Diario di una crocerossina ad Haiti scritto da Sorella Emilia Orlando

(15 Febbraio 2010) Partenza da Santo Domingo alle ore 6,20. Dopo le innumerevoli ore di viaggio del giorno precedente una sola ora di volo in un piccolo Jetstream ci fa apparire vicini alla nostra destinazione. La vista dall’alto ci permette di avere il primo approccio con il luogo devastato dal sisma. danti ai nostri occhi una città senza più tetti dove le case sono divenute scatole vuote e mute e gli unici colori forti, sono le macchie azzurre che identificano i campi. Atterriamo all’aeroporto di Pap. Gli innumerevoli mezzi di soccorso e il campo base allestito dentro l’aeroporto ci fa comprendere subito la complessa macchina dei soccorsi che, instancabilmente lavora per la popolazione. Il percorso dall’aeroporto alla Base Camp è breve ma toccante. Dall’evento ad oggi sono tantissimi i campi allestiti nelle aree libere dalle costruzioni sbriciolate. Sono i luoghi dove la gente ricomincia a vivere, cercando ancora di comprendere il senso di questo nuovo stato delle cose. L’auto della Croce Rossa passa lentamente nel caos, tangente al filo della strada; così basta un attimo che, immediatamente nei loro occhi si accende una speranza e tante mani alzate salutano sorridenti fino all’ingresso del campo. Arriviamo al Campo Base alle ore 10,30 e immediatamente ci organizziamo nelle tende. Vedo già da lontano che uno dei nostri futuri letti ha un calendario delle Infermiere Volontarie e comprendo quale sarà il mio posto. Mi sento confortata dal fatto che una delle Sorelle ha già vissuto le medesime emozioni ed oltre a me potrà raccontarle. Il Campo Base è un gran brulicare di operanti inarrestabili della International Red Cross. Tutto il mondo concentrato in un pugno di terra in continuo movimento per portare aiuto. Grandissima è la collaborazione della popolazione che, sono pronti a collaborare in ogni modo desiderosi di essere partecipi della rinascita della loro comunità. Immediatamente comincia l’organizzazione del lavoro e la consegna dei compiti, Mi viene data la lettera delle consegne. Apprendo da questa lettera e da quello che mi comunica il Capo Base che, il lavoro varia di giorno in giorno ed è difficile mantenere un incarico per più di una settimana. Siamo ancora in fase di organizzazione e bisogna comprendere le funzioni necessarie. Il Campo è un sistema complesso e flessibile che, tende a migliorare le proprie capacità quotidianamente. In questo momento cerchiamo di agganciarci ai lavori di chi ci ha preceduto. (16 Febbraio 2010) Oggi è realmente iniziata la giornata lavorativa del nuovo contingente. Siamo 10 volontari (tecnici, operatori, sanitari) in continuo movimento. “L’onda d’urto” all’impatto con la megamacchina della Base Camp inizia con la revisione della situazione idrica. Il campo della Croce Rossa Italiana fornisce una buona quantità d’acqua, il cui sistema è stato precedentemente impostato da un tecnico del 1°contingente. Un gruppo del contingente sarà invece impegnato per lo scarico del materiale arrivato ieri all’aeroporto. Attualmente il sistema del pompaggio è sotto il controllo dei locali che, possiedono un promemoria rilasciato dal tecnico. Mi viene subito proposto di continuare il lavoro iniziato e di gestire giornalmente da adesso in poi, lo start delle pompe e la verifica di alcuni parametri, riportandoli nei report grafici previsti. Il nostro sistema idrico è efficiente e produttivo, ne abbiamo una conferma nel pomeriggio, quando dopo aver illustrato il meccanismo ad una delegazione di un’altra nazione rimangono così colpiti da invitarci al loro Camp Base per illustrare i nostri procedimenti. Il lavoro procede con parecchie piccole mansioni di traduzione per la gestione contabile, fornitura alimenti, pagamenti degli stipendi, lista degli