Il viaggio di Franco verso il 'suo mare': quando l’umanità fa notizia
È una storia semplice quella di Franco, 88 anni: una cartella clinica che risente del peso della carta d’identità; e la passione per il mare. Tutto è pronto per il suo trasferimento dalla Toscana al Piemonte. “Aspettate un secondo, vi prego, vorrei vedere un’ultima volta il mio mare”. Mentre Franco si rivolge ai volontari del Comitato della Croce Rossa di Ivrea, sa già che probabilmente non avrà modo di tornare nella sua Versilia, la terra dove è nato. E tanto basta. La squadra di volontari, che lo sta accompagnando, svolta in direzione della spiaggia, alla ricerca di un punto dove fermarsi. Il portellone si apre, l’aria del mare lo avvolge. E nel silenzio di un incontro inaspettato Franco piange, si commuove. E ad alta voce dice: “Il mio mare, la mia Carrara”. E’ una breve deviazione, c’è l’autorizzazione della figlia, solo pochi chilometri che non incidono sul protocollo, né sulla gestione delle altre attività portate avanti ogni giorno dal Comitato sul territorio. Eppure quel gesto semplice, garbato, immediato fa la differenza. Nella vita di Franco, certamente, ma anche in quella di tutti coloro che ogni giorno, nella propria quotidianità, cercano un segno di umanità, gentilezza, empatia. E così quei 10 minuti di felicità di un anziano signore ultraottantenne diventano anche i nostri. La sua storia viaggia nelle rete più veloce del contachilometri dell’ambulanza che lo accompagna. E condivisione dopo condivisione i media iniziano a raccontarla, prima quelli locali, poi i nazionali fino a raggiungere l’Austria, la Germania, l’Ungheria e arrivare oltre oceano fino al Canada.
“E’ stato tutto molto naturale – racconta una delle volontarie presenti – Franco ci ha coinvolti tutti. E fare quella fermata ci è sembrata la cosa più normale del mondo. L’emozione però è stata grande, lui sembrava rinato. E sì, dentro l’ambulanza eravamo tutti un po’ commossi ma mai avremmo immaginato che quel sentimento sarebbe uscito dai portelloni del nostro automezzo”.
“Per noi è stato strano vedere il grande interesse che questa storia ha suscitato – spiega Andrea Maccioni, Presidente del Comitato CRI di Ivrea – per noi è il lavoro di tutti i giorni. Ovviamente non la deviazione in sé ma il cercare di far stare bene le persone con cui veniamo in contatto. L’Umanità, oltre ad essere uno dei sette principi fondanti della Croce Rossa, è alla base del lavoro di ogni volontario. Devo ammettere che da un lato questa reazione mi preoccupa un po’ perché è come se fosse una conferma che questi gesti non appartengono alla quotidianità della vita delle persone. Dall’altro lato, però, ricevere così tanti messaggi di ringraziamento è stata una bellissima sorpresa”.