Scopriamo quali sono i falsi miti dell'estate più diffusi:

falso

1. L’ABBRONZATURA PROTEGGE DALLA LUCE SOLARE

vero

L’abbronzatura è una difesa fisiologica. Persone con colore della pelle differente hanno una diversa
sensibilità ai raggi UV (più correttamente, si dice che hanno un diverso fototipo). Sono particolarmente
sensibili i soggetti con una carnagione molto chiara, ma anche quelli con la pelle scura, pur resistendo di più
alle scottature, non sono immuni ai danni indotti alle cellule della pelle dalle radiazioni UV.  Quindi,
l’abbronzatura, non riesce a frenare completamente i raggi UV e non riesce ad eliminare il danno ossidativo
a livello delle cellule della pelle. Sono stati condotti diversi studi per confermare ciò. In uno di questi è stata
colpita la pelle di diversi pazienti con dei raggi UV in due aree: una abbronzata con raggi UVA e/o UVB ed
una no. È stato dimostrato che:

  1. La pelle abbronzata con UVB offriva una protezione molto bassa
  2. Mentre quella con UVA aveva una protezione identica alla pelle non abbronzata

Per concludere, anche se abbronzati, è sempre meglio scegliere un prodotto che li filtri entrambi con un
grado di protezione adeguato al fenotipo

falso

2. L’USO DI LATTE E YOGURT ALLEVIA LE SCOTTATURE

vero

Nonostante il latte e lo yogurt siano dei prodotti importantissimi per la nostra alimentazione a causa dell’alto contenuto di amminoacidi, vitamine e Sali minerali preziosi per la salute di cuore, ossa e denti, e di micronutrienti dalle proprietà antiossidanti, in letteratura scientifica non esistono evidenze o studi che confermino che il loro utilizzo topico può apportare reale beneficio nel trattamento delle scottature solari. Se l’arrossamento non è eccessivamente grave ed esteso, bisogna applicare spugnature di acqua tiepida o fresca (mai troppo fredda) per alleviare il bruciore e, successivamente, applicare creme emollienti e idratanti sulle parti interessate. Se il livello di scottatura è notevole, è opportuno utilizzare una pomata contenente idrocortisone allo 0,5% ma, se le zone colpite sono molto estese, è bene usare questo farmaco solo dopo aver consultato il medico. è possibile intervenire sulle zone colpite con una serie di rimedi naturali: pomate a base di aloe vera, dalle forti proprietà antisettiche e cicatrizzanti, e pomate a base di calendula, molto utilizzate nei casi di lesioni della pelle.

falso

3. L’ABBRONZATURA ARTIFICIALE È PIÙ SICURA DELL’ESPOSIZIONE AL SOLE

vero

La luce solare naturale è composta da raggi ultravioletti corti (UVB), ultravioletti lunghi (UVA), luce visibile
(VIS) e infrarosso (IR, calore). I lettini abbronzanti, invece, emettono solo UVA e parte del VIS. Pertanto,
esponendosi ai lettini abbronzanti si accumulano alte dosi di solo UVA. La cute, strutturata a ricevere Sole
naturale, si trova esposta così ad un “Sole” a cui non è abituata e del tutto innaturale.
Molti ritengono che l’UVB sia la parte pericolosa dei raggi solari, perché essi provocano facilmente
scottature. Per contro, si crede che gli UVA siano meno dannosi, ma non è vero. Infatti, alte dosi di UVA,
che penetrano più profondamente nella pelle, sono anche essi in grado di lesionare il DNA e far aumentare
anche l’invecchiamento cutaneo (fotoinvecchiamento). L’uso dei dispositivi abbronzanti è responsabile di
circa il 5% dei nuovi casi di melanoma registrati ogni anno, ed aumenta di circa il 15% la probabilità che il
tumore possa svilupparsi; questa percentuale aumenta significativamente in chi ha iniziato ad utilizzarli
prima dei 35 anni di età (+ 75%) ed è proporzionale al numero, alla frequenza e alla durata delle sessioni
abbronzanti.
Nel 2009 l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (International Agency for Research on Cancer –
IARC) ha classificato l’utilizzo dei dispositivi abbronzanti che emettono radiazioni UV nel gruppo 1:
“cancerogeni umani”, il che significa che ci sono evidenze sufficienti di cancerogenicità nell’uomo.

