8 marzo, i piccoli grandi gesti di umanità delle volontarie della Croce Rossa: quattro storie di donne

Sono lavoratrici,
studentesse, mogli, mamme e colleghe. Ma soprattutto donne con una
marcia in più. Attraverso i racconti di Roberta, Lucia, Cristina e
Dianora, la Croce Rossa Italiana vuole celebrare oggi l’impegno, la
forza, la costanza – ma anche la dolcezza e l’umanità – delle
oltre ottantamila volontarie che, in ogni angolo del nostro Paese, si
impegnano tutti i giorni per portare assistenza e ascolto a tutte le
persone in difficoltà. Dei quasi 150mila volontari della Croce Rossa
Italiana, infatti, il 54% è donna e la maggior parte di loro
ha un’età inferiore ai 50 anni.

I numeri sono
ancora più incoraggianti se analizziamo i lavoratori della Croce
Rossa a livello nazionale, dei quali
il 35% è donna. Una
percentuale che sale sensibilmente se l’analisi si restringe ai ruoli
dirigenziali
dell’Associazione,
ricoperti da donne nel 47% dei
casi
. L’età media delle dipendenti
si aggira intorno ai 45 anni. “Le donne rappresentano una risorsa
fondamentale non solo nel volontariato – dichiara il Segretario
Generale della CRI, Flavio Ronzi

ma anche nelle aziende. Per questo teniamo sempre alta l’attenzione
sul tema e ci impegniamo ogni giorno per creare ambienti di lavoro
che vadano incontro alle esigenze delle donne. Solo se ridurremo il
gap di genere che ancora esiste in Italia in molti ambiti, avremo un
modello di società più inclusivo ed equo”.

ROBERTA – “Noi donne abbiamo
una marcia in più. Sappiamo conciliare tutto. Io sono sposata, ho
tre figli, due nipoti, ma il tempo per la Croce Rossa lo trovo
sempre”, racconta Roberta Vitali, 53 anni, autista soccorritore di
La Spezia, che ogni giorno accompagna pazienti dializzati in
ospedale. “Si crea un rapporto speciale, di amicizia profonda e,
dopo anni, ci considerano come parenti”. Ed è per questo che
Roberta e Luca, l’altro volontario con cui effettua il trasporto,
ogni giorno regalano “un piccolo momento di gioia” a Enrico,
paziente dializzato che da quattro anni è costretto su una sedia a
rotelle. Ogni mattina, prima di andare in ospedale, si fermano
davanti al mare del Golfo dei Poeti per ammirare il panorama, bere un
caffè e fare due chiacchiere: “Abita al terzo piano di una
palazzina senza ascensore ed è impossibile uscire. La sua vita
scorre davanti a una finestra. Quello che per noi è un piccolo gesto
di umanità, per lui è la vita”.
E se Roberta è entrata in
Croce Rossa lo deve proprio a un volontario della Croce Rossa che
diversi anni fa salvò la vita di suo padre in seguito a un incidente
stradale: “Se mio padre è ancora accanto a me, lo devo a quello
sconosciuto in uniforme rossa. Quel giorno ho iniziato a chiedermi
cosa facessi io per gli altri e cosa avrei potuto fare”.

LUCIA – Le stesse domande che hanno mosso le azioni di Lucia Radicchi, venticinquenne non vedente di Perugia che studia lingue e sogna di fare l’interprete. “Quando ho iniziato l’università, ho contattato i volontari della CRI, spiegando che ero non vedente e avevo bisogno di aiuto per gli spostamenti. Da lì hanno iniziato a coinvolgermi nelle loro attività e mi hanno proposto di diventare volontaria. Ho capito che potevo dare il mio contributo, aiutando le persone ad affrontare la paura di non conoscere la disabilità e a non chiudersi di fronte a ciò che è estraneo”.
Così oggi, insieme agli altri volontari, Lucia organizza aperitivi e cene al buio: “Insegniamo alle persone ad affidarsi agli altri. I limiti ci sono, non posso negarlo, ma voglio dimostrare agli altri che si possono superare. L’8 marzo? Vorrei che le persone riuscissero ad andare oltre la mia disabilità”.

DIANORA – Sorella Dianora
Guicciardini è Ispettrice delle Infermiere Volontarie di
Firenze, in Croce Rossa dal 2007 e sempre in prima linea nelle
emergenze. “La mia prima missione è stata nel 2009 dopo il sisma
dell’Aquila, poi Haiti a soli cinque giorni dal terremoto. Ho tanti
ricordi, tanti volti e tante storie, ma quello che non mi
dimenticherò mai è una persona migrante nel campo di Ventimiglia
che mi chiese di caricare il suo cellulare con lo schermo rotto e
pieno di sabbia. Aveva attraversato il mare, e quel telefono era il
simbolo del fatto che era sopravvissuto. È stata una esperienza
molto dura, addirittura più toccante di una missione di recupero
salme a causa di un naufragio, a cui avevo precedentemente
partecipato”.

CRISTINA – Ha quarantaquattro
anni, durante il giorno lavora a Piazza Affari e di sera sveste i
panni da manager per indossare l’uniforme della Croce Rossa e
andare con gli altri volontari dell’Unità di Strada a portare
ascolto e supporto alle persone senza dimora di Milano.
“Fare
volontariato – spiega Cristina Tinozzi – dare un sostegno alle
persone in difficoltà mi fa vivere con occhi diversi anche le mie
giornate frenetiche, tra compravendite di azioni e denaro”.
Ma,
nonostante quanto si possa immaginare, “sono molte le donne che
occupano ruoli dirigenziali nel mondo della finanza, anche se non c’è
ancora piena parità. Mentre nel volontariato questa differenza non
esiste: uomini o donne, giovani o anziani, quando indossiamo questa
uniforme siamo tutti Croce Rossa”.

Un ruolo sociale importante, dunque,
quello ricoperto dalle donne nella Croce Rossa Italiana, come
sottolinea il consigliere nazionale Paola Fioroni: “Non
possiamo negare che il nostro Paese abbia fatto degli sforzi
normativi e strutturali importanti per favorire le pari opportunità,
ma ancora c’è parecchio da fare. C’è bisogno soprattutto di
tanta educazione e cultura in più per consolidare il rispetto. E il
volontariato può svolgere un compito fondamentale in questo senso.
Per noi l’8 marzo è solo un’occasione per ricordare che il
rispetto è una condizione giornaliera per diritto e per dovere”.

 

Categorie: News

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