“Ho finalmente visto con i miei occhi cosa succede al di là del mare. Ho avuto l’opportunità di ascoltare le loro storie, di passare del tempo con loro e stare fianco a fianco con chi li sostiene ogni giorno, facendo un lavoro incredibile”. Nouha Jalloul, studentessa di psicologia, è uno dei cinque volontari della Mezzaluna Tunisina in forza al team specializzato che per un mese ha supportato le attività della CRI con le persone migranti, in tutta Italia. Insieme a lei: le infermiere Lobna Sallami e Yousra Kahlani, il medico Samar Bouslama e l’esperto di migrazioni Mohamed Jeder. Una missione che si inserisce nel piano di collaborazione con la consorella nordafricana.
“È stata un’esperienza faticosa ma straordinaria. In Tunisia – spiega Nouha – abbiamo rapporti con i migranti prima che affrontino il viaggio attraverso il Mediterraneo, poi inevitabilmente perdiamo i contatti. Poter raccogliere le loro storie, le loro necessità, paure e fragilità al termine della traversata è fondamentale per migliorare il nostro supporto anche prima del viaggio”. Dalla prima accoglienza fino ai percorsi di integrazione nei centri, il team tunisino è stato a tutti gli effetti inserito nelle attività dei volontari della Croce Rossa Italiana. “Mi ha colpito la flessibilità e la capacità di far fronte a diverse situazioni di emergenza dei volontari CRI, soprattutto in un momento come questo in cui il supporto alle persone migranti è reso ancora più complesso dalla pandemia di COVID-19”, aggiunge Samar Bouslama, anche lei nel team come medico e mediatore culturale. “Sono una specializzanda in pediatria, ho cercato di dare il mio aiuto ai colleghi italiani sia da un punto di vista sanitario sia cercando di abbattere le barriere linguistiche. Abbiamo affrontato situazioni critiche ma grazie alla collaborazione e alla buona volontà di tutti, le abbiamo superate”. Non solo attività operative. Al termine della missione in Italia, il gruppo di volontari tunisini ha infatti anche partecipato a sessioni di confronto con alcune delle Unità Operative del quartier generale CRI per scambiare idee e buone pratiche. “Torniamo in Tunisia, conclude Samar, stanchi ma pieni di splendidi ricordi e nuove idee che vogliamo condividere con i nostri colleghi per continuare a rafforzare la qualità delle nostre attività nei confronti dei più vulnerabili”.