Conclusa la missione CRI in Iraq. Un aiuto concreto per ridare dignità a migliaia di sfollati
Foto di Yara Nardi
Centomila pasti distribuiti in quasi due mesi. La missione umanitaria della Croce Rossa Italiana nel Kurdistan iracheno si è conclusa, dopo aver incontrato migliaia di sfollati a Simel, a tre ore circa da Erbil. Una missione partita nelle prime settimane di settembre quando le scuole, i palazzi in costruzione e i campi profughi di Khanke hanno ospitato migliaia di sfollati scappati dal nord dell’Iraq. La Cri è partita con un team di 28 persone tra operatori e volontari, esperti in logistica e in cucina che si sono adoperati ogni giorno per cercare di raggiungere ogni angolo di quello sfortunato pezzetto di terra. “Perché – come ha detto il Presidente Francesco Rocca – non potevamo tirarci indietro rispetto alle responsabilità morali che sentiamo verso un conflitto che sta facendo molte vittime e provoca tanta violenza senza senso”. Oggi nel Kurdistan iracheno è arrivato l’inverno. La Croce Rossa se n’è andata, ma ha lasciato il testimone al WFP e alla Mezzaluna Rossa Irachena che per tutto il tempo della missione ha collaborato con la consorella italiana. Che, durante la permanenza nel Kurdistan, ha assunto anche personale locale. Proprio quelli che hanno perso tutto e che oggi almeno possono lavorare e rendersi utili per gli altri.
Foto di Yara Nardi
La strategia sta nel fatto che, soprattutto nella preparazione dei pasti, è importante rispettare gli usi e i costumi delle popolazioni che si vanno ad aiutare, senza imporre qualcosa di totalmente estraneo. Inoltre serve a creare uno scambio di esperienze e formazione e a dare lavoro. Come ci hanno raccontato gli operatori e i volontari della Cri nel diario di bordo che hanno tenuto durante la missione: “lo facciamo notare a Saha, le diciamo che ci fa piacere vederli sereni, adesso che il peggio per loro sembra passato. Lei ci risponde: ‘Sì, il peggio è passato, siamo felici perché ci siamo tutti e possiamo essere qui a raccontarlo. E se siamo qui, in questa casa che ci può dare ancora un po’ di dignità, è grazie a voi della Croce Rossa Italiana. Grazie a voi queste 28 persone possono pagare l’affitto di questa casa, possono comprare da mangiare, possono ricominciare. Non so come avremmo fatto senza di voi’. Una missione che all’inizio aveva un target preciso: gli sfollati iracheni. A cui però, nei primi giorni di ottobre, si sono aggiunti anche i profughi siriani, in fuga da Kobane e da Aleppo. Lì, al confine turco iracheno, chiamato Ibrahim Khalil o, più semplicemente ‘la dogana’, gli operatori di Croce Rossa, si sono messi al lavoro ogni giorno, fin dalle prime luci dell’alba, per confezionare i pasti caldi da distribuire agli sfollati. “Così ci si prende cura delle persone e dei loro sogni infranti – come ha raccontato Repubblica nel suo reportage dalla nostra missione – così si prova ad alleviare il dolore oltre confine, dove lo spazio, che sia solo un passaggio per rifocillarsi o una tenda su un campo polveroso dove rimanere, non sia soltanto una privazione del futuro”.
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