Croce Rossa Italiana e Montenegrina insieme per l'inserimento lavorativo delle comunità rom ed egiziane

“Questo progetto significa molto per me. Vivo qui da 20 anni, ho sempre lavorato in un seminterrato di fronte al palazzo senza strumenti o attrezzature. Ora, grazie a Dio abbiamo tutto quello che ci serve”, dice Hetaj Škeljzen, falegname, tra i primi 9 Rom che hanno ricevuto dalla Croce Rossa del Montenegro, insieme alla Croce Rossa Italiana e altri partner, un sostegno concreto per far partire la sua piccola impresa artigiana. Nell’ambito del progetto “Contributo all’inclusione sociale della popolazione rom ed egiziana dell’area di Konik, attraverso educazione e attività lavorative”, sono stati infatti realizzati i primi incubatori d’impresa dedicati a questa minoranza. E grazie a questa attività: un falegname, quattro parrucchieri, un’estetista e una sarta sono già pronti a ricevere i primi clienti nei loro negozi.

Rom ed egiziani, in Montenegro, rappresentano la minoranza etnica più vulnerabile. Secondo i dati dell’ultimo Census del risalente al 2011, ci sono 6.251 Rom (circa l’1% della popolazione) e 2050 egiziani (0,33%), per la maggior parte, accomunati da fragilità socio-economiche: basso potere economico, basso livello di scolarizzazione, alti tassi di disoccupazione, inadeguate condizioni abitative ed esclusione sociale legata a stereotipi etnici e pregiudizi, che rendono questa fetta della popolazione particolarmente esposta alla povertà e alle fluttuazioni economiche. A questo si aggiunge anche un enorme gap in salute, educazione e altri indicatori di sviluppo tra i bambini di questa comunità e i pari età del resto della popolazione. All’interno di questa popolazione, c’è poi un gruppo particolarmente marginalizzato composto da famiglie rom ed egiziane arrivate in Montenegro dal Kosovo durante il conflitto del 1999, che vive in larga maggioranza in condizione di povertà ancora più estrema. La maggior parte di questa comunità vive a Podgorica, mentre circa 2000 persone sono concentrate a Vrela Ribnicka (o Konik, come viene chiamato), un quartiere alla periferia della Capitale, dove sorgeva “Camp Konik” che per più di vent’anni ha ospitato migliaia di profughi di questa etnia. Un popolo ancora segnato da gravi difficoltà socio-economiche e sul piano della salute con un tasso altissimo di abbandono scolastico, basse qualifiche lavorative, un livello economico che rende difficile anche solo acquistare cibo o beni di prima necessità a cui si aggiungono temi sociali come il fenomeno della mendicità infantile, i matrimoni precoci o addirittura il traffico di esseri umani e le violenze familiari, oltre a una bassa attenzione alla salute che sta portando ad un abbassamento dell’età media della mortalità e a un alta incidenza di malattie infettive e croniche. “Con questo progetto riusciamo a sostenere le nostre famiglie, significa tantissimo per noi. Spero riusciremo lavorare a pieno regime quando sarà passata la pandemia. A quel punto non avremo altro da chiedere”, spiega Isenaj Sadik, elettricista che partecipa al programma.

Il progetto e la realizzazione degli incubatori d’impresa è stato portato avanti nell’ambito del programma europeo IPA II (programma di azione pluriennale per il Montenegro, focalizzato sull’impiego lavorativo, l’educazione e le politiche sociali 2015-2017), finanziato dal Ministero dell’economia del Montenegro e dalla Croce Rossa Italiana che partecipa come co-partner anche alla realizzazione stessa delle attività. L’obiettivo è supportare i rom e gli egiziani del territorio attraverso attività di educazione e preparazione al lavoro che possano renderli più competitivi sul mercato. Per questo oltre agli incubatori di impresa sono stati organizzati training professionali per 25 persone e sessioni di supporto psicosociale per altri 30, pensati per l’introduzione al mondo professionale. Pakiza Pajazitaj, una sarta che ha partecipato a uno di questi training spiega: “In tre mesi ho imparato le basi del cucito, non so ancora fare tutto ma, per esempio, so come realizzare tende per la casa. Ora sto pensando di cucire delle mascherine”.  Il valore aggiunto sono però gli incubatori d’impresa, che la Croce Rossa del Montenegro con i suoi partner continuerà a sostenere per tre anni. In oltre 20 anni di supporto a questa popolazione è apparso infatti chiaro che servisse una soluzione a lungo termine per chi decidesse di piantare le proprie radici in Montenegro.

“Oltre ai training organizzati lo scorso anno, abbiamo messo a disposizione di queste persone tutto il necessario per un lavoro di qualità”, sottolinea Jelena Dubak, Segretario Generale della Croce Rossa montenegrina. “Abbiamo anche coinvolto uno studio contabile -continua- che li ha aiutati con tutti gli obblighi burocratici. Posso inoltre annunciare che ci siamo accordati con il Comune di Podgorica che si è impegnato a coprire i costi di contabilità e di rendicontazione per il prossimo anno”.

Tra i partner principali del progetto la Croce Rossa Italiana che da anni supporta il lavoro della consorella. In particolare per questa attività ha fornito consulenze specifiche sulla promozione dell’inclusione sociale e l’inserimento lavorativo dei gruppi più marginalizzati e vulnerabili, partendo dall’esperienza consolidata in Italia in quest’ambito. Gli incubatori d’impresa sono dunque il risultato di una stretta collaborazione tra le due Società Nazionali che continuano così a perseguire il loro mandato di aiutare le persone con maggiori bisogni.

Secondo Flavio Ciriaci, delegato della Croce Rossa Italiana nei Balcani, questa può essere una vera chiave di riscatto per le famiglie coinvolte: “Per la prima volta dopo vent’anni, abbiamo finalmente degli incubatori d’impresa a Konik. Saranno dei centri di promozione di attività lavorative per la comunità Rom ed egiziana che userà queste strutture per lavorare”.

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