Corno d'Africa, il personale della Croce Rossa Italiana rientra dalla missione nel Turkana. Il racconto della loro esperienza

Arrivo automezzo Lince/Foto Ignazio Schintu/ItRC
Arrivo automezzo Lince/Foto Ignazio Schintu/ItRC

Il primo gruppo di volontari e operatori CRI impegnati nell’operazione umanitaria nel Turkana, in Kenya, ha fatto rientro in Italia. Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera in cui raccontano la loro straordinaria esperienza.  “Al rientro da una missione di cui, forse, si sa ancora troppo poco, per una semplice ragione: i media ne parlano poco, e noi stessi non avevamo alcuna possibilità di comunicare. Niente telefono, niente televisione, tantomeno internet. Solo noi ed una terra arida, bisognosa di aiuto ma anche con tanta voglia di rialzarsi: il Turkana, la zona all’estremo nord del Kenya, fino al confine con il Sudan e l’Etiopia.Durante i 40 giorni appena trascorsi abbiamo imparato a conoscerla, a viverla e a farne il luogo presso il quale, ogni mattina, mettevamo un po’ di noi stessi al servizio di chi ne avesse bisogno. Siamo i primi a ritornare da questa, è proprio il caso di dirlo, avventura. Alcuni dei ragazzi partiti con noi sono ancora alla missione di Kaikor e continuano a darsi da fare per portare a termine le varie attività che abbiamo intrapreso insieme alla Croce Rossa Keniota. Con i ragazzi della consorella Keniota abbiamo condiviso la casa, il cibo, il lavoro e la speranza di fare qualcosa di concreto per una popolazione che era arrivata, a luglio 2011, allo stremo. Ci hanno raccontato di bambini che sfiniti dalla fame e dal caldo gli morivano sotto gli occhi, di anziani che non erano più in grado di muoversi, ridotti a cumuli di pelle e di ossa, delle numerose persone, all’Health Center, il dispensario, che avevano bisogno di cure mediche, ma non avevano la possibilità di usufruirne a causa dell’assenza di elettricità.Scenario drammatico, al quale però, senza piangersi addosso, goccia dopo goccia, si sta cercando di porre rimedio, in un unico grande Team.Per quanto riguarda il team sanitario, le condizioni della popolazione e dei bambini malnutriti, a 2 mesi dall’inizio dell’intervento, sono notevolmente migliorate. I bambini che alla misurazione della circonferenza del braccino risultavano “rossi”, indice di seria malnutrizione, perchè avevano una circonferenza inferiore a 10 cm, ora sono gialli, tra 10 e i 12, o in qualche caso quasi verdi, superiori ai 12 cm…bel segno di speranza. Nel frattempo però, trattandosi di popolazioni nomadi, tanti altri casi critici sono stati intrapresi ed affrontati anche grazie all’aiuto del personale, medico e non solo, della Croce Rossa Italiana, ormai un tutt’uno con quello della Kenya Red Cross. Da quando siamo qui, oltre 1000 braccini sono stati misurati, e i casi di malnutrizione sono stati trattati con un corretto dosaggio di Unimix e BP5, sostanze iperproteiche finalizzate al riequilibrio anche dei casi più seri.Sono stati somministrate più di 500 dosi di vaccini: Poliomelite, Rosolia, pentavalente per difterite, pertosse, epatite B, tetano, hemophilius influenzae B e Pneumococco; anche le future mamme vaccinate contro il tetano, sono ormai più di 50.Le cliniche mobili accolgono le esigenze di tantissime persone, più di 800 da quando siamo arrivati qui; le patologie più diffuse incontrate quotidianamente dal nostro personale sanitario sono infezioni respiratorie, malaria, diarrea ed infezioni agli occhi, diffuse soprattutto nei bambini.

  

