I Safe Points della Croce Rossa Italiana modello per i Paesi dell'Asia-Pacifico

 
 

Il modello dei Safe Points della Croce Rossa Italiana potrebbe presto essere replicato anche nei Paesi dell’Asia-Pacifico che stanno affrontando la risposta umanitaria al fenomeno migratorio. Si tratta di centri, disseminati in tutto territorio nazionale, in cui le persone migranti, sopratutto chi è rimasto fuori dal circuito di accoglienza, può trovare supporto, informazioni, assistenza legale e orientamento ai servizi del territorio. Un progetto partito alcuni anni fa dalla Sicilia e che oggi è considerato una vera e propria best practice a livello internazionale. Tanto da essere oggetto di approfondimenti specifici anche durante il recente annual meeting di coordinamento dell’Asia Pacific Migration Network (APMN) a Bangkok a cui hanno partecipato la Federazione e il Comitato Internazionale della Croce Rossa, diverse Società Nazionali della Regione (Bangladesh, Myanmar, Maldive, Singapore, Indonesia, Filippine, etc) e molte agenzie delle Nazione Unite interessate (UNHCR, UNICEF, IOM e ILO). Obiettivo del meeting creare opportunità di dialogo e cooperazione tra le Società Nazionali del Movimento e rafforzare metodologie e strategie per far fronte alle necessità delle persone salvaguardandone il diritto alla salute e contrastare la tratta di esseri umani. In questo contesto l’intervento della Croce Rossa Italiana ha dato l’occasione di avviare un dialogo all’interno del Movimento su come rendere l’esempio dei Safe Point, già presentato come modello al Global Compact for Migration di Marrakech a dicembre 2018, esportabile ad altre Società Nazionali pur adattandolo ai contesti specifici di ogni Paese. 

 
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