Nell’agosto 2017, un’ondata di violenza nello Stato di Rakhine, Myanmar, ha costretto centinaia di migliaia di persone a fuggire verso i campi profughi di Cox’s Bazar, in Bangladesh. Tra loro c’erano Sayedul Amin e Setara Begum, arrivati nel Campo 13 a Ukhiya con il loro neonato, portando con sé solo paura e incertezza. Otto anni dopo, la loro storia riflette resilienza, supporto comunitario e l’impatto di sforzi umanitari costanti.
Una storia di trasformazione
La vita nel Campo 13 è stata inizialmente dura per Sayedul e Setara. Il loro rifugio era angusto, l’igiene scarsa e malattie come diarrea e scabbia erano diffuse. Sayedul ricorda: “Stavo seduto davanti al nostro rifugio a fissare il vuoto. Non avevo forza, né scopo.”
Oggi, la loro vita è cambiata. Sayedul è una figura rispettata nella comunità, consigliando i vicini su salute, igiene e pianificazione familiare. Il loro rifugio è pulito, organizzato e circondato da un piccolo orto dove coltivano verdure fresche. I loro due figli, che frequentano un centro educativo, praticano le abitudini igieniche insegnate dai genitori. Setara ha trovato uno scopo come volontaria per un’ONG locale, aiutando con orgoglio gli altri nel campo.
Questo cambiamento è stato guidato da Marijan, una volontaria della Società della Mezzaluna Rossa del Bangladesh e residente del campo. Attraverso le sue visite regolari e l’approccio basato sull’evidenza del Community-Based Health and First Aid, Marijan ha insegnato alla famiglia pratiche igieniche e pianificazione familiare. “Marijan ci ha fatto sentire rispettati e a nostro agio,” dice Setara, notando come questi piccoli cambiamenti abbiano favorito una vita più sana e stabile.


Il ruolo del supporto umanitario
La Società della Mezzaluna Rossa del Bangladesh, sostenuta dalla Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC), ha supportato oltre 650.000 persone a Cox’s Bazar dal 2017 con alloggi, assistenza sanitaria, acqua, servizi igienici, igiene, mezzi di sussistenza e servizi di protezione. L’impegno comunitario garantisce che gli aiuti rispondano alle esigenze dei residenti.
La Croce Rossa Italiana è stata un partner chiave finanziando e realizzando diverse cliniche mobili con team misti italo-bangladesi, fornendo cure mediche e supporto a migliaia di rifugiati. Ha inoltre inviato specialisti per rafforzare i programmi internazionali di salute mentale e le unità di emergenza, migliorando anche le capacità operative della consorella locale. È un esempio concreto di come il sostegno della CRI non sia stato solo simbolico, ma strutturato e con un impatto quotidiano tangibile nelle vite delle persone nei campi.
Otto anni dopo, la crisi a Cox’s Bazar persiste, con molte persone che affrontano ancora difficoltà. Tuttavia, storie come quella di Sayedul e Setara dimostrano il potere del supporto umanitario continuo. L’IFRC, la Mezzaluna Rossa del Bangladesh e altre Società Nazionali continuano a fornire servizi essenziali, aiutando le famiglie a ricostruire con dignità e speranza. La CRI in questi anni ha continuato a supportare la consorella bangladese sia nella preparazione ai disastri e crisi come quella del Rohingya dell’agosto 2017. Inoltre la Croce Rossa Italiana ha supportato proprio nel Distretto di Chittagong, dove si trova Cox’s Bazar, progetti attraverso i giovani e i giovani volontari della consorella per aumentare la consapevolezza e la capacità di prepararsi ai disastri causati dai cambiamenti climatici e dunque ridurne l’impatto. Questo Distretto e di conseguenza i campi Rohingya nei pressi di Cox’s Bazar ne sono particolarmente colpiti e queste competenze vengono utilizzate nei campi per ridurre l’impatto delle forti piogge e delle inondazioni.

