Mozambico, dopo il Ciclone Idai arriva Kenneth. La Croce Rossa a lavoro per preparare la popolazione

A metà marzo il Ciclone Idai ha investito il Mozambico e le
nazioni limitrofe, seminando la devastazione. A vari livelli, circa un milione
e 850mila persone sono state colpite dal disastro. Le vittime accertate sono
state 602 in Mozambico. Circa altre 400 persone sono morte in Malawi e Zimbabwe
per il medesimo evento. Il numero di quelli che hanno perso tutto è comunque
molto alto. Dopo più di un mese ci sono ancora 200mila persone che hanno
bisogno del sostegno della Croce Rossa e delle altre organizzazioni umanitarie
per ogni tipo di assistenza. Circa 73mila sono riunite in centri di rifugio,
avendo perso la casa – 111mila sono state distrutte – e i mezzi di
sostentamento – più di mezzo milione di ettari a uso agricolo sono stati
danneggiati, 3mila chilometri quadrati sono stati inondati.

 
 

Poi c’è stata la prevista epidemia di colera, che una
massiccia e fulminea campagna di vaccinazione che ha raggiunto 900mila persone
ha per ora arrestato, dopo che si erano manifestati 5mila casi.

C’è ancora moltissimo da fare. La Croce Rossa internazionale
ritiene che le popolazioni colpite avranno ancora bisogno di assistenza per
almeno altri 24 mesi. Ci sono elementi molto fondati per fare questa
considerazione: date le condizioni del terreno chi vive di agricoltura non vedrà
un raccolto per almeno un anno. Di che vivranno le famiglie se non di aiuti
esterni? Anche chi ha possibilità economiche migliori dovrà indebitarsi per
tirare avanti e ci vorranno anni per rimettersi in sesto.

La settimana scorsa il Consiglio dei Ministri del governo
mozambicano ha annunciato con un discreto ottimismo che la fase della prima
emergenza può considerarsi conclusa e che la vita può iniziare a tornare alla
normalità.

 
 

Le organizzazioni umanitarie sono meno ottimiste, anche
perché percepiscono che un gran numero di rifugiati interni non si sentono
pronti a essere ricollocati in zone diverse da quelle in cui hanno trovato
riparo. Intanto la distribuzione intensa di beni di primissima necessità
continua in tutta la provincia di Sofala, dove si trovano le zone più colpite,
tra cui la città di Beira e i distretti di Dondo, Buzi e Nhamatanda, dove è
stato allestito un ospedale che può garantire assistenza a 150mila persone.

Le condizioni meteorologiche, inoltre, non alimentano certo
l’ottimismo. In questi giorni, un secondo ciclone, chiamato Kenneth, sta
colpendo il nord del Mozambico, la Tanzania e le isole Comore, dove ha fatto anche delle
vittime. I primi report dal Mozambico parlano di danni molto seri alle abitazioni e di difficoltà di comunicazione in alcune zone. La Croce Rossa sta lavorando da giorni al fianco delle
Istituzioni e della Società Nazionale del Mozambico per preparare la
popolazione e migliorare da subito la capacità di risposta.

Così, mentre la sensibilizzazione verso la realtà dei
cambiamenti climatici sembra riprendere spazio, con mobilitazioni nel “mondo
occidentale” e nuova attenzione da parte dei media, sembra che i potenti della
Terra, che pure intensificano le dichiarazioni, non abbiano capito che i
cambiamenti climatici non sono un fenomeno che “sta arrivando” e che “dobbiamo
fermare”, ma sono ormai una realtà consolidata con cui bisogna fare
responsabilmente i conti.

Guardare oggi dal Mozambico le immagini delle inondazioni
senza precedenti in Siria e in Iran, con un altro ciclone che sia sta
abbattendo su questa parte di mondo, fa comprendere quanto mettere la testa
sotto la sabbia proclamando che il peggio è passato, che mai un evento simile
si era verificato e che quindi forse non si verificherà di nuovo e che ora si
può tornare a vivere come abbiamo vissuto per secoli, è totalmente
irrealistico.

Ed è per questo che oggi non solo la presenza e l’impegno di
Croce Rossa in Mozambico non diminuiscono
e non diventano meno urgenti, ma
subiscono piuttosto un cambio di passo in preparazione di un impegno più
stabile e continuativo
che non deve solo assicurare, ancora per un tempo da
definire, l’assistenza a chi ha perso tutto, ma soprattutto investire molto in
un lavoro vitale di potenziamento della Croce Rossa del Mozambico, che ha
reagito con coraggio e dedizione all’emergenza e che in queste settimane, con
l’affiancamento della Federazione e delle consorelle di altre nazioni, sta
costantemente crescendo in competenza, organizzazione e numero di volontari.
Altrettanto importante è la capillare opera di informazione e sensibilizzazione
che la Croce Rossa sta facendo tra la popolazione perché si possano stabilmente
prevenire contagi, epidemie e malattie legate alle condizioni di vita. La Croce
Rossa italiana, che si è fatta carico di allestire il nuovo campo base e la
sala operativa e continuare ad assicurare la logistica e i servizi
indispensabili per continuare questa missione, ha un ruolo primario.

Grazie a questo lavoro i mozambicani saranno più pronti e più informati, con una loro Croce Rossa più forte, più preparata e più determinata. Si potrà quindi fare di
meglio e si potrà fare di più, tutti insieme. 

 
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