“Le persone qui continuano a sperare”. Da Idomeni la testimonianza di un medico volontario della Croce Rossa Italiana
di Laura BastianettoL’Europa ha due facce. Quella che aiuta, assicura cure mediche e fa divertire i bambini con giochi e la presenza di clown. E poi c’è l’altra, quella che costruisce barriere. In mezzo ci sono loro, i migranti che sono scappati dalla Siria, dall’Iraq e dall’Afghanistan e che, a distanza di nove mesi ormai dal sorgere delle prime tende nel campo spontaneo di Idomeni, non chiedono più di andare in Germania, Svezia o in Inghilterra. “Non importa dove, basta che non ci sia la guerra”. Così molti di loro raccontano a Valerio Mogini, medico volontario CRI, che sta offrendo il suo servizio ai migranti nel campo di Idomeni insieme con due Infermiere Volontarie, la Croce Rossa ellenica e quella austriaca. “Le persone qui sperano – racconta Valerio – e non si sono ancora perse d’animo. Quello che hanno vissuto prima di arrivare nel campo è sicuramente peggiore di questa situazione. Ecco perché resistono e chiedono di entrare in Europa”. Il ‘peggiore’ è ben visibile sui loro corpi che portano spesso i segni di ferite da guerra. Ma qui nella piccola clinica da campo i migranti arrivano per curare qualsiasi cosa. “Ciò che per un essere umano, in condizioni di normalità, può sembrare ordinario, qui diventa difficoltoso. Curiamo malattie croniche, dalla tosse all’ulcera. Il terreno su cui è sorto il campo, poi, non aiuta. Se piove, c’è fango ovunque e se non piove, come oggi ad esempio, si alza la polvere provocando risentimenti polmonari e oculari. La sera poi fa ancora molto freddo e c’è vento. La situazione però al momento è sotto controllo. Cominciamo il turno la mattina alle 8, ininterrottamente fino alle 16, per poi lasciare il campo alle altre organizzazioni. Qui c’è collaborazione tra tutte le associazioni presenti al fine di garantire una presenza continua e sempre pronta. Mi sento di escludere un rischio epidemie per il momento”.
Sono leggermente calate le presenze nel campo di Idomeni, dai 12 mila di qualche settimana fa, si stimano circa 9 mila persone. Valerio ci racconta dei tentativi da parte delle autorità greche di convincere i migranti qui fermi al confine con la Macedonia a spostarsi in campi di accoglienza ufficiali. “In arabo, francese e inglese distribuiscono volantini per esortare le persone a lasciare Idomeni. Assicurano che la frontiera non sarà aperta e d’altronde basta guardare quel filo spinato per capire che in effetti non andrà diversamente”. Nel campo vivono tante donne incinte e migliaia di bambini. “Prima di partire – conclude Valerio- non avevo nessuna aspettativa, non sapevo cosa avrei trovato, di sicuro non credevo ci fossero così tanti bambini e che fossero così piccoli. Alcuni vanno dai 4 mesi a 1 anno e ciò vuol dire che sono nati in viaggio o hanno viaggiato da neonati”. Proprio a loro Valerio ha dedicato un post ieri sera sul suo profilo Facebook che non ha bisogno di alcun commento aggiuntivo. “È alla dolcezza dei loro occhi, a quel punto cancellata dalla vita in un campo, che un giorno dovremo chiedere scusa. Chi ha portato la guerra nel loro paese e chi non ha voluto concedere loro la pace e la dignità è allo stesso modo responsabile. La storia siamo noi, la responsabilità è nostra”.