“Questo è stato uno dei viaggi più difficili da quando sono Presidente. Ho visitato i campi per gli sfollati interni a Makallè, in Tigray, dove si sono rifugiate migliaia di persone scappate dalle zone di conflitto. Ho ascoltato storie molto dolorose: ci sono anziani, donne, bambini separati dalle proprie famiglie. Sono malnutriti, senza la possibilità di essere curati, anche in trenta in una stanza, lontani non solo dalle norme di distanziamento imposte dalla pandemia di COVID-19 ma anche dalle minime condizioni igieniche. È inaccettabile. I volontari della Croce Rossa Etiope stanno letteralmente dando la loro vita per far fronte alle crescenti necessità, ma hanno bisogno di supporto, da parte di tutti. Mi impegno non solo come Presidente ma come essere umano a fare di tutto per portare i bisogni delle comunità di questo territorio all’attenzione globale. È necessario che l’azione umanitaria si intensifichi subito”.

Sono le parole di Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana e della IFRC (International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies) al termine della sua visita nel Nord dell’Etiopia, dove un duro conflitto ha reso insostenibile la situazione in un territorio già flagellato da altre emergenze come la pandemia di coronavirus, la carestia e l’invasione di locuste. Nel viaggio, organizzato per comprendere al meglio la situazione e sostenere il lavoro della Croce Rossa Etiope, il Presidente è stato accompagnato da Valerio Mogini, Coordinatore della risposta sanitaria della CRI e Simona Scandura, delegata CRI nell’area che rimarrà nel Tigray per coordinare i progetti italiani in supporto alla consorella.

“Il paraddosso è che a Makallè ci sono i più fortunati- sottolinea Rocca-. Nelle aree più rurali, inaccessibili anche per gli operatori umanitari, la situazione se è possibile è anche peggiore”. Il quadro anche dal punto di vista sanitario è difficilissimo: “Moltissime strutture sanitarie sono andate distrutte o sono state danneggiate durante i combattimenti. Negli ospedali che ho visitato manca tutto: medicinali, macchinari, cibo. Le poche strutture ancora funzionanti non riescono a far fronte alle richieste perché mancano gli strumenti di base. In più, sottolineano alcuni report dei sanitari locali, si stanno moltiplicando i casi di malnutrizione.”

Secondo una stima della Croce Rossa Etiope più oltre tre milioni di persone nel Tigray e nelle vicine regioni di Amhara, Afar, Benishangul-Gumuz e SNNPR necessitano di assistenza umanitaria. I bisogni primari delle persone colpite sono cibo, generi di prima necessità, acqua e servizi igienici, forniture mediche e assistenza tecnica per le cliniche mobili. 
In risposta all’emergenza in Etiopia e nei paesi limitrofi, l’IFRC, la Croce Rossa Etiope, la Mezzaluna rossa sudanese e la Mezzaluna rossa di Gibuti hanno lanciato un appello da 27 milioni di franchi svizzeri per consentire ai volontari e al personale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa di assistere 660.000 persone, compresi gli etiopi sfollati interni e coloro che sono fuggiti in Sudan e Gibuti.

La Croce Rossa Italiana è già al lavoro per sostenere la consorella con progetti di cooperazione decentrata e aiuti in beni.

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