In questi tempi in cui i venti di guerra soffiano alle nostre porte e una pandemia globale ancora minaccia la nostra stabilità, commemorare l’anniversario dello sgancio della bomba atomica sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, avvenuto il 6 e il 9 agosto 1945, significa rimarcare una presa di posizione forte: la volontà di abolire per sempre le armi nucleari dalla faccia della terra in quanto minaccia di una irreversibile distruzione collettiva.
Nelle due città colpite alla fine della Seconda Guerra Mondiale si contarono più di 210.000 morti e 150.000 feriti. Settantasette anni dopo i bombardamenti atomici, le strutture sanitarie giapponesi curano ancora i devastanti effetti dell’esplosione. Ci sono, ad oggi, più di 13mila armi nucleari al mondo, molte delle quali in stato di allerta, pronte per essere utilizzate. Il rischio sta crescendo a livelli allarmanti e, inoltre, nuovi modelli sono in fase di sviluppo. Il mondo si trova su una pericolosa china che mina la sopravvivenza stessa dell’umanità.
Lo scorso giugno, a Vienna, c’è stata la prima Conferenza dei Paesi aderenti al Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW), primo strumento giuridicamente vincolante che vieta la minaccia e l’uso delle armi nucleari. Importante, per il raggiungimento di questo obiettivo, il ruolo della Campagna Internazionale per abolire le armi nucleari (ICAN), che ha ricevuto il premio Nobel per la Pace nel 2017 e quello del Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa che, da quel lontano 6 agosto 1945, è sempre stato attivo in tal senso.
Inoltre, dallo scorso 1 agosto è cominciata la Conferenza di Revisione al Trattato di Non-Proliferazione delle Armi Nucleari. Gli Stati saranno impegnati fino al prossimo 26 agosto nel giungere ad un accordo sul documento finale dopo il fallimento del 2015. È necessario che gli Stati si impegnino nel disarmo nucleare senza rimandare impegni e obiettivi non più rimandabili. L’attuale scenario internazionale impone una riflessione non soltanto tra i paesi che detengono arsenali nucleari ma di tutta la comunità internazionale.
Ed è proprio in questo momento che, come Movimento Internazionale, dobbiamo insistere sulla messa al bando delle armi nucleari, e in attesa che si giunga ad un disarmo completo, all’adozione di misure di descalation e riduzione del rischio dato dall’utilizzo volontario o accidentale di queste armi. A Ginevra l’ultimo Consiglio dei Delegati ha invitato tutti i componenti del Movimento a supportare l’implementazione del piano d’azione 2022 – 2027, un piano ambizioso da perseguire nella certezza che l’utilizzo di armi nucleari rappresenti innanzitutto una questione umanitaria.
Ma dovranno essere i giovani, i leader del presente e del futuro e i nostri volontari di tutto il mondo al centro dell’azione e di tutti gli sforzi su questo tema così delicato. Il Covid-19 ha fatto comprendere al mondo intero l’importanza delle strutture sanitarie ed è giusto sottolineare che in caso di attacco nucleare nessun sistema sanitario, nessun governo e nessuna organizzazione umanitaria sarebbero in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni di assistenza che un’esplosione di quel tipo innescherebbe.
Le più gravi minacce in grado di distruggere il mondo come lo conosciamo oggi sono i cambiamenti climatici e l’utilizzo delle armi nucleari. Ecco perché a ciascun Paese, compresa l’Italia, non resta che chiedersi: quale futuro auspichiamo per i nostri figli e per le generazioni future?
Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC).