Monorchio: “Oscar era un ragazzo venezuelano in cura all’ospedale Santobono grazie al progetto “CRI for children”. Lui purtroppo non ce l’ha fatta, ma rimane il messaggio importante della famiglia, che ci ricorda chi siamo e perché lo facciamo”

Foto antecedente il dpcm del 4.03.2020 e successivi provvedimenti

La comprensibile catalizzazione dell’attenzione sull’emergenza Covid-19 rischia di gettare nell’ombra tante storie di umanità, dolore ma anche riscatto, nelle quali i volontari della Croce Rossa Italiana giocano un ruolo importante. Eppure, sono numerose e preziose le vicende che meritano di non essere dimenticate.

Quella di cui parliamo, nasce da una delle più gravi crisi umanitarie del nuovo millennio, ancora in corso in Venezuela e ulteriormente aggravata dalla pandemia. Circa un anno e mezzo fa Francesco Rocca, nella veste di Presidente della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC), raggiunse il Paese sudamericano per dare sostegno personale alla Consorella venezuelana, ascoltare esattamente quali fossero i loro bisogni e fare in modo che tutta la comunità internazionale desse il massimo sostegno. Da quel momento anche la Croce Rossa italiana, attraverso una serie di programmi di aiuto, ha fatto la sua parte.

Grazie al progetto “CRI for children” diversi bambini e adolescenti con gravi patologie hanno avuto la possibilità di farsi curare in Italia. Per tanti è stata la svolta ma non per Oscar che, purtroppo, non ce l’ha fatta. Tuttavia, l’esperienza vissuta con la famiglia in Italia ha lasciato tracce indelebili nei cuori dei suoi genitori e degli operatori della Croce Rossa di Napoli che si sono presi cura di tutti loro. Lo dimostra una lettera toccante con cui la mamma e il papà del ragazzo si sono congedati dall’Associazione e dal nostro Paese.

Lettera di Norilsa Aparicio Unamo, madre di Oscar Bautista, alla Croce Rossa Italiana

Con questa lettera voglio ringraziare l’organizzazione della Croce Rossa Italiana, i suoi angeli volontari per il sostegno dato alla nostra gente, soprattutto ai nostri bambini, che ne hanno tanto bisogno. Non potevo andare in Venezuela senza prima salutare e ringraziare. Voglio ringraziare per l’opportunità che avete dato a Oscar di poter guarire e avere una vita migliore. Anche se non ha avuto la risposta che volevamo, mi sento profondamente grata. Purtroppo Dio aveva altri piani per lui. Grazie perché, nonostante fosse in un altro Paese e lontano dalla sua famiglia, non si è mai sentito da solo, grazie per quell’immenso amore che gli avete dimostrato sempre, che non faceva parte del vostro lavoro, ma che comunque gli ha fatto molto bene.
Grazie a tutti voi per essere stati in momenti così importanti della vita di Oscar. Il mio Oscar vi ha sempre visto con molto amore, rispetto e ammirazione, tanto che quando gli avete regalato la maglietta della Croce Rossa si è sentito molto onorato!

Sarò sempre piena di ammirazione per voi. Dio benedica voi tutti e i vostri volontari, siete una squadra eccellente”.

Foto antecedente il dpcm del 4.03.2020 e successivi provvedimenti
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Il commento di Paolo Monorchio, Presidente della Croce Rossa di Napoli

Cosa ne pensa di queste parole, Presidente?
Questa lettera dà senso pieno a quello che facciamo ed è un grande spunto di riflessione. Siamo noi ad essere grati alla mamma di Oscar per questo.

Come siete entrati in contatto con Oscar?
Oltre un anno fa giunse in Italia dal Venezuela tramite la Federazione Internazionale, un gruppo di bambini gravemente malati, su iniziativa del Presidente Rocca. Le destinazioni erano gli ospedali pediatrici ‘Bambin Gesù’ di Roma e ‘Santobono’ di Napoli. Il gruppo di piccoli pazienti giunto da noi a Napoli aveva problemi ematologici o oncologici. Uno dei bambini, per fare un esempio, prima ha fatto la cura per l’epatite C e, dopo essere guarito, ha fatto il trapianto. Oscar era uno di loro.

Cosa è successo?
Oscar ha dovuto subire un trapianto ma purtroppo è morto. E’ più delicata la situazione quando si parla di trapianti di quel tipo sugli adolescenti (Oscar aveva 17 anni) rispetto ai bambini. L’organismo fa più fatica ad adattarsi. Io, come medico, l’ho anche seguito personalmente al ‘Santobono’.

Che tipo di sostegno avete dato ai familiari dopo la scomparsa del ragazzo?
Sono rimasti altri 5 mesi in Italia, perché non riuscivano a staccarsi dalla situazione e perché speravano di portare le figlie a Napoli, rimaste in Venezuela. Poi hanno deciso di tornare. Ma tra noi si è creato un legame speciale e continueremo ad aiutarli. Del resto, nei mesi passati in Italia, Oscar ha vissuto molte cose con noi e, con lui, tutta la famiglia. Il presidente Rocca è venuto a trovarlo, così come ha fatto con gli altri bambini. Abbiamo trovato un lavoro al papà. Abbiamo festeggiato insieme la prima comunione del ragazzo. Insomma, siamo stati una famiglia e abbiamo fatto squadra. Ringrazio il nostro.gruppo di Volontari  delle attività sociali per questo grande lavoro

Lei, Presidente Monorchio, è in prima linea a Napoli nella lotta al Coronavirus, eppure ha trovato modo di essere accanto alla famiglia di Oscar.
Come Presidente della Croce Rossa di Napoli, in prima linea nella lotta al Coronavirus in un contesto molto difficile, è mio dovere ricordare a tutti i volontari di non trascurare le altre emergenze. Questo è il nostro operato, mosso dai sette Principi della Croce Rossa. 

Foto antecedente il dpcm del 4.03.2020 e successivi provvedimenti
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