Rocca (CRI-IFRC): “Prima del G20 abbiamo voluto lanciare un forte appello ai leader del mondo”

“In apertura del G20, spiega Francesco Rocca, Presidente della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC) e della Croce Rossa Italiana, insieme all’ONU abbiamo voluto lanciare un forte appello di umanità ai leader di tutto il mondo. La distribuzione equa dei vaccini è una priorità politica, morale ed economica che, finora, è stata ampiamente trascurata. E’ arrivato il momento di agire”.

L’appello

Nel giugno 2020, a pochi mesi dall’inizio della pandemia di COVID-19, le Nazioni Unite e il Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa hanno invitato congiuntamente governi, settore privato, organizzazioni internazionali e società civile ad accelerare gli sforzi per sviluppare, testare e produrre un “vaccino del popolo” sicuro e conveniente per proteggere tutti, ovunque, e porre fine alla crisi. Un “vaccino del popolo” dovrebbe proteggere i ricchi e i poveri, gli anziani e i giovani, gli sfollati, i migranti indipendentemente dal loro status e altre popolazioni spesso trascurate, sia nelle aree urbane che nelle comunità rurali.

Quindici mesi dopo, grazie a straordinari progressi scientifici e tecnologici, nonché alla collaborazione globale e alla fiducia reciproca negli aspetti normativi, sono disponibili molti vaccini sicuri ed efficaci contro il COVID-19 che vengono somministrati nei paesi di tutto il mondo. Eppure, nonostante l’alta retorica sulla solidarietà globale, l’obiettivo di un “vaccino del popolo” è lungi dall’essere stato raggiunto.

I profitti e il nazionalismo vaccinale miope continuano a prevalere sull’umanità quando si parla di un’equa distribuzione dei vaccini. Sebbene oltre il 48% della popolazione mondiale abbia ricevuto almeno una dose del vaccino, tale percentuale scende ad appena il 3% nei paesi a basso reddito. La situazione è particolarmente preoccupante nei paesi che vivono una crisi umanitaria e che hanno bisogno di quasi 700 milioni di dosi in più per raggiungere l’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di vaccinare il 40% della loro popolazione entro la fine dell’anno. Oltre la metà dei paesi che vivono una crisi umanitaria non ha dosi sufficienti per vaccinare nemmeno il 10% della popolazione. Sette dei paesi più poveri al mondo hanno solo dosi sufficienti per raggiungere meno del 2% della loro popolazione (Burundi, Camerun, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Sud Sudan e Yemen).

I paesi più ricchi con accesso a grandi quantità di vaccini si sono generosamente impegnati a donare le loro dosi in eccesso ai paesi a basso e medio reddito tramite il meccanismo del COVAX. Tuttavia, troppo poche di queste donazioni sono realmente giunte a chi aveva bisogno. La fornitura di dosi ai più vulnerabili, infatti, continua ad essere vincolata dalle restrizioni all’esportazione e dalla riluttanza dei paesi a cedere il proprio posto nella linea di fornitura di produzione a COVAX, anche se nei fatti non possono utilizzare immediatamente tali dosi.

L’ “Humanitarian Buffer”, parte della struttura COVAX, è aperto per le applicazioni dal giugno 2021. E’ è una misura di ultima istanza per garantire che le popolazioni più a rischio e più vulnerabili siano raggiunte con i vaccini COVID-19. Fa anche parte degli sforzi per frenare le disuguaglianze, che altrimenti metterebbero a repentaglio la ripresa sociale ed economica in contesti umanitari. Dobbiamo quindi aumentare urgentemente l’offerta, condividere i vaccini e garantire che tutti abbiano accesso.

Ma avere a disposizione le dosi di vaccino è solo una parte della soluzione a questa crisi. Dobbiamo garantire che il vaccino arrivi dalla pista dell’aeroporto fino alle braccia dei più vulnerabili, inclusi rifugiati, migranti, richiedenti asilo, gruppi emarginati, persone apolidi e coloro che vivono in aree controllate da gruppi armati e/o colpite da conflitto armato. Ci devono essere maggiori investimenti nei meccanismi e nelle capacità di consegna locali, non solo per garantire che i vaccini siano consegnati in modo rapido ed equo, ma anche per rafforzare i sistemi sanitari nazionali ad una preparazione e risposta alle pandemie più efficaci.

In tutto il mondo, gli sforzi per frenare la pandemia sono minati dalla sfiducia che porta all’esitazione nel vaccinarsi. Più che mai, è importante lavorare con e all’interno delle comunità, anche attraverso i social media e le reti comunitarie, per creare fiducia e rafforzare la certezza sull’efficacia e sicurezza dei vaccini. Le attività che rafforzano il sostegno agli attori locali e affrontano la disinformazione sono fondamentali per garantire la consegna efficace dei vaccini alle comunità locali, in particolare a quelle più a rischio.

Le Nazioni Unite e il Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa rimangono fermi nel loro impegno per garantire un accesso equo ed efficace ai vaccini COVID-19 in tutto il mondo. Poiché la pandemia richiede che la comunità internazionale adotti misure straordinarie, oggi uniamo nuovamente le nostre voci per dire che è tempo che le azioni siano più forti delle parole.

È un imperativo umanitario e una nostra responsabilità condivisa garantire che le vite ovunque siano protette, non solo nei pochi paesi che hanno i mezzi per acquistare protezione. Chiediamo a governi, partner, donatori, al settore privato e altre parti interessate:

1) di aumentare la fornitura di vaccini COVID-19 e l’accesso al COVAX anche attraverso donazioni da paesi ad alto reddito per donare vaccini a quei paesi e regioni che rimangono serviti in modo iniquo;

2) di aumentare i finanziamenti e il sostegno agli attori locali per garantire che i vaccini lascino gli aeroporti della capitale e raggiungano tutti, anche attraverso investimenti nei sistemi sanitari locali necessari per la consegna e nell’impegno della comunità per migliorare l’accettazione e la fiducia anche nei vaccini COVID-19 come nei vaccini in genere;

3) di rafforzare la capacità di produzione e distribuzione di vaccini COVID-19 in tutto il mondo, in particolare nei paesi a basso e medio reddito;

4) di accelerare il trasferimento di tecnologia e know-how: gli investimenti effettuati ora dureranno ben oltre questa emergenza sanitaria pubblica e rafforzeranno la capacità globale di risposta a future epidemie e pandemie;

5) di richiedere la rimozione di tutte le restanti barriere (da parte dei produttori) per consentire alle agenzie umanitarie di accedere alle dosi di vaccini per il COVID-19, anche rinunciando all’obbligo di indennizzo, in particolare laddove le popolazioni più vulnerabili possono essere raggiunte solo dalle agenzie umanitarie che utilizzano il COVAX “Humanitarian Buffer”.

 

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