Hanno fatto il giro del mondo le drammatiche immagini provenienti dalla frontiera di Kuznica Bruzgi tra Polonia e Bielroussia, dove migliaia di persone in fuga da guerre e povertà, erano a pronte a tutto, anche a sfidare il freddo e il gelo, per raggiungere l’Unione Europea e avere la possibilità di una vita migliore. Immagini quelle di Kuznica Bruzgi che raccontano la stessa storia di sofferenza che viene vissuta anche dai migranti di Bihać al confine tra Bosnia e Croazia, nell’isola di Lesbo, nell’enclave spagnola di Ceuta in Marocco o degli sbarchi nei porti italiani. Una storia non solo Europea ma globale e che trova una causa nelle emergenze globali che affliggono i paesi più vulnerabili. Le disparità socio-economiche, le crisi climatiche, i conflitti e le conseguenze socio-economiche della pandemia del covid-19 hanno costretto dallo scorso maggio, migliaia di migranti ad arrivare anche in Bielorussia nel tentativo di entrare nei paesi confinanti: la Lituania e la Polonia, su tutti. Paesi questi che fino pochi mesi fa conoscevano poco questo nuovo fenomeno migratorio, fatto di persone provenienti dall’Africa, dall’Asia e dal Medio Oriente. Un flusso migratorio inaspettato che ha sorpreso i rispettivi sistemi nazionali di accoglienza, creando una nuova situazione emergenziale, nella quale un’altra volta ancora i partner del Movimento di Croce Rossa sono stati chiamati a intervenire, dimostrando prontezza ed efficacia. Le consorelle di Lituania, Polonia e Bielorussia hanno sin da subito mobilitato i propri team mobili di volontari raggiungendo i migranti tra i confini e i diversi centri di accoglienza, salvando vite e offrendo assistenza umanitaria a più vulnerabili.
Si stima che circa 20.000 persone siano state e continuano ancora ad essere coinvolte in questa nuova emergenza ai confini dell’Est Europa, di queste circa il 40% sono donne, bambini, minori non accompagnati e persone con disabilità, i più fragili. Bambini come quelli che sono attualmente ospitati nei magazzini del centro logistico nazionale nella regione di Grodno, in territorio bielorusso al confine con la Polonia, che hanno trovato conforto e supporto dai volontari della Croce Rossa Bielorussa e ai quali hanno regalato propri disegni per ringraziarli ed esprimere il loro apprezzamento per l’aiuto ricevuto.
Un’attività quella dei volontari in tutti e tre i paesi supportati dalla rete del Movimento di Croce Rossa e in particolare dalla Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. Un appello internazionale (Emergency appeal), al cui supporto sono invitati tutti sia internamente che esternamente al Movimento, è stato recentemente lanciato dalla Federazione e contiene un dettagliato piano operativo per organizzare in maniera coordinata gli aiuti nel breve e medio periodo. La CRI ha in programma di rispondere supportando le attività di assistenza umanitaria sul campo nei tre paesi delle rispettive consorelle e rafforzando l’impegno in Lituania e in Bielorussia, che la vede già in prima linea sia sul fronte della migrazione sia nel supportare le comunità più bisognose, con vari progetti di rafforzamento dei programmi di supporto psico-sociale, clownerie e tutela della salute pubblica, in particolare nella prevenzione alle malattie trasmissibili.
Il contributo all’appello sarà fondamentale sia per accrescere le capacità operative delle consorelle nelle loro diverse attività di distribuzione di beni primari, servizi di primo soccorso e supporto sociale, assistenza legale e ricongiungimento familiare sia per facilitare e sostenere a livello diplomatico l’accesso ai migranti da parte dei volontari della Croce Rossa. Un tema al centro dell’agenda politica di questa emergenza che è stato discusso in occasione delle recenti visite del Presidente della CRI-IFRC, Francesco Rocca, dove, prima a Minsk e poi a Mosca, ha incontrato le rispettive autorità nazionali con l’obiettivo di garantire l’intervento umanitario e l’assistenza a tutti e tutte, a prescindere dalle controversie politiche nel pieno rispetto dei diritti umani.