arrivi ed accoglienza. Vengo così più volta chiamata per fare da interprete tra locali ed operatori della Croce Rossa. Altra attività è la gestione della cucina che, sforna circa 300 pasti al giorno un lavoro non facile. Per quel che mi compete, la mattina e il pomeriggio riceviamo la merce dai commercianti che ritirano la nuova lista di rifornimento, infine c’è la distribuzione del cibo agli operatori di CRI. Proprio di fronte all’ufficio dove passo la maggior parte del tempo, è in costruzione un prototipo di casa in legno che un gruppo dell’International Red Cross vorrebbe proporre alla popolazione come nuova residenza locale ma la struttura presenta diverse problematiche di tipo strutturale e materiale. Il mio contingente è informato sul fatto che io sono architetto e la voce è arrivata anche al team dei tecnici. Detto fatto, mi propongono di fornirgli tra una cosa e l’altra qualche consiglio sulla tipologia abitativa. Intanto la costruzione è ferma e stasera è arrivato un temporale che, fa preoccupare ulteriormente i membri del ERU in attesa di una soluzione rapida, per fornire la popolazione di un tetto. In questa moltitudine di lavori non è facile trovare un attimo per se, ma riesco a ritagliarmi lo spazio per “rubare” qualche scatto dentro il campo. (17 Febbraio 2010) La giornata inizia con il controllo dell’acqua, valori e produzione complessiva e con l’arrivo del camion del nuovo rifornimento. Vengono effettuate le analisi per il controllo dei batteri e per verificare la conducibilità e di conseguenza la quantità di calcio presente. In relazione alle continue provvigioni in arrivo qui al campo, sorge un nuovo bisogno, quello di provvedere alla costruzione di un ulteriore sistema di scaffalature, per garantire integra la catena alimentare e il mantenimento della temperatura dentro la stanza frigo. Così mi cimento nel progetto di un sistema funzionale sia per il reperimento del materiale che per lo stivaggio. Il lavoro di un prototipo da me già valutato in altra occasione, mi aiuta ad individuare il materiale ed il sistema di assemblaggio più idoneo. Così in questi giorni cercheremo di recuperare quanto necessario per ed iniziare la costruzione. Intanto la mia posizione rimane costantemente attiva presso l’ufficio dove faccio base tutto il giorno, sempre pronta a ricerche internet, traduzioni anche per i locali che lavorano presso la Base Camp. Ad essere sincera, il continuo tradurre, è forse la cosa più stancante e contemporaneamente la cosa più buffa, visto che alcune volte, per il troppo parlare, alla fine della giornata è facile confondere i termini, finendo con il creare un nuovo fantastico linguaggio universale, sintesi di tre idiomi diversi, italiano francese e inglese. Un’altra attività è l’analisi dei prezzi dei fornitori. Uno dei fenomeni più frequenti in caso di catastrofi è aumento dei prezzi, dovuto a più fattori. Per noi, che abbiamo la responsabilità di economizzare ottimizzando il risultato, quest’aspetto è importante. Diventa necessario quindi poter avere uno strumento di valutazione comparativa, per questo ho proposto un sistema in excel con l’applicazione di semplici funzioni matematiche, di facile apprendimento e utilizzo, o basato su più parametri: prodotti/prezzo $/ Libra/ GD. Come si può comprendere i miei compiti sono veramente tra i più vari, a volte semplici a volte complessi che, si allontanano dai consueti ruoli dell’Infermiera Volontaria, ma fanno parte di una catena indispensabile atta a garantire e mantenere in futuro, un buon sistema del Campo Base Italiano. In questo luogo non ci sono alternative, bisogna adattarsi e cercare di risolvere più problemi possibili. Nel nostro contingente non esiste l’infermeria. Tutto il personale medico-infermieristico è gestito dalla Federazione che, agisce