Sono molto felice di poterle fare alcune domande in quanto il mio primo incontro con la CRI è stato proprio con una Crocerossina , alle scuole medie, era docente di un corso di primo soccorso. Mai dimenticherò la bellezza e l’eleganza dell’uniforme bianca che ancora adesso emoziona ed esige rispetto da tutti.
Quali emozioni prova ogni volta che indossa la sua uniforme e cosa rappresenta per lei essere un’Infermiera Volontaria?
Diciamo che non esiste una definizione univoca di cosa rappresenti per me essere Infermiera Volontaria. Mi viene in mente che qualche anno fa c’era stata una campagna di reclutamento che aveva come slogan “Siamo le persone che abbiamo aiutato” e penso ciò possa essere una buona sintesi dello spirito del Corpo, che però personalmente vivo non solo “verso l’esterno” ma anche all’interno di Croce Rossa. Gli incontri, le amicizie, i momenti di crescita e di confronto che questa grande Associazione mi ha regalato negli anni mi hanno resa chi sono e, in definitiva, mi fanno provare un’immensa gratitudine oggi. Ed è un po’ questa gratitudine poi il motore e la motivazione di ogni giorno a indossare l’uniforme, un’uniforme che ci rimanda alle donne di Castiglione delle Stiviere e rappresenta per ogni Sorella il suo “diario” delle esperienze vissute. Diciamo che il fascino e l’orgoglio del camice bianco, la croce rossa di panno dove sta il cuore, e del velo blu, unici al mondo, sono impagabili per noi Sorelle, una tradizione che si rinnova e vive attraverso di noi non come passato, ma come presente.
Nel 2020 quali sono le motivazione che secondo Lei spingono una giovane ragazza ad arruolarsi tra le Infermiere Volontarie? E quali sono state invece le sue?
Penso che i 113 anni di storia del Corpo “raccontino” una sola motivazione: “Ama, conforta, lavora, salva”. Lo spirito della Crocerossina attraversa le epoche per la sua duttilità e adattandosi prima di tutto ai bisogni della popolazione, si rende “evergreen”. Si dice poi che i Giovani vogliano cambiare il mondo e io, anche nel 2020, voglio credere in un mondo dove il cambiamento lo si porti anche facendo servizio, donandosi agli altri e vivendo lo spirito di “Sorella” tra il nostro motto e i Sette Principi. Siamo donne, siamo madri, siamo figlie, siamo lavoratrici, e uniamo continuamente la nostra vita personale a quella di Sorella, siamo “donne come te”. Personalmente, io sono stata attratta dal fascino del mondo militare. Mio padre ha passato tutta la sua vita nell’Esercito e, come per lei, quando vedevo le Crocerossine provavo una forte ammirazione. E quindi, “da grande”, quando ne ho conosciute la mission e le attività ho capito che sarebbe stata la mia strada, e con il senno di poi penso di aver avuto ragione allora.
Quali sfide abbiamo di fronte come C.R.I. ed in particolare quali quelle delle II.VV?
La sfida principale resta la sfida dell’Umanità, il nostro primo Principio. Oggi, più che mai, infatti si può parlare di “urgenza Umanità”, proprio perché i fronti sono tanti e le ferite da tamponare immense. Tuttavia, credo che la voglia di mettersi in gioco sia altrettanta e che quindi la forza del Volontariato sia la chiave per rispondere efficacemente a ogni bisogno. Come Infermiere Volontarie, la sfida è sicuramente reinventarsi, creando sinergie e cercando nuovi orizzonti perché chi crede che siamo il passato remoto si sbaglia. Le “Sorelle” vogliono aprirsi al domani con rinnovata competenza, attingendo alla formazione di altissimo spessore offerta da Croce Rossa Italiana e dal nostro corso, ma anche con un’azione che valorizzi la nostra natura di Volontarie, Infermiere e Ausiliarie delle Forze Armate.
Gli obiettivi che si è prefissata come Ispettrice Nazionale? Alcuni li ha già raggiunti?
