Migranti – Sbarco a Salerno, CRI impegnata nell’accoglienza. La storia di Muwayyad, fuggito dall’inferno siriano
Sono quasi mille le persone migranti sbarcate questa mattina dalla nave Siem Pilot, arrivata nel porto di Salerno. Tra loro, purtroppo, il cadavere di un bimbo di appena tre anni. Circa 50 i volontari della Croce Rossa Italiana impegnati per tutta la durata dello sbarco nelle procedure di accoglienza e assistenza sanitaria, proseguite nel pomeriggio nel Centro di Emergenza CRI.
Tra i nuovi arrivati c’è anche Muwayyad, 37 anni, che nel 2013, insieme alla moglie Lamis e ai figli Maria e Haydar, ha dovuto abbandonare la Siria, il suo Paese. “Facevo il sarto e conducevo una vita tranquilla – racconta – poi è arrivato l’Isis ed è diventato un inferno. Ci derubavano, ci minacciavano. Siamo dovuti scappare”.Un lungo viaggio lo ha portato in Libia, a Tripoli. “Pensavamo di trovare una situazione migliore rispetto alla Siria. All’inizio ho fatto qualche lavoretto saltuario per poter sfamare i miei figli, ma col tempo la situazione si è fatta terribile e siamo dovuti fuggire anche da lì”. Fino a Sabrata, dove si è messo alla ricerca di ‘un passaggio’ per l’Italia.
“Ho preso contatti telefonici con un trafficante e gli ho dato tutto quello che ero riuscito a risparmiare”, continua Muwayyad. “Dopo alcuni giorni, nel cuore della notte, mi ha chiamato e mi ha detto di prepararci: sarebbero passati a prenderci per portarci alla spiaggia, farci imbarcare e partire. Ci hanno bendato e ci hanno chiuso nella cella frigorifera di un camion. Una volta arrivati in spiaggia, ci hanno puntato contro i fucili e ci hanno fatto salire su un barcone. Da quel momento, è iniziato il nostro viaggio in mare”.
Dopo diverse ore nelle acque del Mediterraneo, l’avvistamento da parte delle navi di soccorso. “Avevamo iniziato ad imbarcare acqua – dice – per fortuna ci hanno salvato”.Muwayyad ancora non sa cosa gli riservi il futuro ma, almeno, può finalmente tornare a sperare. “Qui mi sento rispettato e, soprattutto, al sicuro. Ora, vorrei raggiungere alcuni parenti che vivono in Germania. Ai miei figli auguro di poter studiare. Il mio sogno, per loro, è che riescano a costruirsi un futuro in Europa”.