L'umanità prevalga sull'odio

“È necessario che la popolazione civile, gli operatori umanitari, il personale e le strutture sanitarie siano protetti, che venga garantito un accesso sicuro ad aiuti e servizi essenziali. Che le bombe smettano di cadere e l’Umanità prevalga sull’odio: questo è il nostro appello ad un anno dall’inizio del conflitto in Israele e nei territori palestinesi occupati. La crisi umanitaria è grave e diventa ogni giorno più complessa. Siamo preoccupati dall’estendersi del conflitto in Libano. Sono decine di migliaia i morti e milioni le persone che hanno bisogno di assistenza. Ad aver perso la vita sono anche gli operatori umanitari e i volontari, 27 quelli del nostro Movimento che hanno pagato a caro prezzo il loro impegno a favore delle popolazioni colpite dal conflitto. Le violenze che si verificano da un anno a questa parte in Medio Oriente non ci hanno fermati: c’eravamo prima dell’inizio di questa emergenza e ci siamo oggi, pronti a supportare chiunque abbia bisogno di aiuto, a lenire il dolore di chi soffre, ad asciugare le lacrime di chi ha perso un proprio caro, la propria famiglia, un amico. Nella speranza che queste atrocità, che l’odio che arriva ai nostri occhi attraverso le immagini dei Tg, abbiano fine il prima possibile”.
Rosario Valastro
Presidente Nazionale Croce Rossa Italiana

Trecentosessantacinque giorni di sofferenze e atrocità, di perdite e violazioni.

Ad un anno di distanza dall’inizio di questa grave crisi, il conflitto in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati continua a generare gravi bisogni umanitari tra le popolazioni, in particolar modo nella Striscia di Gaza.

Le operazioni militari hanno subito un’escalation drammatica, senza segni di rallentamento. L’attacco del 7 ottobre 2023 ha causato la morte di almeno 1.200 israeliani e 5.430 persone sono rimaste ferite. Nella Striscia, il numero delle vittime ha superato quota 41.020 morti tra i cittadini palestinesi, di cui almeno 10.000 bambini, e oltre 90.000 civili sono rimasti feriti. In Cisgiordania, il bilancio è di 569 morti e 5.500 feriti (OCHA, 2024).

Il 90% della popolazione gazawi, quasi 2 milioni di persone, ha dovuto abbandonare le proprie case nella Striscia di Gaza, senza acqua, cibo e accesso ai servizi essenziali. La Mezzaluna Rossa Palestinese ha messo in piedi 16 campi per accogliere gli sfollati interni (IDPs) nei Governatorati di Rafah (139 famiglie), Deir Al-Balah (113 famiglie), Khan Younis (1084 famiglie). L’assistenza umanitaria comprende la distribuzione di pacchi alimentari, kit igienici, coperte, materassi, acqua, taniche, kit da cucina e altri beni di prima necessità. Tuttavia, rimangono ancora quasi 100.000 famiglie con un urgente bisogno di un rifugio (PRCS, 2024).

Oltre la metà delle residenze abitative e più dell’80% dei servizi commerciali sono stati danneggiati o distrutti nella Striscia di Gaza. Quasi il 70% delle strade hanno subito gravi danni (OCHA, 2024).

La situazione alimentare in tutta la Striscia è particolarmente critica. Le operazioni militari israeliane hanno interrotto le forniture di beni essenziali e impedito l’accesso alle risorse alimentari. Le riserve alimentari sono scarse, e i mercati locali sono in gran parte chiusi, aggravando ulteriormente la crisi. La crescente scarsità di cibo e il tasso di malnutrizione aumentano rapidamente in tutta la popolazione gazawi, con quasi mezzo milione di persone a rischio imminente di carestia (Fase 5 IPC, OCHA 2024).

Il sistema sanitario a Gaza è vicino al collasso. Gli ospedali e le cliniche, già sotto pressione, sono stati gravemente danneggiati dai bombardamenti e dalle ostilità. Oltre metà degli ospedali nella Striscia sono fuori servizio, solo 17 strutture sono parzialmente funzionanti. I 9 ospedali da campo costruiti non sono tutti pienamente operativi. Almeno 130 ambulanze sono state colpite dai bombardamenti mentre svolgevano le loro operazioni di soccorso (OCHA, 2024).

Le epidemie e le malattie infettive sono una minaccia concreta, come dimostrano tristemente i nuovi casi di poliomielite registrati nella Striscia di Gaza dopo 25 anni. Sono stati registrati quasi un milione di casi di acute infezioni respiratorie, 577.000 casi acuti di diarrea acquosa, e più di 100.000 casi di sindrome dell’ittero (OCHA, 2024).

Ogni giorno le squadre di emergenza della Stella Rossa di Davide (MDA), della Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) e del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) sono impegnate per salvare vite e garantire cure mediche alla popolazione colpita dal conflitto.

Operatori e volontari rischiano la vita quotidianamente e, fino ad oggi, 27 di loro sono deceduti durante il servizio. Per questo la Croce Rossa Italiana e tutto il Movimento Internazionale, di cui la CRI fa parte, sono impegnati nel continuare a fornire protezione e soccorso alle persone che subiscono gli orrori della violenza e agli operatori umanitari in prima linea e nel chiedere con forza che il Diritto Internazionale Umanitario venga rispettato, che i civili siano protetti e gli operatori umanitari non vengano attaccati.

Fin dal primo istante, la Croce Rossa Italiana si è mobilitata lanciando una raccolta fondi e offrendo supporto e aiuti cruciali alla popolazione civile, attraverso la sua collaborazione con la Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) e in accordo con i principi fondamentali del Movimento della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa.

Le operazioni umanitarie sono fortemente compromesse. La chiusura del valico di Rafah, principale punto di ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, ha seriamente compromesso la distribuzione degli aiuti dal 7 maggio 2024. L’ingresso attraverso il valico di Karem Abu Salem non è facile né sufficiente a causa delle restrizioni israeliane, dei ritardi ai posti di blocco, delle strade distrutte, degli ordigni inesplosi e della mancanza di carburante. Nel nord della Striscia è ancora attivo solo il corridoio giordano in coordinamento con la Mezzaluna Rossa giordana (OCHA, 2024).

La situazione è andata inasprendosi anche al confine tra Israele e Libano. Il paese stava già affrontando una terribile crisi socioeconomica, con decine di migliaia di sfollati. Dopo un aumento dell’intensità degli attacchi, più di 346.000 persone sono state sfollate. Secondo il Ministero della Sanità libanese, durante i bombardamenti del 23 settembre scorso hanno perso la vita circa 500 persone, rendendolo per il Libano il giorno più sanguinoso del conflitto negli ultimi 20 anni.

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