Secondo i dati del CNS alcune regioni soffrono ancora l’effetto Covid-19.

Nel 2021 la raccolta di plasma è tornata a crescere, ma si tratta di una crescita a più velocità che in alcune regioni mostra segni preoccupanti di ritardo. Si tratta dei dati emersi dal monitoraggio mensile del Centro Nazionale Sangue che raccontano un aumento del 2% rispetto al 2020. Ma se la crescita rispetto a due anni fa è fisiologica, viste le enormi difficoltà nella raccolta riscontrate durante il lockdown e la prima fase della pandemia, va anche segnalato che il dato completo del 2021 è leggermente superiore (+0,3%) persino a quello del 2019.

“Campania e Lazio, regioni in fondo alla lista, sono sempre in difficoltà per la raccolta plasma”, spiega Paolo Monorchio, Referente Nazionale per la Donazione del Sangue della Croce Rossa Italiana e Presidente del Comitato CRI di Napoli. “Proprio per questo, oggi più che mai, è importante incrementare le occasioni di raccolta plasma su tutto il territorio, con particolare attenzione alle regioni del centro-sud puntando sul potenziamento delle strutture territoriali e sulla sensibilizzazione dei cittadini. Donare il plasma, infatti, contribuisce alla produzione di medicinali salvavita come l’albumina o le immunoglobuline, fondamentali per il trattamento di pazienti affetti da malattie croniche gravi”.

Secondo l’ultimo report del Centro Nazionale Sangue, Campania e Lazio – infatti – non hanno mostrato segni di ripresa neanche nel 2021. Il Lazio resta stabile con una raccolta di circa 7,7 chili ogni 1.000 abitanti e la Campania che accusa una lieve flessione rispetto all’anno passato, raccogliendo solo 5,6 chili per 1.000 abitanti. Mentre, tre le regioni più virtuose troviamo Friuli Venezia-Giulia, Marche ed Emilia Romagna. In particolare la raccolta del Friuli per l’anno appena passato è stata di circa 24 chilogrammi per ogni 1.000 abitanti, una media molto più alta rispetto ai 18 chili per 1.000 abitanti che garantirebbe all’Italia l’autosufficienza dall’estero anche in materia di medicinali plasmaderivati.

“Non tutti sono ancora consapevoli di quanto sia importante la raccolta di plasma – afferma il direttore del CNS, Vincenzo De Angelis – e di quanto siano importanti i medicinali plasmaderivati che garantiscono terapie salvavita per migliaia di pazienti. Ma se per il sangue intero l’Italia è ormai autosufficiente da anni, per quanto riguarda il plasma siamo ancora costretti a ricorrere al mercato estero, in particolare quello degli Stati Uniti. Certo il Covid non ha aiutato in questi anni e il rischio che renda anche difficile reperire medicinali plasmaderivati dall’estero è tutt’ora presente. Eppure basterebbe un piccolo sforzo da parte di tutti gli attori coinvolti per riuscire a rendere l’obiettivo strategico dell’autosufficienza davvero a portata di tutti”.

 

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