i casi in cui queste vengono ridotte o maggiorate, le detrazioni delle ritenute. Il sesto capitolo contiene i riferimenti delle fonti normative tuttora in vigore prese come riferimento per la stesura della pubblicazione. E’nella corposa appendice, di oltre cento pagine, che si trova un risposta pratica e di istintiva assimilazione a molti degli interrogativi che da sempre assillano gli addetti ai lavori, questo in virtù della assoluta attendibilità e sinteticità degli allegati in essa contenuti.
Interessante l’elaborazione dell’allegato “b” fasi del processo di screening dei certificati di viaggio dalla quale si evince l’impostazione manageriale dell’autore del libro.

100 domande e 100 risposte sull’organizzazione dei servizi sanitari. Comunicare la salute

di Antonio Alfano
Edizioni il Sole 24 Ore, Milano – pagine 254

La Sanità e i suoi servizi fanno parte integrante della nostra quotidianità. In Italia dalle strutture sanitarie, per una ragione o per l’altra, ogni anno passano circa 21 milioni di persone, delle quali 10 milioni di malati lievi, 2 milioni di malati gravi e 9 milioni di visitatori e accompagnatori. L’assistenza sanitaria, con tutte le sue articolate sfaccettature, deve far fronte ai differenti e spesso improvvisi bisogni dei cittadini: dal medico di famiglia, all’ospedale, allo specialista ambulatoriale, al semplice rilascio di un certificato. Il rischio reale, per mancanza di idonee informazioni, è quello di vagare da medico all’altro, da una struttura sanitaria all’altra, con conseguente innalzamento delle punte di disagio e di insoddisfazione verso la sanità.
Bisogna riconoscere che, nonostante gli sforzi e i buoni propositi, la comunicazione e l’informazione risultano ancora difficoltose, creando un ostacolo al corretto e soddisfacente utilizzo dei servizi socio-sanitari. Conoscerne, quindi, la complessa organizzazione può aiutare gli operatori a muoversi più agevolmente e gli utenti ad utilizzarli meglio.
Basato sull’esperienza e la pratica quotidiana, sia clinico-organizzativa che di comunicazione, questo volume propone in maniera semplice e sintetica, domande e risposte che possono facilitare l’approccio agli operatori sanitari e agli utenti, dell’ospedale e del territorio, indicando anche delle pratiche modalità di utilizzo. Ad esempio, cosa fare in caso di ricovero in ospedale; di ricorso al 118 o ai servizi di emergenza-urgenza; quando e come chiamare il medico di famiglia o il pediatra di libera scelta; come comportarsi in caso di assenza dal lavoro per malattia; come ottenere assistenza per un anziano o in quali circostanze rivolgersi ai servizi territoriali di prevenzione; quali sono i certificati o i farmaci che può prescrivere il medico di famiglia.
Domande e risposte sono raggruppate per aree che riguardano i temi dell’organizzazione dei servizi sanitari nel nostro Paese come quella del Servizio Sanitario Nazionale; le modalità assistenziali dei servizi sanitari territoriali e ospedalieri, senza trascurare il ruolo e le funzioni delle figure che operano nei servizi, con indicazioni delle specifiche attività assistenziali e di percorso professionale.
Particolare attenzione è rivolta all’assistenza farmaceutica e al nuovo ruolo delle farmacie sul territorio; alla donazione di organi e sangue; ai problemi sanitari visti dalla parte del paziente. Una sezione di domande e risposte riguarda il ruolo del volontariato e della sussidiarietà nell’organizzazione sanitaria del nostro Paese.
I temi trattati nel volume, ed il linguaggio discorsivo, possono risultare utili non solo agli operatori del Sistema Sanitario ma anche a tutti gli utenti che vogliono conoscere il funzionamento dei servizi sanitari per un loro migliore utilizzo.

