Dalla Tunisia all’Italia su un barcone per salvare il figlio di 8 mesi

La storia di una famiglia ivoriana e della catena di Umanità attivata dalla CRI

 
 
 
 

Una storia a lieto fine, quella del piccolo Ysrale Messi di 8 mesi salvato da un intervento al cuore all’ospedale Monaldi di Napoli. Insieme ai suoi genitori aveva attraversato il Mediterraneo, partendo dalla Tunisia su un barcone, per raggiungere l’Italia dove avrebbe potuto ricevere le cure adeguate. Al loro fianco, sin dallo sbarco a Lampedusa, ci sono sempre stati i Volontari della Croce Rossa Italiana. 
Il piccolo, affetto da tetralogia di Fallot, ha superato l’operazione al meglio e oggi sta bene. I Volontari del Comitato CRI di Napoli si stanno già occupando dell’inserimento sociale della famiglia che, dopo le dimissioni del bambino, dovrà affrontare periodici controlli di follow up e alloggerà nella struttura di accoglienza del Comitato locale. “Non credo si tratti di un miracolo ma solo l’ennesima dimostrazione che se tutti mettessero al centro del proprio percorso l’Umanità, nulla sarebbe impossibile. Grazie alla sinergia con i Volontari CRI che operano in tutto il territorio nazionale si è creata una catena bellissima – la catena dell’Umanità – che ha accompagnato la giovane famiglia ivoriana in questo difficile percorso”, racconta il Presidente del Comitato CRI di Napoli, Paolo Monorchio.

Dopo essere arrivato sulle coste siciliane, infatti, per il piccolo Ysrale Messi e i suoi genitori era avvenuto il trasferimento nel Centro di Accoglienza Sant’Anna gestito dal Comitato Croce Rossa di Crotone e solo successivamente, a causa dell’aggravarsi delle condizioni del piccolo, il trasporto in eliambulanza dall’ospedale crotonese al centro di eccellenza per malattie pneumo-cardiovascolari di Napoli dove è stato possibile effettuare il delicato intervento cardiochirurgico e garantire le cure adeguate al bambino. 

Un’avventura finita bene grazie alla collaborazione tra i Volontari CRI di Napoli e Crotone che, mettendo in campo la loro rete di servizi, hanno seguito e monitorato in costante sinergia i diversi spostamenti della famiglia, gestendo in pochi giorni anche la riunificazione del padre, in un primo momento rimasto nel CARA di Crotone, con il piccolo e la madre.

 
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