falso

4. LA PUNTURA DI MEDUSA PUÒ ESSERE TRATTATA CON URINA

vero

È una diceria che deriva dall’idea che il veleno delle meduse possa essere trattato con l’ammoniaca e, visto
che l’urina contiene l’urea, un suo derivato, urinare sulla puntura può risultare efficace. Da un punto di
vista scientifico, non è dimostrato che l’urina possa neutralizzare il liquido urticante anzi, potrebbe
peggiorare la situazione causando sia un maggior rilascio di tossina che uno spargimento su una superfice
più vasta, come accade quando si tenta di bagnare la zona colpita con l’acqua dolce. Il liquido urticante è
composto da una miscela di proteine presente nei tentacoli e quando si attaccano alla pelle, rilasciano
questa sostanza che provoca una reazione infiammatoria locale con arrossamento, bolle, vesciche, dolore e
bruciore. Dopo 30 minuti, il bruciore in genere si attenua e inizia il prurito. Uno dei rimedi più efficaci al
momento della puntura è quello di risciacquare la zona colpita con acqua di mare, ripulendo la pelle e
diluendo la tossina.  Le creme al cortisone o contenenti antistaminico possono essere inutili perché
agiscono dopo mezz’ora, quando la fase peggiore della reazione infiammatoria è già passata. Viceversa, può
essere utile per alleviare il prurito e ridurre la diffusione delle tossine uno spray lenitivo all’acqua di mare.
Se la reazione diventa molto estesa e si sviluppa pallore, confusione mentale e difficoltà respiratoria è bene
recarsi in ospedale perché potrebbe svilupparsi uno shock anafilattico.

falso

5. I PRODOTTI SOLARI SCADONO DOPO UN ANNO

vero

Tutti i dermocosmetici e i solari non hanno una vera e propria scadenza, ma hanno un periodo entro il
quale dovrebbero essere consumati: il PaO (Period After Opening). Un cosmetico si conserva integro fino alla sua apertura, una volta aperto è però necessario consumarlo entro i mesi segnalati dal PaO. La maggior parte dei solari ha solitamente una “scadenza” compresa tra i 9 e i 12 mesi. Le creme solari se mal conservate potrebbero durare meno, viceversa se bene conservate potrebbero potenzialmente durare di più ma è buona norma quella di seguire sempre le indicazioni del produttore, cosi come avviene per gli alimenti e per i farmaci. 

Al fine di non deteriorare il prodotto sarebbe utile osservare alcuni comportamenti:

  • Conservala sempre in un luogo fresco e asciutto, lontano dalla luce diretta del sole; anche in spiaggia, tienila all’ombra.
  • In spiaggia evita il contatto con la sabbia: pulisci le mani prima di prendere la crema, non
    appoggiarla nella sabbia.
  • Non travasarla in altri contenitori e non aggiungere acqua o altri ingredienti.
  • Evita di lasciarla in macchina al sole o tenerla sul cruscotto durante il viaggio.
  • Non lasciarla a lungo aperta, ma richiudila subito dopo l’uso.
  • Non c’è bisogno di tenerla in frigorifero, si conserva a temperatura ambiente.
  • Meglio evitare di tenerla in bagno (è il luogo più umido della casa).
falso

6. LE CREME SOLARI BLOCCANO COMPLETAMENTE LA PRODUZIONE DI VITAMINA D

vero

Gli studi dimostrano che "il normale utilizzo della protezione solare da parte degli adulti" non danneggia la
capacità del corpo di produrre quantità sufficienti di vitamina D e che "i pazienti non dovrebbero essere
scoraggiati dal normale utilizzo delle creme solari". Questo perché la protezione solare protegge dalle
radiazioni ultraviolette del sole, che possono aumentare il rischio di cancro della pelle. È vero che il
contenuto di questa vitamina nell’alimentazione può essere insufficiente, ma per beneficiare di quella
prodotta dalla nostra pelle basta una minima esposizione al sole che si ha nella vita quotidiana,
semplicemente recandosi ogni giorno a scuola o al lavoro o facendo attività all’aria aperta.

