“BRAT: Balkan Route: Accoglienza in transito” è il nome di uno dei progetti di punta della Croce Rossa Italiana (CRI) sulla migrazione all’estero e in particolare nei Balcani, una regione che sin dalla dissoluzione della Jugoslavia degli anni 90’ è da sempre al centro della sua cooperazione internazionale. Un nome di progetto non scelto a caso, in quanto la parola “brat”, nella lingua serbo-croata, significa “fratello”. È un riferimento voluto per ricordare le centinaia di migliaia di fratelli e sorelle migranti che dal 2015 ad oggi hanno attraversato la rotta Balcanica, una delle più impervie e difficili rotte migratorie e come anche recentemente confermato da Frontex, ancora una delle più attive nel vecchio continente. Un flusso migratorio ininterrotto che racconta ogni giorno storie diverse di centinaia di persone, le quali, anche rischio della propria vita, attraversano dall’estate all’inverno e da sud a nord i diversi paesi balcanici, superando montagne innevate, fiumi gelati e passando per città e villaggi a loro sconosciuti, perseguendo sempre la ricerca di futuro migliore, in fuga da guerre e povertà.
Il progetto BRAT interviene proprio a supporto di tali “fratelli” sulla rotta balcanica, combinando interventi umanitari ad azioni volte a promuovere l’inclusione sociale e lo fa nello specifico in Bosnia ed Erzegovina, paese divenuto, dal 2018 in poi, uno dei principali crocevia della migrazione in Europa. Finanziato dall’Agenzia Italiana alla Cooperazione allo Sviluppo (AICS), BRAT punta tutto sul “sistema Italia” della cooperazione, mettendo insieme il meglio dell’esperienze e conoscenze sulla migrazione sviluppate in questi anni in Italia, tramite un consorzio costituito da organizzazioni italiane che si sono contraddistinte per il loro aiuto ai migranti, quali la CRI, Caritas Italiana e IPSIA (capofila). Con questo partenariato “Made in Italy” che porta con sé un ampio e vario bagaglio di capacità tecniche e potenzialità si lavora a stretto contatto con i propri partner locali bosniaci, in primis la Croce Rossa Bosniaca, con l’obiettivo ultimo di cercare di dare un’impronta diversa alla gestione della migrazione in Bosnia ed Erzegovina, cambiandone la narrativa e migliorandone i servizi offerti alle persone in transito. Tutto questo sempre all’insegna del raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Globale delle Nazioni Unite, tra i quali vi è anche quello di facilitare e regolarizzare la migrazione in sicurezza, assicurando la dignità e proteggendo la vita delle persone in transito (target 10.7).
Nell’ambito del medesimo progetto BRAT si è tenuta la scorsa settimana a Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina e città simbolo dell’incontro tra Occidente e Oriente, dinanzi al palazzo del Parlamento nazionale, il cuore istituzionale del paese, la cerimonia di consegna di tre pick-up comprati e donati dalla Croce Rossa Italiana ai volontari della Croce Rossa Bosniaca. Macchine di ultimo modello disegnate ed equipaggiate per far fronte all’emergenze più svariate e che da adesso saranno utilizzate all’interno del progetto BRAT dalle squadre di volontari della Croce Rossa Bosniaca nei cantoni di Sarajevo, Tuzla e Una Sana, sia per assistere i migranti lungo la rotta balcanica sia per supportare le autorità e le comunità locali in occasioni di ulteriori crisi umanitarie o disastri naturali.
Una donazione svoltasi alla presenza delle rispettive autorità italiane e bosniache, in primis l’Ambasciatore italiano a Sarajevo, Marco Di Ruzza e il Ministro dei diritti umani e dei rifugiati della Bosnia ed Erzegovina, Dr Sevlid Hurtić. Una rappresentanza che testimonia la vicinanza e l’interesse delle autorità sul tema dell’assistenza ai migranti come anche la volontà di continuare a supportare la preparazione e il rafforzamento degli attori umanitari locali durante le emergenze, come la Croce Rossa Bosniaca. Nuovi mezzi che non stanno solo per potenziamento logistico ma significano per la consorella bosniaca avere la concreta possibilità di “salvare più vite” grazie a una maggiore capacità operativa sul campo che permetterà di raggiungere gli ultimi che in questo caso sono i “fratelli” migranti, che senza il supporto dei volontari di Croce Rossa non riuscirebbero ad accedere ai minimi servizi di base e a continuare il loro viaggio in sicurezza. Questa donazione come tutta l’iniziativa progettuale mirano entrambi a promuovere un’accoglienza a 360° sempre presente, all’arrivo e come anche dice il progetto, “in transito”.