Paolo Monorchio, Referente Nazionale CRI per la donazione del sangue: "In Italia migliaia di pazienti affetti da gravi malattie possono condurre una vita migliore grazie ai farmaci plasmaderivati

L’intervista del Referente Nazionale Croce Rossa Italiana per la donazione del sangue, Paolo Monorchio, a curata da Francesca Franceschi, per Donatori H24. Un approfondimento chiaro e puntuale sulla situazione delle donazioni di sangue e plasma nel nostro Paese e sull’importanza della sensibilizzazione e dell’educazione al dono. 

Dottor Monorchio, in questi mesi molte regioni d’Italia hanno fatto e stanno facendo i conti con la mancanza di scorte. Alcune nel periodo estivo hanno addirittura dovuto rinviare gli interventi chirurgici programmati. Oltre ai casi di positività da Covid-19, quali sono le ragioni?

“La pandemia da SARS-CoV-2 ha determinato una serie di mutamenti organizzativi che hanno coinvolto il sistema trasfusionale nazionale, esponendolo a nuove fragilità e complessità. La novità rispetto al passato è che anche le Regioni più virtuose, e che storicamente avevano eccedenze, stanno vivendo momenti di grandi difficoltà nella raccolta di emocomponenti. I numeri rilevati quest’anno segnalano però anche un altro dato, ovvero il progressivo invecchiamento della popolazione dei donatori, a cui non fa seguito un adeguato ricambio generazionale. Preoccupa anche il decremento dei nuovi donatori, pari al 24% nell’ultimo decennio”.

Rispetto al 2021, che andamento ha registrato finora la Croce Rossa Italiana? Si può tracciare un bilancio anche per le donazioni di plasma?

“Sensibilizzare e coinvolgere nuovi donatori è tra gli obiettivi della Croce rossa italiana: la CRI è da sempre in prima linea per promuovere la donazione del sangue come atto di generosità e contributo indispensabile alle nostre Comunità. La Croce Rossa Italiana è attiva su tutto il territorio nazionale, grazie al supporto dei suoi 150 mila volontari e alla sua capillarità territoriale. Negli ultimi anni abbiamo incrementato le unità di raccolta sangue e il numero di autoemoteche, oltre ad aver rafforzato la sinergia con il Centro Nazionale Sangue (CNS) e con i vari sistemi sanitari regionali, che sono punti di riferimento per l’intero sistema sangue. La Croce Rossa ha, poi, sviluppato una serie di campagne per la promozione della “cultura della donazione” e per dare impulso alla raccolta del sangue su tutto il territorio nazionale. Oltre ad essere parte integrante ed attiva del CIVIS – Coordinamento Interassociativo Volontari Italiani del Sangue insieme alle altre associazioni del dono”.

Ha avuto modo di vedere la nostra campagna #DaMeaTe per l’autosufficienza nel plasma? Cosa ne pensa?

“Tutte le campagne che si propongono di sensibilizzare i cittadini sulla necessità di accrescere la raccolta del plasma sono importanti e fondamentali per raggiungere l’autosufficienza nazionale per gli emocomponenti, in particolare per il plasma. La campagna di sensibilizzazione #DaMeaTe di Donatorih24 ha avuto il merito di sensibilizzare i cittadini sull’importanza di donare sangue e plasma, dando voce proprio ai donatori attraverso le loro testimonianze, i loro racconti, ed approfondimenti. Ciò ha permesso di comprendere ed approfondire meglio l’importanza di un gesto volontario, non retribuito, anonimo e  di grande responsabilità ed amore”.

Come mai in Italia è così ancora difficile diffondere la cultura della donazione del plasma? Quali ancora i passi da fare? Si sente di lanciare un messaggio anche per spiegare che molti pazienti vivono solo ed esclusivamente grazie ai plasmaderivati?

“In Italia esistono migliaia di pazienti affetti da gravi malattie che soltanto grazie a un utilizzo costante, quotidiano, di farmaci plasmaderivati, possono riuscire a condurre una vita migliore. Secondo il Centro nazionale sangue, nei primi cinque mesi del 2022 la raccolta del plasma per la produzione di medicinali plasmaderivati è diminuita di oltre il 5,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A complicare lo scenario è il calo della raccolta plasma negli Stati Uniti, da cui l’Europa dipende per l’importazione di medicinali plasmaderivati; tale calo si ripercuote così sui prezzi dei farmaci. Sono diversi i fattori che stanno influenzando negativamente la raccolta di sangue e plasma nel nostro Paese: l’onda lunga della pandemia, lo scarso ricambio generazionale dei donatori, la carenza di personale medico e la riduzione degli orari di apertura dei Servizi Trasfusionali. Un insieme di fattori che rischia di avere delle conseguenze molto serie per tutti i pazienti con malattie rare, e che dipendono dalle donazioni di plasma. L’autosufficienza nazionale per il plasma è l’obiettivo da raggiungere e consiste nel tagliare il traguardo dei 18 kg ogni mille abitanti. Un obiettivo alla portata del Sistema Trasfusionale italiano che diventa raggiungibile solo promuovendo la consapevolezza dell’importanza della donazione del plasma nella popolazione. Sono molti i pazienti e le patologie che possono essere curati con i medicinali plasmaderivati: immunodeficienze primitive, neuropatie disimmuni, emofilia. L’invito è, dunque, per chi ancora non ha scoperto la bellezza di donare, a non lasciarsi sfuggire questa magnifica occasione per fare veramente la differenza nella vita di chi, in questo momento, ha maggiore bisogno di noi”.

Cosa sta facendo la Croce Rossa Italiana per diffondere la cultura del dono anonimo, volontario e gratuito specie tra i giovani?

“La raccolta di sangue in Italia, come certificato dai dati diffusi dal Centro Nazionale Sangue ha visto un significativo rallentamento delle donazioni, con le Regioni virtuose che di solito hanno coperto i fabbisogni di altre Regioni che sono, ad oggi, in affanno. È una tendenza da invertire perché, se vogliamo aumentare la quantità di donazioni, è fondamentale attrarre i giovani con campagne di sensibilizzazione mirate e far crescere la cultura della donazione anche attraverso i canali di comunicazione più utilizzati dai ragazzi. In quest’ottica, ad esempio, la Croce Rossa Italiana ha stretto accordi di collaborazione con le associazioni studentesche universitarie, con il Miur, per le attività negli Istituti scolastici, e con le federazioni sportive, proprio per parlare ai giovani ed avvicinarli cosi alla cultura del dono. Il loro coinvolgimento nella donazione di sangue è uno degli obiettivi principali della CRI: la sostenibilità del sistema sangue dipende proprio dall’apporto delle nuove generazioni. Con questi accordi i valori della solidarietà entrano nella vita quotidiana della popolazione universitaria, degli studenti e degli sportivi; in questo modo il diritto allo studio e il diritto alla vita si incrociano e si alimentano”.

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