Scambio di informazioni, idee e buone pratiche per combattere un nemico comune. L’Italia è tra i paesi più duramente colpiti dall’epidemia di COVID-19 e la Croce Rossa Italiana, con migliaia di volontari e operatori, è stata in prima linea sin dall’inizio dell’emergenza, garantendo supporto alle persone con maggiori vulnerabilità sociali e sanitarie. La risposta al virus ha richiesto uno sforzo straordinario da parte di tutta l’Associazione che ha declinato la propria azione in decine di attività diverse per cercare di rispondere alle necessità di tutte le fasce più fragili della popolazione.
Un lavoro che ha destato l’attenzione di molte Società Nazionali della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa nel mondo, impegnate ad affrontare la stessa minaccia e, che ha portato la CRI a diventare un modello di riferimento internazionale. Tanto da creare i presupposti per la realizzazione di un ciclo di webinar, organizzati dal team di cooperazione internazionale CRI, in cui i protagonisti delle Unità Operative della Croce Rossa Italiana coinvolte nella risposta all’emergenza, hanno messo a disposizione del Movimento Internazionale: modelli, successi e fallimenti dell’esperienza italiana.
Cosa ha funzionato? Cosa poteva esser affrontato diversamente? Quali attività sono replicabili anche fuori dal contesto italiano? Sono solo alcune delle domande al centro delle discussioni online, articolate in 7 sessioni da due ore, ognuna dedicata ad una tematica specifica. Dall’organizzazione dei trasporti in alto-biocontenimento per i casi positivi o i sospetti positivi alla gestione delle consegne a domicilio di beni di prima necessità fino all’utilizzo dei social network, i team CRI impegnati in prima linea nella gestione del volontariato, nel coordinamento delle attività emergenziali, nel rapporto con le autorità, nella risposta sanitaria, nel supporto psicologico, nelle attività di supporto sociale, nella comunicazione e nella gestione dei dati, hanno così condiviso la propria esperienza e risposto alle domande di oltre 300 di colleghi dal Nepal, Gambia, Etiopia, Egitto, Perù e Repubblica Dominicana.
Un primo ciclo a cui ne seguiranno altri, in virtù delle richieste di altre consorelle interessate, che ha mostrato come le limitazioni poste dalle misure di contenimento della pandemia abbiano rafforzato, ancora una volta, il ruolo delle nuove tecnologie come strumento di dialogo e condivisione di conoscenze.
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