Rocca: con Nuclear Experience la CRI ha deciso di assumere un impegno diretto affinché l’Italia colga questa opportunità storica
Il 26 settembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione delle armi nucleari: la CRI ha deciso di lanciare, in questa data simbolica, “Nuclear Experience – Croce Rossa Italiana per il disarmo nucleare”, una campagna che durerà fino al 2020, finalizzata a porre l’attenzione sulla minaccia costituita dalle armi nucleari e chiedere che l’Italia aderisca al Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari, iniziativa dell’ONU votata da 122 Paesi membri, che il nostro Paese non ha ancora firmato.
Il primo step dell’iniziativa, in collaborazione con ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani, prevede l’adesione dei Comuni italiani e dei Comitati CRI attraverso la diffusione dei contenuti di Nuclear Experience sui social network.
“Nel mondo ci sono ancora più di 13.800 testate nucleari. Il 7 luglio 2017 è stato approvato il Trattato per la loro proibizione – spiega Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC) – un testo che ne rende illegale l’uso, la minaccia, il possesso e lo stazionamento. Il Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa è impegnato affinché il trattato venga adottato dal maggior numero di Paesi. Ribadiamo questo appello all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e quest’anno, con l’avvio di Nuclear Experience e della collaborazione con ANCI, la CRI ha deciso di assumere un impegno diretto affinché l’Italia colga questa opportunità storica per cancellare la grande minaccia del passato e ridisegnare il futuro dell’Umanità”.
L’iniziativa è ispirata al discorso tenuto nel 1954, dal sindaco di Firenze Giorgio La Pira al Comitato Internazionale della Croce Rossa: “Il valore delle città”. Davanti alla minaccia nucleare, La Pira rivendicò: “Il diritto all’esistenza delle città umane, un diritto di cui siamo titolari, noi della generazione presente, ma del quale sono titolari ancor di più gli uomini delle generazioni future”.