direttamente nei campi allestiti all’esterno. Per questo motivo nessuno di noi ha avuto ancora l’occasione di uscire fuori dalla Base in quanto, è più necessario risolvere questi problemi funzionali che, nella loro semplicità, fanno comunque parte di un’indispensabile catena di funzionamento. Noi aiutiamo e cerchiamo di far star bene coloro che, aiutano fuori la popolazione. Le condizioni di vita al campo sono buone e non ho avuto difficoltà ad adattarmi, un po’ di campeggio non fa male a nessuno, anzi, è divertente! Alle tende, alle zanzariere ed alla convivenza, ci sono abituata. Attualmente sono l’unica donna nel contingente Italiano, cosa che solo all’inizio ha generato un breve imbarazzo, ma che adesso devo dire, è motivo di orgoglio per tutti. La vicinanza affettiva delle persone che mi sono care, mi da forza così come la consapevolezza di poter essere utile. (19 Febbraio 2010) Come ogni giorno qui al Campo la mattina inizia con un’ottima colazione. Non manca nulla, fortunatamente perché oggi occorrerà molta carica per poter terminare il lavoro iniziato il giorno precendente: la sistemazione del magazzino e dell’infermeria dell’Italian Base Camp. Scatoloni su scatoloni da catalogare e posizionare. Ogni giorno arrivano diverse quantità di materiali che, hanno l’urgenza di essere registrate per garantire una corretta catalogazione delle provvigioni da comunicare in sede. Ieri sono arrivati parecchi pacchi all’aeroporto che sono stati immediatamente ritirati e registrati. Le analisi dell’acqua riportano dei risultati ottimi ed il controllo è continuo 24H. Questa missione mi sta dando la possibilità di scoprire molte cose: il mondo dell’ International Red Cross e della Federazione, la stretta collaborazione tra gli stati e la bellezza del lavoro di gruppo. La nostra divisa che, caratterizza e distingue le Infermiere Volontarie è notevolmente apprezzata e si differenzia da tutte le altre con classe e serietà. Non nascondo che tutti i 200 ospiti che, sono passati dall’office mi hanno riempito di domande sul nostro Corpo e rimangono piacevolmente colpiti nel conoscere le nostre prerogative uniche. Cerco di indossare più frequentemente possibile la divisa d’Emergenza completa, con la camicia e il foulard blu anche se la maglietta è sicuramente più semplice e pratica, soprattutto per alcuni lavori manuali. Il lavoro della giornata è proseguito con il rifacimento del sistema dello smaltimento delle acque reflue. Le abbondanti piogge hanno messo in tilt il sistema fognario. Devo dire che la mia figura di tecnico cade a pennello con questi problemi ed io sono felice di potermi mettere a servizio di questa missione anche con la mia esperienza di tecnico. Sono stata coinvolta dal Capo Campo per controllare i lavori e ho apprezzato l’impegno di chi realizzava materialmente i lavori, buona parte degli scavi sono stati conclusi nella sera stessa. Certe opere si possono realizzare così solo se molto motivati. Domani saranno ultimati. A causa di uno smottamento del terreno che, aveva impedito l’accesso alle docce ed ai servizi sanitari, si è reso necessario l’utilizzo di una piccola ruspa, ed avendone necessità, ho messo a disposizione anche le mie competenze più concrete, tra le quali quella dell’utilizzo di questo mezzo meccanico, con il quale ho potuto aiutare a spianare il terreno ripristinando l’accesso. Sembrerà oltremodo originale, ma avendone la competenza ho potuto aiutare anche così. Qui, ogni capacità è una risorsa. Alla prima riunione ufficiale di tutto il Base Camp, il lavoro dell’equipe italiana ha avuto un riconoscimento ufficiale, apprezzato e ringraziato per la competenza che ha garantito e garantisce un ottimo servizio di alloggiamento e di collaborazione con lo staff internazionale. In questi giorni ha preso il via un progetto per la