Al Summit sono intervenuti anche il Ministro dell'Interno Piantedosi e il Sottosegretario agli Esteri Silli

Ieri ultimo giorno del Summit per una politica umanitaria sulle droghe “Rome Consensus 2.0” che si è concluso con la presentazione alla stampa del primo studio osservazionale su overdosi realizzato a livello mondiale e tradotto anche in lingua inglese. Una ricerca basata su 65.000 dati ricavati dai questionari compilati dagli Operatori della Unità di Strada di Villa Maraini-CRI a seguito di eventi di soccorso per overdose effettuati nel periodo 1995-2022 nel quartiere di Tor Bella Monaca oppure in Piazza dei Cinquecento (Stazione Termini) a Roma. Il campione è di 1.000 casi di overdose dei 3.000 che in 30 anni sono stati affrontati dal personale non-medico della Fondazione in strada, con una o più somministrazioni di Naloxone per via endovenosa oppure sublinguale, con la risoluzione positiva del quadro clinico dell’utente.

“Contrariamente a quanto si possa pensare – ha spiegato Giancarlo Sandri, medico curatore dello studio – la fascia di maggior rischio overdose non è quella 18-25 anni ma quella dai 36-45 anni che vede un picco di n°388 casi. Infatti sono più a rischio quei soggetti che utilizzano sostanze da almeno 10 anni, ovvero 62,9% del totale andato in overdose. Si nota, infatti, che l’85,9% del campione ha iniziato ad usare sostanze prima dei 25 anni. Inoltre, mi ha molto colpito – continua Sandri – il dato che sottolinea come ad andare in overdose siano maggiormente le persone non seguite in nessun modo da strutture di cura (ovvero n°603 soggetti sui 1.000). La maggior parte vanno in overdose in compagnia, esattamente il 66,2% del campione, e sono proprio gli amici che danno poi l’allarme agli operatori di Villa Maraini-CRI che possono intervenire. Il 33,8% del campione invece era solo, ma in zone di prossimità al nostro Camper, consentendoci di intervenire. É stata una conferma – conclude – scoprire invece che più della metà del campione, ovvero il 58,2%, usa anche altre sostanze che sono principalmente alcol e benzodiazepine”.

“Chi abusa di sostanze e non è seguito da nessuna struttura – come confermano i dati – rischia la morte da overdose più facilmente, quindi non finirò mai dire che bisogna facilitare l’accesso alle cure. Il nostro lavoro di prossimità in strada iniziato contro il parere di molti 30 anni fa, si è rivelato fondamentale, non solo perché abbiamo salvato da morte certa oltre 3.000 persone, ma anche per aver ridotto la diffusione di malattie infettive come HIV ed Epatite C, e avviato centinaia di persone alle cure facendoli poi diventare a loro volta operatori sociali”, commenta Massimo Barra, fondatore Villa Maraini-CRI.

L’abbattimento delle barriere per accedere all’assistenza sanitaria e l’importanza del garantire cure per tutti, a prescindere dalle condizioni socio-economiche, sono stati i temi al centro del dialogo tra esperti e istituzioni. L’evento è stato un’importante occasione di condivisione e formazione per comprendere e approfondire le strategie della politica umanitaria sulle tossicodipendenze attraverso sessioni tematiche, workshop e tavoli di dialogo a cui, oltre ai delegati di CRMR di tutto il mondo e ai rappresentanti di ONG e delle Nazioni Unite, ha preso parte anche il Presidente CRI Rosario Valastro. Tra le presenze istituzionali intervenute in questi giorni, inoltre, il Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri, Giorgio Silli, e il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha preso parte al Summit in collegamento da remoto.

“Sul tema droga serve un approccio condiviso a livello internazionale. Le sfide sono complesse ma voi qui avete un’occasione unica di discutere del tema”, ha detto il Sottosegretario Silli. “A livello internazionale l’Italia era tristemente famosa per le mafie, che promuovono il narcotraffico. Ora invece siamo noti per il contrasto alla criminalità organizzata e la nostra azione sul tema droga è basata su promozione della salute pubblica, diffusione delle buone pratiche e coinvolgimento dei giovani in azioni di prevenzione. Appena sarà possibile poi, vogliamo riprendere in Afghanistan, uno dei maggiori produttori di oppio, progetti di riconversione delle colture illecite”.

“Le dipendenze patologiche sono uno dei grandi problemi dell’epoca moderna sia a livello sociale che sanitario e di sicurezza della collettività”, ha dichiarato il Ministro Piantedosi. “Non esiste una soluzione unica al problema, sicuramente aderisco in pieno all’approccio personalizzato alla cura proposto da Massimo Barra e che la Fondazione Villa Maraini ogni giorno propone ai suoi utenti, senza distinzioni di razza, sesso e credo religioso. Realtà quella della Fondazione che ho avuto il piacere di conoscere lo scorso anno, quando ero Prefetto di Roma, in occasione della visita del Presidente Sergio Mattarella. È un mirabile modello di multiservizi che mirano a restituire alla persona la sua dignità e libertà dalla dipendenza patologica da sostanze”, ha aggiunto il Ministro. “Voglio ricordare che ¼ della popolazione carceraria è formata da tossicodipendenti e che in generale il 30% dei detenuti è in carcere per problemi di droga. Spero che dallo scambio di questi giorni escano nuove proposte, il Ministero dell’Interno è pronto ad ascoltarle, perché bisogna cercare di recuperare le persone e garantire diritto alla salute ma sempre ricordando che va tutelata la sicurezza della collettività”.

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