 
 

PANORAMA 2010 su scenari internazionali e di crisi

di Nicola Pedde, Karim Mezran e Valter Cassar
Gan Editors, Roma – pagine 270

Il volume, frutto della collaborazione tra lo Stato Maggiore della Difesa e l’Institute for Global Studies, intende offrire al lettore una visione d’insieme del quadro complessivo della sicurezza e della stabilità internazionale attraverso l’analisi delle principali variabili della crisi.
Un contributo importante, realizzato da esperti civili e militari, per comprendere la politica internazionale, lo stato della sicurezza a livello mondiale, la politica estera e di difesa dell’Italia e le prospettive per la stabilità politica ed economica nel 2010.
A vent’anni dalla caduta del muro di Berlino e dalla fine della Guerra Fredda, la stabilità politica ed economica globale può considerarsi tutt’altro che realizzata.
Tesi confermata dall’ex Presidente americano George W. Bush che considerò il periodo delle guerre in Iraq e Afghanistan come l’avvento di un “nuovo ordine mondiale”.
In questi scenari dettati da una continua imprevedibilità degli eventi il volume si prefissa di chiarire il quadro complessivo della sicurezza.
In apertura la prefazione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Vincenzo Camporini, che sottolinea: “L’impegno in determinati teatri nel fronteggiare specifiche tipologie di crisi, non deve tuttavia distrarci dal costante e sistematico monitoraggio del quadro complessivo della sicurezza internazionale.
In particolar modo non deve far abbassare la guardia dinanzi a fenomeni di crisi di entità attualmente contenuta, ma potenzialmente suscettibili di incremento od evoluzione.
In questo ruolo la Difesa è attivamente impegnata in modo quotidiano, attraverso la raccolta e l’elaborazione di ogni elemento utile a valutare e comprendere l’evoluzione del rischio sicurezza, a sostegno della tutela dei cittadini e degli interessi dell’Italia sia sul territorio nazionale che fuori dai nostri confini.
Grazie  soprattutto alla consistente presenza internazionale delle Forze Armate italiane, la capacità di raccolta ed analisi delle informazioni a livello globale ha subito un considerevole incremento nel corso degli ultimi anni, attribuendo alla capacità di analisi della Difesa un valore sempre maggiore attraverso una costante e crescente interazione con enti omologhi a livello internazionale
“.
A seguire vengono trattati quattro ambiti di fondamentale importanza per le tematiche trattate.
Si inizia con l’Italia e il Sistema Internazionale e quindi uno studio sulla politica estera di difesa attuata dal nostro Paese e dall’Unione Europea, ai rapporti Euro-Americani nell’era post-Atlantica, fino ad arrivare all’impegno militare italiano nel mondo.
Nella seconda parte si passano in rassegna le varie aree di crisi internazionali che vanno dal Nord Africa e Medio Oriente al Golfo Persico, Afghanistan e Pakistan fino all’Africa sub-sahariana e al Corno d’Africa.
La terza parte offre una disamina al tema della crisi e sicurezza, inquadrando i conflitti in aree di crisi, la nuova strategia militare degli Stati Uniti, la proliferazione, i flussi illeciti ed il controllo dei confini. Viene anche dato spazio alla continua evoluzione dell’Intelligence e al tema del fondamentalismo religioso, di Al Qaida e dei Talebani.
Infine nell’ultima parte del testo è trattata la crisi delle risorse: energetiche, idriche, alimentari e soprattutto sanitarie, analizzando il recente caso della H1N1 detta “influenza suina”.

