Dalle emergenze alla quotidianità: a Todi la Centrale Operativa della CRI per le persone sorde
C’è chi chiama perché ha bisogno di aiuto per prenotare una visita dal medico, chi per riservare una stanza di hotel o per parlare con i professori dei propri figli. “Ma, a volte, anche per situazioni di emergenza, come una chiamata al 118 o alle forze dell’ordine per il timore di intrusi in casa”. Le richieste di supporto agli operatori della Centrale Operativa Comunic@Ens sono le più varie e sono anche numerosissime. Oltre trentamila nell’ultimo anno, stando ai dati raccolti dalla Croce Rossa di Todi, che gestisce il servizio insieme all’Ente Nazionale Sordi Onlus.
Comunic@ENS è un contact center che consente, infatti, di mettere in comunicazione persone sorde e udenti attraverso operatori specializzati e utilizzando le nuove tecnologie. “Dialoghiamo con le persone sorde tramite sms, email, chat e anche videochat, grazie alla presenza di operatori qualificati che conoscono la lingua dei segni”, spiega il coordinatore della Centrale Operativa e volontario della CRI, Emanuele Storti.
Da questo ufficio a ridosso del centro storico di Todi, quattro operatori rispondono ogni giorno alle richieste di migliaia di persone sorde in tutta Italia, insieme ai colleghi delle altre quattro centrali operative d’Italia (Torino, Firenze, Napoli e Pescara).
Inaugurata due anni fa, quella di Todi è però l’unica gestita dalla Croce Rossa Italiana: “È l’esempio concreto di quanto fare rete permetta di realizzare progetti efficaci e rispondere in maniera efficiente alle richieste di aiuto”, spiega il consigliere nazionale della CRI, Paola Fioroni.
“L’obiettivo della Croce Rossa è abbattere le barriere che impediscono alle fasce vulnerabili della popolazione di accedere ai servizi, godere appieno dei diritti e sviluppare le proprie risorse personali – prosegue la Fioroni – e per questo non vogliamo limitarci a promuovere questo esempio virtuoso, ma vogliamo sensibilizzare e formare i nostri volontari affinché abbiano uno strumento essenziale come quello della lingua dei segni per arrivare a tutte le fasce vulnerabili delle nostre comunità”.