falso

7. IL BICARBONATO DI SODIO PUÒ ALLEVIARE LE SCOTTATURE

vero

Il bicarbonato di sodio è un prodotto ampiamente utilizzato nell’industria cosmetologica. È utilizzato come
ingrediente di dentifrici, deodoranti, impacchi e schiume e gel detergenti per viso e corpo. È anche un
pregiato additivo utilizzato in polveri cosmetiche, bombe da bagno frizzanti, lavaggi e compresse per la
disinfezione di apparecchi ortodontici o protesi dentarie. Il bicarbonato di sodio, inoltre, ha un effetto
lenitivo e schiarente sulla pelle e viene quindi utilizzato ad esempio per:

  • lavarsi i piedi e le mani prima dei trattamenti nei centri estetici o a casa
  • additivo per creme mani e gambe
  • preparare maschere per capelli per la forfora.

Tuttavia non esistono evidenze scientifiche che supportino l’idea che il bicarbonato possa risultare efficace
nel lenire o creare sollievo nelle scottature.
Se l’arrossamento non è eccessivamente grave ed esteso, bisogna applicare spugnature di acqua tiepida o
fresca (mai troppo fredda) per alleviare il bruciore e, successivamente, applicare creme emollienti e
idratanti sulle parti interessate. Se il livello di scottatura è notevole, è opportuno utilizzare una pomata
contenente idrocortisone allo 0,5% ma, se le zone colpite sono molto estese, è bene usare questo farmaco
solo dopo aver consultato il medico. è possibile intervenire sulle zone colpite con una serie di rimedi naturali: pomate a base di aloe vera, dalle forti proprietà antisettiche e cicatrizzanti, e pomate a base di
calendula, molto utilizzate nei casi di lesioni della pelle.

falso

8. FARE IL BAGNO DOPO MANGIATO AUMENTA IL RISCHIO DI CONGESTIONE E ANNEGAMENTO.

vero

Da definizione la “congestione” si riferisce a un “ristagno di liquidi a livello di un tessuto”: la
cosiddetta “congestione digestiva” non ha quindi significato dal punto di vista medico (anche se come
termine è entrato nell’uso quotidiano). Si tratta piuttosto di un rallentamento della digestione: il contatto
della nostra pelle con l’acqua fredda (ma anche con il getto del condizionatore) richiama il nostro sangue
alle aree periferiche del corpo per mantenere la nostra temperatura, togliendolo quindi a stomaco e
intestino. Nulla di rischioso per la nostra vita.
I disturbi (sintomi) che possono comparire in genere, sono non specifici e comuni anche ad altre condizioni.
I più comuni sono sudorazione fredda, brividi, pallore, sensazione di pesantezza e bruciore allo stomaco,
crampi all’addome, nausea fino ad arrivare a sintomi più gravi, anche se rari come la confusione.
Per evitare che si generino, basta limitarsi a consumare un pasto leggero, preferendo carboidrati e
limitando proteine e grassi (più lunghi e complessi da digerire). Poiché la causa principale
della “congestione” è un forte sbalzo termico verificatosi durante la digestione, per non incorrere in questo
disturbo è consigliabile essere prudenti e, dopo mangiato, evitare di:

  • passare improvvisamente da una temperatura ad un’altra (ad esempio, da un luogo molto caldo ad
    un ambiente eccessivamente climatizzato con aria condizionata o viceversa)
  • bere bevande ghiacciate o mangiare cibi molto freddi
  • tuffarsi in acque fredde
  • svolgere un’attività fisica intensa

Tuttavia esiste un fenomeno che invece può realmente causare l’annegamento, ed è l’«idrocuzione»: in
parole povere, il brusco sbalzo di temperatura che subiamo se ci tuffiamo tutti sudati nell’acqua gelida (con
o senza stomaco pieno) può causarci una perdita improvvisa di coscienza, facendoci rischiare
l’annegamento. Il pericolo qui non sta nell’aver pranzato, ma nel vero e proprio «shock termico» che
infliggiamo al nostro corpo se entriamo in acqua bruscamente. È una condizione molto seria, che non
dipende dall’aver mangiato (e quindi, facciamoci attenzione sempre!), ma che per fortuna è estremamente
facile da prevenire: basta entrare in acqua gradualmente, soprattutto se siamo accaldati e l’acqua è fredda

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