SOLDATI italiani in terre straniere

di Nicola Pedde, Karim Mezran e Paolo Quercia
Gan Editions, Roma – pagine 197

Le Forze Armate Italiane sono oggi presenti nella maggior parte dei teatri di crisi internazionale, offrendo il loro contributo professionale e umanitario per favorire la cessazione delle ostilità e la ricostruzione post-conflitto.
I nostri contingenti sono particolarmente consistenti in termini di forza nelle aree dei Balcani, in Libano ed in Afghanistan, sebbene geograficamente siano presenti su vasta scala in tre continenti: Africa, Asia ed Europa.
I militari italiani svolgono missioni estremamente eterogenee tra loro, richiedendo professionalità e supporto logistico specificatamente qualificato, a garanzia della sicurezza e della pace.
Questa pubblicazione presenta una sistematica indagine sulle cause dei conflitti e sulle ragioni che hanno motivato l’invio dei contingenti nelle aree di crisi.
Al tempo stesso vengono analizzate dettagliatamente la composizione delle forze militari sul campo e la natura delle missioni assegnate, unitamente ad un’indagine relativa alla percezione dei nostri contingenti da parte delle popolazioni locali.
Lo studio è frutto della collaborazione tra i militari che hanno attivamente preso parte alle missioni internazionali e gli studiosi civili di politica internazionale e sicurezza dell’Institute for Global Studies (Istituto specializzato sull’analisi della politica internazionale e sullo studio delle aree di crisi), che tali missioni sono impegnati ad analizzare sul campo.
Il libro si apre con l’introduzione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Vincenzo Camporini, che sottolinea: “Questo volume permette di comprendere non solo dove e come le nostre Forze Armate sono impegnate, ma anche e soprattutto il perché e con quali risultati sotto il profilo della percezione sul campo da parte delle popolazioni interessate.
Un prodotto editoriale nuovo ed originale, destinato non già alla mera descrizione dell’operato dei nostri militari, bensì alla più ampia comprensione del loro ruolo ed operato, attraverso la descrizione delle evoluzioni politiche, storiche che ne hanno determinato l’attuale presenza in più di un teatro operativo all’estero.
Una lettura avvincente ed interessante, anche nel modo, estremamente comprensibile e colloquiale, in cui è stata articolata dagli autori. Un’esposizione lineare e chiara dalla quale traspare una percezione generale del soldato italiano, della sua professionalità e della sua capacità umana a favore delle popolazioni civili, che non può che inorgoglire gli Italiani tutti”.
A seguire uno spaccato, a cura dei tre autori, sul ruolo della politica, la definizione delle missioni italiane all’estero, la percezione internazionale dell’Italia nell’esperienza delle missioni condotte all’estero e la percezione dei continenti.
Quindi un’analisi delle missioni nei tre teatri operativi che vedono coinvolti maggiormente i nostri soldati: il Libano, l’Afghanistan ed i Balcani. Per ognuno di essi il profilo storico e della crisi, la testimonianza di un comandante (il Generale Claudio Graziano per il Libano, il Generale Danilo Errico per l’Afghanistan ed il Generale Agostino Biancafarina per i Balcani) e la percezione della missione italiana da parte della popolazione.
Viene infine esaminata l’evoluzione dello scenario nei suddetti tre teatri operativi: il Levante Mediterraneo, il Golfo Persico e l’Afghanistan ed i Balcani.