realizzazione di un sistema informatico di comunicazione della CRI in collaborazione con l’ERU, una newsletter che informerà sulle attività dell’Italian Red Cross ad Haiti. Per questo progetto curerò l’impaginazione attraverso un programma di grafica, la fotografia con un report fotografico e gli articoli che comprendono una ricerca e una selezione delle informazioni internazionali che partono dalla Base Camp. Una nuova attività che ci permetterà di documentare il lavoro di tutti. (20 Febbraio 2010) Questa mattina la giornata si preannunciava ancora più impegnativa. Il personale del contingente al quale appartengo sarà impegnato su due fronti: una parte in una missione all’esterno ed il restante dovrà far fronte a tutte le esigenze interne al campo. Il mio compito per oggi riguarda tutto il sistema di gestione dell’Italian Base Camp, ma la mia postazione di lavoro principale sarà l’office e l’area accoglienza. In vista, infatti, c’è l’arrivo di una delegazione della Croce Rossa Americana. Per garantire il massimo ordine ci siamo accertati delle condizioni degli alloggi con uno screening accurato, per dare maggiore confort ai nuovi ospiti. Nella prima parte della giornata mi sono occupata della situazione della gestione acqua. Attraverso una video conferenza ho potuto avere importanti ragguagli dal perito chimico che, nella precedente missione ha istallato il sistema idrico. Le acque come ben sappiamo non sono tutte uguali. Accertatici delle qualità di purezza e controllo batteriologico, che sono quelli d’importanza fondamentale, molti sono ancora i fattori di rilievo a carattere organolettico, non tutti attualmente di nostra competenza. Il nostro compito è garantire un adeguata e controllata potabilizzazione, cosa non da poco in questo momento e grazie all’esperienza e al lavoro di molti specialisti ci riusciamo. Successivamente abbiamo ricevuto l’incarico da parte della Delegazione di ritirare il materiale per la costruzione del prototipo dello Shelter e una parte del gruppo ha così ritirato il legname previsto, presso il magazzino della Red Cross di Haiti. Qui alla Base Camp il lavoro diventa sempre più interessante un vero “laboratorio a cielo aperto” per migliorare le condizioni di vita degli haitiani. Per domani mattina è in programma con il Responsabile della Delegazione un sopralluogo in alcune zone della città dove, sono stati istallate le prime soluzioni di costruzione adottate, per visionarne l’efficacia, di seguito ci sarà il collaudo delle tubature fognarie la cui posa è terminata nel pomeriggio di oggi. L’intensa giornata di lavoro si è conclusa a mensa, dov’ è stata servita a tutto il Base Camp un’ottima cena e dove cerco di rendermi utile ogni giorno distribuendo i pasti e aiutando in cucina. (22 Febbraio 2010) A Base Camp i collaboratori di Red Cross aumentano di giorno in giorno e lo spazio si riduce. Così oggi abbiamo destinato una nuova area a nuove tende. Per facilitare l’accesso e soprattutto l’orientamento all’interno del campo da parte del personale ospitato ho pensato di fruttare le mie conoscenze tecniche ed ho redatto una planimetria tecnica per l’identificazione diretta dei luoghi e del Base Camp. L’elaborato ha avuto successo, tanto che sicuramente il mio lavoro tecnico aumenterà, ma sono felice di poter essere utile in ogni modo. Molti free camping sorgono di continuo, ieri Giappone, Corea, Repubblica Dominicana, Messico, Finlandia, oggi Danimarca e Brasile, ormai tutto il mondo è concentrato in un’unica area sotto un’unica bandiera. Innumerevoli attivissimi giovani tra cui medici, infermieri, ingegneri e architetti popolano le tantissime tende. La sera è un momento unico per scambiare pensieri dal mondo. Ieri sono riuscita a vedere il centro della città e devo dire che, la sua visione è talmente devastante