In un continente europeo afflitto da conflitti, nuove emergenze umanitarie e sempre più crescenti tensioni politiche e sociali, l’impegno sul fronte internazionale dei Comitati locali della Croce Rossa Italiana ha trovato recentemente nuovo vigore e slancio, traducendosi in numerose azioni umanitarie per rispondere alle molteplici vulnerabilità nella regione. Uno sguardo che si è rivolto in particolare a Est, nei paesi oltre la vecchia “cortina di ferro” di Winston Churchill, come i Balcani occidentali, Romania e Ucraina, lì dove ora i bisogni sono maggiori e dove la forza del volontariato della CRI può fare la differenza. Le numerose iniziative che si sono tenute in questo caldo e atipico autunno europeo sono state effettuate portando avanti una cooperazione decentrata ricca di nuovi elementi ma che allo stesso tempo tiene fede ai suoi tratti più distintivi e alla sua storia. Dalla Lombardia alle Marche passando per l’Emilia Romagna, sono state svariate le attività di cooperazione dei Comitati che hanno raggiunto le consorelle di Croce Rossa nella sud-est europeo: dall’organizzazione di iniziative diplomatiche di pace e costruzione di partnership con stakeholder locali e internazionali alla mobilitazione diretta sul campo dei volontari, tramite la donazione di ambulanze e beni umanitari, simbolo da sempre della generosità dei comitati CRI all’estero.
Da Brescia a Skopje per la ricerca della pace e la tutela dei diritti umani
Un’intera giornata all’insegna della Croce Rossa quella che si è tenuta a Brescia nel Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia, in occasione del Festival della Pace, durante la quale esperti di CRI e del Movimento Internazionale si sono avvicendati per raccontare l’operato della Croce Rossa in contesti di conflitto ed emergenza, per rispondere sia ai bisogni più immediati sia a alla ricostruzione, promuovendo una cultura della pace tra e all’interno della comunità. Un operato che contraddistingue da anni il Comitato CRI di Brescia, rinomato per la sua sensibilità sulle tematiche della cooperazione internazionale, alimentata anche grazie al supporto della comunità bresciana, la quale sostiene da sempre le sue azioni all’estero. Come, per esempio, nel lancio della raccolta fondi per l’emergenza in Ucraina, oppure nel caso della ricostruzione di un alloggio per richiedenti asilo sulle sponde del lago di Ohrid nella Repubblica del nord della Macedonia, dove la Croce Rossa macedone intende, grazie al sostegno del Comitato CRI di Brescia, ospitare nei prossimi anni (a lavori ultimati) i migranti che attraversano il paese lungo la rotta balcanica e che trovano assistenza e rifugio nella Croce Rossa. Una nuova collaborazione, quella tra i comitati CRI di Brescia e di Skopje, suggellata dalla partecipazione congiunta al Festival e da uno scambio tecnico tenutosi ai margini dell’evento per esplorare nuove sinergie per aiutare i più vulnerabili. Il Festival ha rappresentato anche una piattaforma unica per rafforzare legami dentro e fuori il Movimento e sottolineare ancora una volta il ruolo centrale del volontariato, come anche espresso in una delle sessioni da Fabrizio Damiani, Responsabile del Servizio per Europa, Asia e Pacifico, Cooperazione e Relazioni Internazionali di CRI: ” La Croce Rossa può contare su diverse ricchezze: dalle relazioni con le istituzioni e i partner a livello locale, nazionale e internazionale, alle competenze maturate in più di 150 anni di storia, passando per la potenza del suo volontariato, risorsa che, grazie al contatto con il suo territorio, riesce a garantire un’efficace ricaduta del nostro operare.”
La cooperazione a quattro ruote: il “fil rouge” dell’assistenza sanitaria dei comitati CRI nei Balcani
Un filo rosso collega le ultime donazioni effettuate dai Comitati CRI di Castelplanio e Modena ed è quello della difesa della salute pubblica nelle comunità, che si rafforza migliorando le capacità e le risorse dei sistemi sanitari nazionali, al fine di promuovere una maggiore cultura della prevenzione e di fornire cure sanitarie ovunque e a chiunque sia in bisogno. Questo sarà possibile ad Arad e a Timisoara, città nell’est della Romania, dove i rispettivi comitati della Croce Rossa Rumena hanno potuto ricevere dal Comitato CRI di Modena, nel quadro del più che decennale progetto “Stefano Piazza”, quintali di beni sanitari ed equipaggiamento per ospedali. Tra questi, in particolare, prodotti per i pazienti stomizzati che spesso, in assenza di adeguate cure, rischiano di essere discriminati per le proprie condizioni di salute e di vivere così in uno stigma sociale perenne. Un’attenzione particolare verso i portatori di stomia avuta sin da sempre dal volontario fondatore del Progetto Stoma-Care, Stefano Piazza, oggi rinominato in suo onore in seguito alla sua scomparsa. Stefano e in seguito gli altri volontari CRI, grazie a un’ampia rete di volontariato, costituita da privati e associazioni locali, raccolgono in Italia e donano in Romania ogni anno prodotti per tali pazienti, al fine di rendere più accessibile negli ospedali pubblici e nelle farmacie le cure e le medicine a loro necessarie.
Con lo stesso spirito è stata anche realizzata la donazione di un’ambulanza CRI effettuata grazie ai volontari di Castelplanio e accolta a braccia aperte dalla Croce Rossa Bosniaca a Sarajevo. Dopo aver trasportato e fornito cure ai cittadini di Castelplanio tale ambulanza potrà ora essere utilizzata per aiutare anche i migranti in transito lungo le strade impervie della rotta balcanica e le remote comunità locali in Bosnia ed Erzegovina. Un dono che rappresenta un gesto di altruismo e l’inizio di una nuova amicizia tra Castelplanio e la Croce Rossa della Federazione di Bosnia ed Erzegovina, la quale si aggiunge alle già numerose relazioni e collaborazioni che tutt’oggi intercorrono fra i Comitati locali CRI e quelli delle rispettive consorelle di Croce Rossa e Mezzaluna rossa in tutto il mondo.
Queste iniziative di cooperazione decentrata si inseriscono nel più ampio lavoro di educazione e promozione alla pace e cooperazione internazionale della CRI. Un lavoro quotidiano sul territorio dei Comitati locali che, grazie al loro bagaglio di competenze e conoscenze tecniche, possono accedere alle molteplici diversità e sinergie presenti nelle comunità dove operano, sensibilizzandole alle sfide e problematiche a livello internazionale e alle complessità ad esse connesse e di come proprio queste necessitino di una risposta partecipata fatta anche di sinergie e partenariati con le realtà del loro territorio.