Giro Cose Custodito, Segretario Provinciale dell Croce Rossa del Mozambico, racconta l’emergenza ciclone Idai
Giro Jose Custodio è un uomo sereno con I capelli grigi ed un sorriso saggio. Giro è il Segretario Generale della Croce Rossa del Mozambico (Cvm) per la provincia di Sofala, che comprende dodici distretti nell’area più colpita dal ciclone Idai. Fa parte della Croce Rossa mozambicana da 28 anni. I volontari del Cvm di Beira lo chiamano “il Pilastro”.
Ha memorie molto vivide della notte in cui il ciclone ha colpito la sua città e una grande capacità di trasmettere le forti e indimenticabili emozioni che ha provato.
“Eravamo stati avvertiti dal Governo che il ciclone avrebbe investito Beira e la nostra provincia – ricorda – ma nessuno di noi era in grado di comprendere in quel momento la gravità di cosa stava per accaderci. Non avevamo alcuna esperienza precedente sulla quale basarci. Avevamo letto nei rapporti che il vento avrebbe potuto raggiungere una velocità di 200 chilometri all’ora… ma questo non poteva aiutarci a comprendere quali potessero essere le conseguenze. Se non ti sei mai trovato in una situazione analoga, i numeri non hanno significato. Pensi solo che ci sarà un vento fortissimo, che a un certo punto smetterà di soffiare.
Non sapevamo cosa aspettarci. Su internet potevamo vedere sulle immagini satellitari la grande macchia che si dirigeva verso le nostre coste, sempre più vicina.
Ci hanno chiesto di dire alla gente di stare in casa, chiudere porte e finestre e aspettare che il ciclone fosse passato. E così abbiamo fatto. Ho fatto così io stesso, restando a casa, in attesa.
Alle ore 15 del 14 di marzo, abbiamo sentito il rumore del vento che cresceva e cresceva. E’ andata avanti così per ore e poi, all’improvviso, verso sera, è cessato. Abbiamo aspettato trattenendo il fiato. Ma poi ha cominciato a soffiare di nuovo, ancora più forte. Sembrava che gridasse. E ha continuato così fino al mattino. Nell’ululare del vento e sotto il suono delle gocce di pioggia che mitragliavano I tetti e le finestre, ogni tanto si sentiva il rumore di cose che si schiantavano e quello delle lastre di zinco che venivano strappate dai tetti e volavano via sbattendo con dei forti suoni metallici.
E’ durato tutta la notte. Poi, al mattino, si è interrotto. Niente rumori, non un suono. Il silenzio era irreale. Abbiamo aperto una finestra per sbirciare fuori. Anche gli uccelli erano spariti e non si sentiva abbaiare un cane. Non si sentiva il rumore di un’auto o una voce umana. Solo silenzio.
Sono sceso in strada e mi sono affrettato per raggiungere la nostra sede per vedere di trovare qualcuno. Ho incontrato altri membri del Cvm e gli ho detto di controllare in giro e cercare altri volontari e dire a tutti di trovarsi alla sede. L’edificio era ancora in piedi, anche se il tetto era stato spazzato via e l’acqua era piovuta dentro per tutta la notte, prima attraverso il soffitto e poi attraverso le assi di legno del pavimento, fino al pianoterra col magazzino dove teniamo il materiale per le distribuzioni dell’assistenza.
All’inizio ci hanno raggiunto solo 22 volontari. Così ci siamo messi al lavoro, dicendo a tutti quelli che incontravamo nelle strade di cercare un luogo sicuro, chiedendo alle famiglie che avevano case che non erano crollate di dare rifugio alle famiglie che avevano perso la casa, dicendo alle persone di concentrarsi in luoghi specifici, così da rendere più semplici e rapidi i soccorsi e la distribuzione di acqua, viveri e assistenza.
Anche se in realtà nessuno era veramente preparato per una tale catastrofe, l’addestramento teorico che avevano ricevuto i nostri volontari si è dimostrato vitale. La nostra gente conosceva le regole di base della risposta all’emergenza e sapeva come guidare e rassicurare le altre persone.
Abbiamo detto alla gente di concentrarsi nelle scuole e negli ospedali e siamo intanto riusciti a ristabilire I contatti con le istituzioni coinvolte nei soccorsi e nell’assistenza. Questo tragico evento è stata una dura lezione per tutti noi, ma abbiamo imparato qualcosa. Da allora, in meno di quattro settimane abbiamo addestrato I volontari a meglio reagire e far fronte a situazioni simili. Ora, in Beira, abbiamo 120 volontari adeguatamente formati e, grazie alla presenza dei fratelli e delle sorelle di altre società nazionali e della Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, altre persone e altri volontari vengono istruiti e formati”.
Giro Jose Custodio smette di parlare e chiude gli occhi. Passano alcuni secondi senza una parola o un gesto. Poi apre di nuovo gli occhi e dice: “Scusate. Ora che tutte queste immagini mi sono tornate alla mente, ho dovuto fermarmi un attimo a pensare, realizzando che cosa abbiamo attraversato”.
“Ma ora siamo pronti. Più pronti di quanto fossimo prima. Se qualcosa del genere dovesse accadere di nuovo, non ci coglierà impreparati. Faremo di più. Faremo di meglio e più velocemente. E, con l’aiuto di Dio, salveremo più vite”.