che corrode tutta la bellezza che fino adesso ho vissuto. Così terribile da apparire ai miei occhi irreale. Mi piacerebbe che tutto questo fosse una finzione, una quinta scenografica, un fotomontaggio. Invece le strade, gli edifici, le persone che instancabilmente continuano a scavare sono così veri che i loro occhi mi appartengono. Così all’improvviso divento tutto quello che vedo. Sono, tutti gli occhi di coloro che tra speranza e razionalità ricercano la propria appartenenza al luogo che, fino adesso hanno abitato. Un dibattito interiore che, fa invocare il genius loci versus l’individuo.  (02 marzo 2010) Qui al Base Camp di Haiti il lavoro appare infinito. Ieri una forte scossa ha allertato tutti gli ospiti del campo, ma la missione continua incessantemente e le strutture che, passano periodiche verifiche appaiono perfettamente idonee rafforzando il nostro senso di sicurezza. Ieri è giunto al campo il Delegato Internazionale CRI, i suoi compiti saranno quelli di comprendere le necessità della situazione ed impostare eventuali progetti di capacity building e di cooperazione. Io mi sono resa disponibile a collaborare per la formulazione di proposte che, possano essere utili a migliorare la situazione. In questi giorni è stato rivisto il nuovo sistema fognario al quale si è deciso di apportare delle modifiche migliorative. Procede inoltre il controllo delle acque e l’analisi dei dati per la potabilizzazione. La maggior parte del mio tempo di oggi, è stato impegnato nella traduzione in italiano dell’intera documentazione amministrativa dell’operazione. L’altra sera è stata proposta una serata di cooperazione tra ERU e nello specifico tra il campo italiano e quello danese. Così è stata proposta una gara culinaria tra le due cucine culminata in un’ottima cena all’aperto, ulteriore occasione di scambio culturale e raccolta di esperienze delle diverse ERU. Il “barbecue” è stato per così dire la “piattaforma” dalla quale è nata un’intesa tra i cuochi delle due nazionalità tanto che oggi, è stato distribuito dalla cucina italiana il pane prodotto dalla cucina danese. Le due strutture stanno ormai operando sinergicamente per garantire il miglior supporto possibile ai delegati. A Port-au-Prince è in corso una campagna di vaccinazione di massa, il cui obiettivo è la protezione di 140.000 bambini dalla difterite, tetano, pertosse, morbillo e rosolia. La Croce Rossa è uno dei partner principali per l’implementazione di questa campagna che, vede coinvolti, quale forza fondamentale, 150 volontari della Croce Rossa Haitiana. Al personale del Base Camp è stato chiesto un aiuto qualora mancassero volontari. Io mi sono resa disponibile, sono un’Infermiera Volontaria! (04 marzo 2010) Oggi è stato un giorno speciale. Ieri pomeriggio, grazie ad un’importante intesa con la Deutsch Roten Kreuz con la quale è stato attivato un progetto di campagna vaccinazioni per i campi di Haiti, abbiamo fatto un’esperienza davvero unica e positiva. La giornata è iniziata molto presto. Sveglia alle 5,45. Dopo una veloce colazione ci siamo avviati presso la tenda del magazzino tedesco dove siamo stati subito coinvolti nella preparazione dell’equipaggiamento e dei materiali. Effettuato il carico dei materiali siamo partiti. La nostra destinazione: il campo di Dalmas. Appena arrivati, veniamo subito travolti dall’allegria di mille bambini che, cominciano ad osservare tutti i preparativi per allestire il punto mobile di vaccinazione. Dopo circa 15 minuti eravamo già pronti per iniziare. Un’ampia tenda bianca di schiudeva proprio al filo della strada, al confine tra l’insediamento informale e ciò che rimane delle case ancora in piedi. Un megafono annuncia con musica a tutto volume la nostra presenza per avvicinare tutti gli abitanti del campo. Nel frattempo compiamo un giro