Innanzitutto, da quando mi sono presentata alle mie Sorelle, mi sono, e ci siamo, poste come imperativo: ordine e armonia. Ciò vuol dire tanto, poiché significa riportare il Corpo alla propria natura originale comprendendo un presente complesso e lavorando con un’Italia tanto bella quanto variegata. Il cammino fatto con il supporto dello Staff nazionale e delle Ispettrici Regionali è tanto, ma è ancora più lungo quello che ci aspetta. A partire dalla riforma del piano di studi, le modifiche regolamentari che ormai sono urgenti e la ricerca di collaborazioni con le Istituzioni in ambiti ancora inediti per noi. Desidero che ogni singola Sorella sia come una rotella di questo grande ingranaggio e l’energia sprigionata continui a crescere ogni giorno di più.
Riguardo l’emergenza Covid-19 che ancora la nostra nazione sta attraversando, quanto è stato impegnativa per le Sorelle questo periodo e quanto continua ad esserlo soprattutto vista la vostra costante presenza negli ospedali?
Sicuramente l’ultimo periodo è stato impegnativo anche solo per il fatto che, coinvolgendo l’intero territorio nazionale, si sono dovute attivare improvvisamente tantissime strutture e attività che necessitavano la presenza delle Sorelle e coordinare tutto ciò, necessariamente “da remoto”, ha avuto le sue criticità. Ma la soluzione che oggi ha saputo trasformare le criticità in motivi di orgoglio, è stata una struttura efficace e l’impegno di ogni Sorella. Dai tamponi, alle misurazioni di temperatura, dai servizi legati al “tempo della gentilezza” fino al supporto psicosociale, e poi all’indagine per la sieroprevalenza, ogni giorno sul territorio nazionale erano attive più di seicento Sorelle. Ma la vera ricchezza stupefacente deriva dal fatto che i servizi non si sono fermati a quelli diventati ormai “canonici”, ma anzi ci sono state iniziative davvero curiose che hanno visto le Sorelle pronte a lavorare, come la realizzazione di mascherine, le videochiamate per i pazienti ricoverati o il trasporto dei reagenti per i tamponi tra le regioni. Ciò di cui vado particolarmente orgogliosa è il fatto che ogni Sorella si è spesa per ciò che poteva, valorizzando le proprie competenze, e persino le Sorelle più anziane, che non potevano essere coinvolte direttamente hanno trovato il modo di dare una mano, realizzando a pieno lo spirito di Croce Rossa. Infine, la scelta, che ho volute fare in questi mesi, che si è rivelata un dono per me, è stata quella di essere un’Ispettrice Nazionale “sul campo”, entrando in contatto “vis à vis” con tante realtà diverse e andando a capire cosa si poteva fare per le mie Sorelle. Tanti bei momenti e incontri, condivisi in parte anche con il Presidente Rocca, come per esempio il giro tra Lodi, Bergamo e Brescia, la “mia” terra lombarda, che resteranno sempre nel mio cuore e di cui sono davvero grata.
Le missioni all’estero continuano? Come è la situazione delle Infermiere Volontarie che vanno in missione?
Ad oggi l’ultima missione aperta è la Missione Miasit Ippocrate, a Misurata (Libia), dove le Infermiere Volontarie lavorano nell’ospedale da campo interforze. Purtroppo dall’inizio dell’emergenza l’ospedale è stato chiuso al pubblico libico e quindi piano piano le Sorelle sono state rimpatriate. Le ultime sono addirittura tornate dopo più di cinque mesi dato che purtroppo i voli non erano molti e oggi la missione è “congelata”. Posso però anticiparvi che stiamo cercando nuovi teatri operativi internazionali in cui essere impiegate.
L’importanza delle diverse anime IIVV, Corpo Militare e Volontari all’interno della nostra associazione.
So che non dico niente di nuovo se paragono Croce Rossa a una grande famiglia. Però mi serve per dire che noi ci chiamiamo “Sorelle”, se abbiamo anche dei “Fratelli”, dei genitori e dei figli. Le dinamiche familiari esistono anche all’interno dell’Associazione e nonostante ogni tanto si possa discutere, avere idee diverse o magari non condividere la stessa visione si dorme tutti sotto lo stesso tetto, come si suol dire, e non può che essere una ricchezza il confronto e la diversa competenza. Una Croce Rossa unita è una Croce Rossa forte e noi, come Infermiere Volontarie, portiamo un passato unico e un presente multiforme che mettiamo, e metteremo sempre, a disposizione di questa meravigliosa Associazione e dei suoi Principi.
Intervista di Giovanna D’Errico su Magazine di CRIRoma
Volontaria Comitato Area Metropolitana di Roma Capitale