Rocca: “Dobbiamo affrontare con decisione le cause profonde di questa crisi e mettere in atto soluzioni a lungo termine”
“Ignorare la crisi non è un’opzione perché il fenomeno della fame globale si aggrava, giorno dopo giorno”, avverte il Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa in una conferenza stampa da Ginevra con il Presidente della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC), Francesco Rocca, e con il Presidente del Comitato Internazionale (ICRC), Peter Maurer. Incontro che è stato trasmesso online sul canale delle Nazioni Unite, in vista dell’Assemblea Generale a New York (rivedi la conferenza qui).
Conflitti armati, emergenze legate al clima, difficoltà economiche e ostacoli politici stanno portando a una crescente ondata di fame nei paesi di tutto il mondo. La miseria si intensificherà senza un’azione urgente capace di contrastarla. Più di 140 milioni di persone in questo momento stanno affrontando una grave insicurezza alimentare a causa di conflitti e instabilità. Inoltre, il cambiamento climatico e la precarietà economica indicano che la situazione peggiorerà nei prossimi mesi e anni.
Bisogna intervenire per scongiurare un pericoloso ciclo di crisi ricorrenti, investendo in una produzione alimentare intelligente dal punto di vista climatico nelle aree colpite da conflitti e ponendo in essere meccanismi affidabili per sostenere le comunità più difficili da raggiungere. Il conflitto armato internazionale in Ucraina ha fortemente sconvolto i sistemi di approvvigionamento alimentare globale.
“Oltre venti paesi in tutto il continente africano – ha sottolineato Francesco Rocca, presidente CRI-IFRC – sono alle prese con la peggiore crisi alimentare degli ultimi decenni. Circa 22 milioni di persone nel Corno d’Africa soffrono la fame a causa di siccità, inondazioni, effetti economici del COVID-19, conflitti e persino l’invasione delle locuste del deserto. Dietro questi numeri incredibilmente alti ci sono uomini, donne e bambini che combattono, ogni giorno, una fame mortale. La situazione peggiorerà nel 2023. Solo con un’azione rapida molte vite possono essere salvate. Ora servono volontà, risorse e impegno politico. Un’azione concertata e un approccio a lungo termine sono l’unico modo per interrompere questa dinamica”.
Le aree di crisi
Nell’Africa subsahariana un bambino su tre di età inferiore ai cinque anni soffre a causa della malnutrizione cronica, mentre due donne su cinque in età fertile sono anemiche per l’alimentazione scorretta. La maggior parte delle persone nell’Africa subsahariana vive con meno di 1,90 dollari al giorno.
In Afghanistan la combinazione di tre decenni di conflitto armato e il conseguente crollo economico e bancario, stanno avendo un effetto devastante sulla capacità delle famiglie di acquistare cibo. Più della metà del Paese (24 milioni di persone) ha bisogno di assistenza.
In Pakistan le recenti inondazioni hanno causato perdite stimate per 12 miliardi di dollari. La sicurezza alimentare nel Paese era allarmante già prima di quest’ultima catastrofe, con il 43% della popolazione a rischio fame. Ora si prevede che il numero di persone gravemente affamate aumenterà notevolmente. Circa 78.000 chilometri quadrati (21 milioni di acri) di colture sono sott’acqua. Si calcola che circa il 65 % del paniere alimentare del Paese (raccolti come riso e grano) sia stato distrutto, con oltre 733.000 capi di bestiame uccisi. Le inondazioni influenzeranno negativamente anche sulla consegna di cibo nel vicino Afghanistan.
In Somalia è quintuplicato il numero di bambini malnutriti che necessitano di cure. Il mese scorso il Bay Regional Hospital di Baidoa ha ricoverato 466 bambini, rispetto agli 82 dell’agosto 2021.
In Siria l’insicurezza alimentare è aumentata del 50 % rispetto al 2019. Oggi, circa due terzi della popolazione siriana (12,4 milioni su 18) non possono soddisfare il proprio fabbisogno alimentare quotidiano. Gli effetti aggravanti di oltre un decennio di conflitti, comprese le conseguenze delle sanzioni, hanno paralizzato il potere d’acquisto. I prezzi dei generi alimentari sono aumentati di cinque volte negli ultimi due anni.
Nello Yemen la maggior parte della popolazione sopravvive con un pasto al giorno. L’anno scorso il 53 % della popolazione soffriva la fame. Quest’anno è il 63 %, ovvero circa 19 milioni di persone. Gli operatori umanitari sono stati costretti a tagliare l’assistenza alimentare a causa della mancanza di fondi. A causa di ciò, circa 5 milioni di persone riceveranno ora meno del 50 % del loro fabbisogno nutrizionale giornaliero.