Sacrari, santi patroni e preghiere militari

di Roberto Olivato
Edizioni Messaggero Padova – pagine 312

Questa raccolta di Preghiere e storia dei Santi Patroni delle Forze Armate e dei Corpi e Servizi dello Stato, fra i quali il Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, corredata da oltre 100 fotografie, vuole essere unica nel suo genere.
E’ una testimonianza della devozione religiosa dei militari italiani ed un doveroso omaggio a tutti i nostri Caduti di ieri e di oggi, come evidenziato dal ministro della Difesa, Onorevole Ignazio La Russa: “Viene messo in evidenza lo spirito umanitario con il quale le nostre Forze Armate operano in missioni di pace”.
La prefazione è a cura del Cardinale Angelo Comastri: ” … Auguro che queste pagine diventino vita,  diventino respiro quotidiano: con la preghiera, Dio entra nella nostra fragile vita e la impregna di luce e speranza. A Maria, modello ineguagliabile di preghiera, affido la mia benedizione  affinché esca da queste pagine e raggiunga chiunque si metterà in preghiera”.
Le oltre novanta preghiere rappresentano i momenti più ricchi d’intensità spirituale degli uomini con le stellette: nella messa, nelle feste del Corpo e d’Arma, nei giuramenti e nelle onoranze funebri.
Al centro sono le famiglie, che vivono quotidianamente le gioie e le asprezze della vita dei propri cari, specialmente in questi ultimi anni nei quali i nostri soldati si trovano ad essere presenti come forza di pace là dove esistono focolai di tensione internazionale.
Le preghiere raccolte in questo sussidio, quasi tutte di anonimi compositori, sono precedute dalla storia dei Santi Patroni di tutti i Corpi.
L’autore le ha volute raccogliere perché non venisse dispersa la forza spirituale e storica che esse ancora rappresentano.
Sono altresì presenti gli elenchi degli ossari e dei cimiteri militari, per sottolineare il culto che gli uomini in uniforme hanno sempre riservato ai loro Caduti. 
Completano l’opera alcune curiosità circa le origini di alcune preghiere, la storia del tricolore, la nascita della sciarpa azzurra, le bandiere dei Reparti militari, la scuola militare Nunziatella, la vita di Gemma Galgani (protettrice dei paracadutisti) ed alcuni aneddoti sul sergente Angelo Giuseppe Roncalli (Papa Giovanni XXIII) e l’infermiere di sanità militare Francesco Forgione (Padre Pio).
Il volume è destinato principalmente ai militari, alle forze dell’Ordine, alle associazioni d’Arma, ai cappellani militari e alle comunità religiose.

Le dinamiche psicologiche nelle emergenze

di Giorgio Caviglia e Domenico Nardiello
Editrice Idelson-Gnocchi, Napoli – pagine 235

Gli eventi catastrofici, le crisi umanitarie e le emergenze che si sono verificate negli ultimi anni hanno coinvolto sempre più il Corpo Militare della Croce Rossa Italiana nelle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite.
Situazioni di crisi diverse, ma tutte caratterizzate da elevate perdite di vite umane, da sofferenza, senso d’insicurezza, distruzioni materiali, sconvolgimento e destrutturazione dell’organizzazione sociale della collettività coinvolte nell’evento.
Da queste motivazioni nasce questo testo frutto della collaborazione tra psicologi e psichiatri di vari orientamenti e professionisti della salute mentale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. L’idea è di produrre uno strumento operativo che si fondi sui contributi di persone che hanno vissuto, in diversa misura, il contesto delle emergenze.
Questo libro è rivolto agli operatori e professionisti che si occupano dell’assistenza sanitaria alle persone vittime di eventi catastrofici. Vuole essere un complemento di studio, di supporto e di lavoro per meglio comprendere le proprie e le altrui reazioni, che permetta di elaborare il proprio vissuto profondo in maniera razionale per indirizzarlo a una migliore comprensione di quello che accade dentro e fuori di noi.
Gli autori, gli psicologi Caviglia e Nardiello, portano all’attenzione del lettore punti di riflessione originali e tematiche poco speculate come le reazioni di indifferenza, solidarietà e senso della sofferenza degli spettatori, la psicofisiologia dello stress, la resilienza e psicopatologia come esiti dello stress e del trauma, il triage psicologico, il difficile e attuale contesto dei conflitti armati.
Il volume propone un approccio sostanzialmente interdisciplinare, laddove i contributi pubblicati mostrano come la psicologia dell’emergenza non si caratterizzi tanto come disciplina autonoma, bensì come capacità di declinare le differenti conoscenze teoriche e le varie pratiche operative della psicologia .
Va a colmare un vuoto significativo per quanto riguarda la riflessione incentrata su temi e scenari di pertinenza militare e, in particolare, quando si prefigura l’intervento umanitario delle Forze Armate, tra le cui fila si contraddistingue il ruolo del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana.

 
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