4 aprile, la Giornata Internazionale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi.

Da una parte all’altra del mondo, da Paese a Paese, nonostante le molteplici differenze e cause, le conseguenze delle guerre e dei conflitti armati sono spesso simili e il conto umanitario finale risulta essere sempre più gravoso rispetto a qualsiasi tipo di precedente analisi bellica. Una di queste conseguenze, viene annualmente ricordata oggi, il 4 aprile, in occasione della Giornata Internazionale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi. Anniversario istituito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005 per richiamare gli Stati Nazionali a collaborare fattivamente in azioni di sminamento in tutti quei Paesi che hanno vissuto un conflitto nei propri territori e nei quali la presenza di mine e degli ordigni militari inesplosi rappresenta ancora uno delle principali minacce a livello di sicurezza delle proprie comunità e dei propri percorsi di sviluppo socio-economico.

Dai Paesi coinvolti nella seconda guerra mondiale, passando per i conflitti militari anni ‘90 nei Balcani fino ad arrivare alle recenti crisi in Siria e Ucraina, il 4 aprile serve per ricordare una storia che tristemente si replica senza fine, continuando a segnare la perdita di nuove vite umane e di incidenti e feriti a cause dalle mine e dagli ordigni inesplosi, anche a distanza di anni da conflitti ormai conclusi.

Basta guardare come ancora oggi in Italia vengono regolarmente svolte attività di disinnesco e rimozione degli ordigni bellici delle guerre mondiali, nella quali la Croce Rossa Italiana e il suo corpo militare svolgono ancora un’azione chiave a supporto del Ministero della Difesa, fornendo supporto sanitario ai numerosi interventi di disinnesco (solo nel 2022 la CRI ha fornito supporto a oltre 2000 interventi sul territorio nazionale). Oppure è sufficiente guardare poco più in là, oltre l’Adriatico, è constatare come ancora oggi il 2% del territorio nazionale della Bosnia Erzegovina risulta minato con una stima di circa 80.000 ordigni inesplosi, a causa del conflitto degli anni ‘90.

Corsi d’acqua, interi boschi, piantagioni agricole, aree rurali e urbane tutte assoggettate dalla medesima e costante minaccia di un’imminente esplosione e costretti a fare i conti con il protrarsi di una guerra che in alcuni casi non vuole andare via. Non solo quindi vittime e feriti ma le conseguenze delle mine inesplose colpiscono lo sviluppo socio-economico dei paesi e di intere comunità, obbligandole a istituire complessi sistemi e infrastrutture di riabilitazione socio-fisica per le vittime delle mine e a escludere a priori da piani nazionali di sviluppo economico intere porzioni di propri territori in quanto contaminate.

È quello che sta succedendo oggi giorno in Ucraina, che a causa dell’odierno conflitto è diventato il paese più contaminato dalle mine in tutto il globo terrestre, con più di 174.000 km2 di territorio contaminato. Un’emergenza nell’emergenza che oggi si ricorda in occasione dell’anniversario del 4 aprile, ma che occupa le agende dei principali attori internazionali, quotidianamente impegnati per mettere in sicurezza la popolazione.

Da qui nasce l’idea di un progetto sullo sminamento umanitario in territorio ucraino (Demining Ukraine: Strengthening community awareness on mine risks prevention and assistance to the victims), portato avanti dalla Croce Rossa Italiana insieme alla Consorella Ucraina e ai partner del Movimento e con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Un intervento progettuale volto ad aumentare la consapevolezza delle comunità sui rischi relativi alle mine ed altri residuati bellici, rafforzando le capacità di prevenzione e potenziando l’assistenza sanitaria delle vittime in Ucraina. Un progetto che per 15 mesi interverrà nelle regioni ucraine di Zhytomyr, Kyiv e Chernihiv, raggiungendo tramite diffuse campagne di sensibilizzazione e prevenzione più di 30.000 persone tra giovani studenti delle scuole, funzionari statali, volontari della Croce Rossa Ucraina e semplici membri delle comunità, con l’obiettivo di salvare vite e diminuire il più possibile il numero degli incidenti.  Attività sul campo che metteranno insieme il meglio dell’expertise tecnico della Croce Rossa Italiana e Ucraina, che da anni implementa già un’ampia programmazione sulla sensibilizzazione dei rischi della guerra e delle mine; senza dimenticare poi il coinvolgimento di numerosi attori istituzionali, quali la protezione civile Ucraina (SESU) e la Fondazione CIMA (Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale), entrambi i quali continueranno a lavorare a stretto contatto con la CRI e la consorella ucraina, ampliando la stretta collaborazione in azioni mirate di monitoraggio e prevenzione, utilizzando nuovi  strumenti e metodologie innovative create ad hoc durante il progetto per promuovere lo sminamento umanitario.

Una nuova programmazione progettuale a 360°, lanciata non a caso in occasione della Giornata Internazionale del 4 aprile, per ribadire come la questione dello sminamento rappresenti una sfida di tutti e come le eredità delle guerre non vanno via facilmente, ma condizionano la vita e i destini delle future generazioni.

Copy link
Powered by Social Snap