Prosegue l’impegno della CRI per la protezione dei beni culturali

Si rinnova l’impegno della CRI per la protezione dei beni culturali attraverso l’apposizione di scudi blu per la tutela del patrimonio storico e culturale. Il Comitato CRI di Brescia ha avviato nel 2023 il Progetto ‘Uno Scudo Blu per la Cultura’, un percorso che ha portato in sei mesi all’apposizione di 20 Scudi Blu su altrettanti beni culturali nei capoluoghi e province di Brescia e Bergamo, capitali italiane della cultura per quell’anno. Nel marzo 2024, il testimone del Progetto passerà ufficialmente al Comitato CRI di Pesaro, nuova capitale italiana della cultura. Le attività già programmate in tal senso includeranno l’apposizione dei primi tre Scudi Blu presso la Piazza del Popolo, i Musei Civici di Palazzo Mosca e la Cattedrale di Santa Maria Assunta, duomo della città.

Proseguirà così l’azione di diffusione sia all’interno della CRI, sia nei confronti delle istituzioni e della cittadinanza, rispetto all’importanza dello Scudo Blu e alla tutela che comporta la sua apposizione. Queste azioni di prevenzione e salvaguardia permetteranno all’Italia di essere maggiormente preparata all’assolvimento del proprio compito, sia in tempo di pace, che nell’ipotesi di conflitto armato.

Il futuro ha una lunga storia. Proteggiamola

Nel 2022, la CRI ha poi lanciato la Campagna nazionale per la promozione e la tutela dei beni culturali “Il futuro ha una lunga storia. Proteggiamola”, allo scopo di aumentare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni tramite una vasta azione di sensibilizzazione e di disseminazione del DIU. Tra gli obiettivi centrali della Campagna rientra quello di mappare tutti i beni eleggibili di protezione sul territorio nazionale, e sostenere le autorità italiane nell’apposizione dello ‘Scudo blu’, in applicazione degli articoli 16 e 17 della Convenzione del 1954.

Tali attività beneficiano di un Protocollo d’Intesa con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), e vengono condotte in sinergia con gli Enti Locali e le amministrazioni preposte, grazie al coinvolgimento di Volontari CRI adeguatamente formati. In particolare, un toolkit digitale (card social, stories social, copertina Facebook e card cornice) è stato elaborato e messo a disposizione dei Volontari CRI per supportare la promozione della Campagna, mentre un manuale volto a illustrare la procedura tipo da seguire ai fini dell’apposizione dello Scudo Blu, in sinergia con i vari enti coinvolti, è in via di realizzazione.

Le Convenzioni e il DIU

La protezione dei beni culturali durante un conflitto armato si iscrive nel più generale contesto della loro tutela quale patrimonio storico e – appunto – culturale, non solo al livello locale o nazionale, ma dell’umanità intera come previsto nei trattati internazionali di riferimento. In particolare, il fulcro del sistema di protezione che il Diritto Internazionale Umanitario (DIU) prevede a favore dei beni culturali è costituito dalla Convenzione dell’Aja del 14 maggio 1954, insieme all’annesso Regolamento di esecuzione, al Protocollo aggiuntivo di pari data, e ad un secondo Protocollo del 1999.

Tale quadro normativo disciplina la tutela di “beni, mobili o immobili, di grande importanza per il patrimonio culturale dei popoli”, e utilizza per la prima volta l’espressione “beni culturali”, in sostituzione di quelle più restrittive utilizzate precedentemente al livello internazionale (“edifici dedicati all’arte e alla scienza”, “monumenti storici”, “opere dell’arte e delle scienze”), assicurando così la protezione da devastazioni, distruzioni e saccheggi durante un conflitto armato anche di musei, archivi e biblioteche. Non solo: per la prima volta si prevede che il “bene culturale” venga segnalato in base a una segnaletica uniforme stabilita internazionalmente, stante che la mancata apposizione dell’emblema non giustifica comunque la violazione delle norme DIU applicabili a protezione del bene.

In particolare, la Convenzione del 1954 stabilisce come segno internazionale di protezione “uno scudo, appuntito in basso, inquartato in croce di S. Andrea di blu e bianco (uno scudo, formato da un quadrato blu, uno dei cui angoli è iscritto nella punta dello stemma, e da un triangolo blu al di sopra del quadrato, entrambi delimitanti dei triangoli bianchi ai due lati)”. Tale contrassegno può essere posto solo o ripetuto tre volte in casi di “protezione speciale”. Nel 1999 si è poi aggiunto il secondo Protocollo che ha sancito una ‘protezione rafforzata’ di tali beni, oltre a quella ‘generale’ e a quella ‘speciale’ previste dalla Convenzione del 1954, che avevano ricevuto scarsa applicazione.

L’Italia ha ratificato la Convenzione dell’Aja del 1954 il 9 maggio 1958 tramite la legge n. 279/1958 e il II Protocollo aggiuntivo relativo alla protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato del 1999 il 10 luglio 2009 con la legge n. 45/2009. Al livello nazionale, tuttavia, la Convenzione è stata applicata in modo inferiore alle esigenze del territorio e il suo contenuto non è stato adeguatamente diffuso tra tutti gli attori interessati. Nel frattempo, i conflitti recenti anche in Europa dimostrano come i beni culturali siano spesso un obiettivo strategico delle forze in campo, la cui distruzione non è più necessariamente un evento collaterale dello stesso.

Ciò rappresenta una tematica di crescente interesse per la Croce Rossa Italiana (CRI). Da circa due anni, la CRI organizza corsi di Alta Formazione per i propri Istruttori DIU nei quali si affrontata la tematica attraverso una lente prettamente storica e giuridica, andando ad illustrare l’evoluzione normativa inerente alla tutela dei beni culturali, a livello nazionale e a livello internazionale, anche tramite attività di gruppo e momenti di riflessione su casi pratici.

 

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