tra l’attendamento, al nostro ritorno veniamo stupiti dal gran numero di bambini ed adulti che, tutti in fila, attendono di essere vaccinati contro tetano, difterite. Si cominciano così a preparare le dosi nelle sirighe e uno dopo l’altro i piccoli pazienti e i genitori passano da una veloce registrazione al momento della vaccinazione. Sei ore di continuo senza sosta. Vacciniamo 1400persone. Alla fine è una festa. Tutti ringraziano la Croce Rossa Italiana e la Deutsch Roten Kreuz che hanno dato la possibilità a gran parte dei terremotati del villaggio di prevenire due delle malattie più pericolose in questo momento sul territorio. Per il mese di Aprile sono previste abbondanti piogge nel territorio che potrebbero rendere molto difficile la vita qui all’Italian Base Camp. Così insieme al Capo Campo abbiamo stilato un progetto di canalizzazione delle acque piovane che, preservi l’integrità delle tende. Il progetto che porta la mia firma (ne sono orgogliosa!) sarà realizzato dal prossimo contingente. In questi giorni al Base Camp abbiamo avuto degli ospiti speciali, un rappresentante di VirginRadio con una troupe di fotografi di Vanity Fair i quali hanno fatto servizi in diretta sulla Croce Rossa italiana ad Haiti. Il reportage sarà visionabile sul sito di VirginRadio.it. (07 marzo 2010) Le uscite dal Base Camp suscitano sempre tristezza. Indossiamo sempre, come previsto, il nostro emblema di Croce Rossa, che è riportato anche sui veicoli, è importante il nostro simbolo è molto rispettato, ci aiuta a raggiungere in sicurezza tutte le località, perché purtroppo la miseria ha incrementato le azioni di saccheggio. La situazione della popolazione al centro ed in periferia infatti è molto difficile a causa dei rifiuti, degli incendi e del difficile controllo della sicurezza. La città storica è completamente devastata, la definirei “l’anticittà “dove nello stesso luogo convivono i vivi e i morti. Girando per le strade di Porta au Prince si rimane colpiti dalla naturalezza delle persone che continuano le proprie attività a stretto contatto la miseria delle macerie materiali e umane. Alcune povere anime sopravvissute, attendono seduti sopra le macerie, che qualcuno li aiuti a scavare ancora. Altri invece hanno ancora la forza di farlo. Guardo le loro mani, sono come di cemento. Nelle macerie si leggono le cifre delle vittime disperse in quel punto preciso, accompagnate spesso da messaggi o dagli addii di chi ancora e invano, attende di ritrovarne almeno i resti: “Tre più trecentonove” “Addio Mylove”,” Quattrocentocinque freccia – Saluti a tutti i miei figli”, “Dodici più cinquecentododici” “Prendimi cosa faccio qui”, queste sono solo alcune delle parole che ho incontrato lungo la strada e che soltanto pensando a chi ha dovuto scriverle, mi vengono i brividi. Gli angoli delle strade sono cataste di cose, aggrovigliate tra la cenere e l’acqua nera. L’auto passa a malapena. Il pensiero va a quando avremmo potuto dire: “qui c’era la boulangerie, qui un albergo a 3 stelle, qui un negozio d’informatica, qui la Facoltà di Economia e qui l’Istituto di cultura”. Un racconto di una vita fa. Di un passato storicizzato in 2 mesi. Una città rarefatta. Ma si va avanti. Le giornate procedono senza sosta, il lavoro è quasi al termine. Venerdì faremo rientro a casa e ” si è messo il turbo” per consegnare a chi ci succederà, un sistema Italian Base Camp, ancora più completo e definito di quando siamo arrivati. Lasciare tutto in ordine, chiudere la contabilità contenitore di tutti i contratti dei worker, del conto delle derrate, dell’archiviazione del magazzino, è fondamentale. Per la nostra cucina riceviamo complimenti da chiunque. La Presidentessa del HRCNS ha dimostrato il suo apprezzamento per l’attività svolta dalla ERU italiana, in particolar modo è stata colpita