Giorno del Ricordo. Rocca: Memoria storica doverosa, occorre vigilare su negazionismo come espresso dal Capo dello Stato

 

“Anche le guerre hanno regole”, è un motto che le donne e gli uomini della Croce Rossa hanno ben chiaro, soprattutto quanti si occupano di diritto internazionale umanitario. Queste regole non vennero di certo applicate nel Confine Orientale d’Italia alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Tragiche furono, infatti, le violazioni del diritto internazionale umanitario in tempo di conflitto e atroci i crimini contro l’umanità, a guerra finita, ai danni degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia.

I fatti del Confine Orientale e la Croce Rossa
Si tratta di una delle pagine strappate più dolorose della storia del XX secolo nella quale si intreccia l’importante lavoro della Croce Rossa in favore degli esuli. Personale della Croce Rossa Italiana fu arrestato, a Trieste e Pola, tra il maggio e il giugno del 1945. Di loro non si è più saputo nulla. Ancora, il Comitato Internazionale di Croce Rossa (CICR) fece opera di mediazione per la liberazione dei prigionieri italiani nei campi di concentramento jugoslavi. Un significativo peso storico hanno avuto i report stilati dalla Croce Rossa e dalla Guardia di Finanza: tra i pochissimi documenti non distrutti attraverso i quali è stato possibile ricostruire i fatti e, talvolta, ritrovare persone scomparse. Ma solo negli anni ’90 del secolo scorso è iniziato a crollare il muro del cosiddetto “lungo silenzio” fino a giungere, nel 2004, alla legge dello Stato con la quale è stato istituito il Giorno del Ricordo.

La storia delle foibe e dell’esodo
Nel 1943, dopo l’Armistizio, e poi ancora tra il maggio e il giugno del 1945, migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati spesso ancora vivi nelle foibe o annegati in mare con pietre al collo. Fin dal dicembre 1945 il premier italiano Alcide De Gasperi presentò agli Alleati “una lista di nomi di 2.500 deportati dalle truppe jugoslave nella Venezia Giulia” ed indicò “in almeno 7.500 il numero degli scomparsi”. In realtà, il numero degli infoibati e dei massacrati nei lager di Tito fu ben superiore a quello temuto da De Gasperi. Gli italiani uccisi – nel periodo tra il 1943 e il 1947 – furono almeno 10mila. Quelli costretti a lasciare le loro case circa 350.000: un esodo di massa, una fuga verso la Madrepatria motivata dal terrore voluto dal Maresciallo Tito che così vide compiuto il suo disegno di pulizia etnica.

Le Parole del Presidente Mattarella
Una sciagura nazionale alla quale i contemporanei – ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia per il Giorno del Ricordo al Quirinale – non attribuirono, per superficialità o per calcolo, il dovuto rilievo. Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante. Oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Il Giorno del Ricordo, istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004, contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo. Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole. La persecuzione, gli eccidi efferati di massa, culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe, l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa. Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa”.

Dal negazionismo al riduzionismo
Le parole del Capo della Stato sono il giusto contrappeso a quei deteriori fenomeni di negazionismo, giustificazionismo e riduzionismo, purtroppo ancora presenti. La conoscenza della vicenda degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia è fondamentale: oggi come ieri, sono tanti i popoli in fuga dalla violenza, dalla tortura e dalle guerre e la storia, soprattutto se non la si conosce, si ripete.

Lo ha detto il Presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca su www.francescorocca.eu

 
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