Programma sanitario
Programma sanitario/Foto Ignazio Schintu/ItRC

In questo contesto di lavoro e speranza, non dimentichiamo la clinica a righe bianche e blu un po’ sbiadite e scrostate, sperduta in questa piana arida e circondata dalle capanne della popolazione di Kaikor. E’ il punto di riferimento non solo della Croce Rossa, ma di tutte le associazioni umanitarie impegnate in questa zona del Nord Turkana.L’ospedale più vicino è a Lodwar, a 5 ore di fuoristrada da qui in una situazione ordinaria, senza strade asfaltate ma in mezzo a pietraie, letti dei fiumi in secca e distese di sabbia e terra bollente. Basta un minimo problema, un contrattempo, per aumentare di molto le ore di viaggio.I medici sostengono ritmi serratissimi per soddisfare le 22.000 persone che, per una ragione o per l’altra, ne usufruiscono: ricoveri, visite, vaccini e parti. Fino ad una settimana fa dovevano lavorare in assenza di corrente elettrica sia per gli stanzoni adibiti a reparti, che per la sala parto e gli ambulatori. Nondimeno, il laboratorio analisi. Parliamo di uno stanzino con un frigo ed un microscopio, ma quando grazie a quel microscopio si possono identificare ed affrontare in tempo patologie diffusissime come malaria e tubercolosi, salvando talvolta vite umane, non è certo poco.E’ stata la Croce Rossa Italiana a provvedere all’installazione e manutenzione dei pannelli solari: la luce è tornata sulla clinica, in tutti i sensi, in grado di soddisfare abbondantemente le necessità di luce, elettricità per i frigoriferi dei medicinali e le attrezzature; e vedere il tecnico di laboratorio accendere il microscopio dopo più di un anno, emozionato e pronto a mettersi al lavoro per fornire al più presto diagnosi talvolta fondamentali per provvedere alla sopravvivenza delle persone…ha ripagato tutto il nostro lavoro.Non ci siamo fermati qui…oltre all’illuminazione abbiamo cercato di rendere questo posto di dolore ma anche di speranza un po’ più accogliente, e un po’ più igienico per coloro che vi debbono trascorrere giornate sicuramente non facili: ci siamo “presi cura” dell’edificio destinato ai reparti, quello centrale: l’abbiamo sanificato, ridipinto e sistemato a dovere: il giallo screpolato e il blu scrostato dei muri sono tornati splendenti, la facciata è tornata fiera a guardare dall’alto le capanne di questa gente. Non ci siamo risparmiati, volevamo finire nel più breve tempo possibile, e in una settimana il lavoro è stato fatto, tanto da stupire i colleghi Kenyoti, perchè tanti, in passato, si sono presi impegni che ancora non sono stati portati a termine. Sono bastati i visi dei pazienti a ritemprarci per tutte le energie spese, e di quelle mamme che finalmente potevano vegliare i loro bimbi malati in un posto sereno, sotto le mosquito nets che, come una ciliegina sulla torta, abbiamo sistemato, per riparare grandi e piccini dagli insetti e dai pericoli del mondo esterno.Immersi in questo contesto abbiamo avuto conferma di quanto ci viene insegnato in Italia durante i corsi di gestione delle emergenze: che il passaggio da soccorritore a vittima, in situazioni estreme come questa, è davvero breve. Ecco perché ci siamo presi cura anche del compound presso il quale siamo ospitati, che appartiene ad una missione: abbiamo cercato di rendere quelle stanzine in disuso un po’ più accoglienti, sia per noi che per gli amici della Kenya Red Cross. Non è facile vivere dovendo tener conto che nulla va sprecato, perché non si può fare la spesa, non si possono tenere accesi tanti apparecchi elettrici insieme per non far saltare la corrente a tutto il compound (nonostante il nuovo generatore messo a disposizione dall’Italia), non si può nemmeno pensare di dormire senza mosquito net perché, al calar della sera, le zanzare ed altre innumerevoli specie di insetti non aspettano altro che entrare nella tenda.Non è stato un campeggio, è stata dura, ve lo possiamo assicurare…ma siamo contenti di come sono andate le cose, perché il superamento di tante difficoltà, molte delle quali impreviste, ci hanno reso più forti, ed in grado di affrontare, ogni giorno nuove sfide. E il ricordo dei sorrisi della gente, delle loro strette di mano piene di gratitudine, delle vocine dei bimbi festosi nonostante la fame e la povertà… è la nostra forza per tornare in Italia e sensibilizzare su quanto ci sia da fare qui, e di quanto sia importante la presenza della Croce Rossa.In ultimo, mentre prepariamo i nostri bagagli per lasciare il compound, è arrrivato anche l’automezzo IVECO fuoristrada lince, che qui chiamano “the beast”, la bestia. Ma è una bestia buona, che sarà in grado di trasportare operatori e aiuti anche nelle zone più impervie del Turkana.E’ tempo di andare, pensiamo di aver raggiunto tutti gli obiettivi, grazie al team ma soprattutto grazie a chi, dall’Italia, non ci ha mai lasciato soli: sala operativa, servizio emergenze, Ufficio stampa, Centri di Emergenza…insomma questa grande squadra che si chiama Croce Rossa Italiana.Nairobi, 29 Settembre 2011Team leaderE.M. Ignazio SchintuInterpreteFrancesca Basile

  

       

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