dalla qualità dei pranzi cucinati. Voglio ricordare anche che la Croce Rossa Italiana, ha donato 11 incubatrici al Foyer St. Camil. Due operatori logisti della CRI ne hanno effettuato il trasferimento nella sede, insieme al gruppo di VirginRadio, altri due operatori CRI sono andati a svolgere un needs assessment presso la struttura religiosa Le Sacre Coeur, in seguito a richieste specifiche da parte della popolazione locale. La chiesa è devastata e il sacerdote dorme da due mesi in auto, perché non ha voluto lasciare la sua parrocchia. Abbiamo completato anche la planimetria del drenaggio del terreno del Base Camp, che lasceremo in “eredità” al nuovo contingente in previsione delle piogge. Sono serena perché so di aver dato il massimo. (11 Marzo 2010) Ultimo giorno qui al Base Camp. Sono arrivati i rinforzi. Il 3°contingente ci trova in piena attività di fine missione. Un abbraccio forte ci riscalda e ci conforta nelle ultime cose da fare. Si effettuano i passaggi di consegne, a ciascuno il suo compito secondo le peculiarità di ognuno. Vedo nei loro occhi lo stesso stupore che, mi smarriva un mese fa. Compio un primo sopralluogo delle aree urbane insieme ad alcuni di loro, per illustrare i luoghi e le strade utili per i futuri spostamenti nel territorio. Non appena usciamo dal Base Camp rimangono senza parole, non si aspettavano di trovare un paesaggio devastato in questo modo. Haiti è una città-fantasma tutta la vita urbana si è spostata all’esterno del centro e la periferia brulica di persone che lentamente riprendono la quotidianità. Adesso il movimento urbano è tutto nel margine dove il suolo è divenuto un campo unico, una tendopoli infinita. Il traffico è un caos incredibile che ci costringe a continue soste. I marciapiedi ingombri di persone, la popolazione che sale e scende da qualsiasi mezzo che la porti lontano dal centro devastato. Le ruspe da pochi giorni hanno iniziato il lavoro di scavo e liberazione delle aree dai detriti, un segno della ripresa, ma l’aria è irrespirabile. Una polvere sottile impedisce di continuare il percorso. Anche noi siamo costretti, come tutti gli altri mezzi a tornare indietro e percorrere una strada alternativa. Una quantità enorme di bambini camminano soli per le strade e ai semafori si arrampicano nell’auto e chiedono ogni genere di aiuto. La mole di ciò che c’è ancora da fare è disarmante e fa apparire come poca cosa il mio impegno. Ultimo giorno qui a Port-au-Prince, vado via con il cuore affaticato dalla vista di tanta sofferenza e la sola voglia di prendere al volo tutte le mani dei piccoli haitiani smarriti e portarli via da questo inferno. Ma non posso. La macchina scivola veloce e si allontana da quei luoghi contro la mia memoria, che invece rimane ferma a questi istanti. Ancora adesso, qui seduta sulla mia branda attendendo che passi l’ultima notte al Base Camp, mi passano davanti le immagini che porterò dentro di me per sempre. Bambini, tanti bambini ormai soli, bambini amputati, bambini affamati, bambini senza casa, bambini assetati, bambini che nonostante tutto giocano con nulla, bambini che scorrono le dita sul mio scudetto e leggono lentamente “Corpo Infermiere Volontarie CRI” con un curioso accento francese, bambini a cui basta un sorriso per essere felici. E mi prendono per mano e vorrebbero tenermi stretta. E adesso come faccio? Con quale forza e coraggio posso lasciare le loro mani? Eppure lentamente preparo i bagagli, so di aver fatto tutto quanto potevo, ognuno di noi aggiunge un tassello a questo immenso lavoro, che nessun uomo, da solo, potrebbe portare a termine. Così, mentre lascio la mia tenda, mi accorgo che quei bambini li porterò sempre con me e che una parte di me resterà con loro, per sempre.

  

  

       

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