Strumento finanziato dalla Croce Rossa Italiana dopo un appello della Consorella cilena

L’alluvione del 2015

 Le immagini di un giovane pompiere trascinato via dalla furia di un fiume di fango e detriti sono ancora fortemente impresse nella memoria di una comunità che nel 2015 è stata sconvolta da una terribile alluvione. Era primavera e la città di Diego de Almagro, nella Regione di Atacama in Cile, veniva devastata da piogge torrenziali. I vigili del fuoco intervengono immediatamente prestando soccorso alla comunità gravemente colpita. Tra i soccorritori il diciassettenne Alvaro Plaza. Il ragazzo durante un’operazione di salvataggio viene portato via dall’inondazione, risultando disperso.

Da quel giorno la famiglia di Alvaro non ha mai perso la speranza di ritrovare almeno il corpo del giovane e ha bussato alle porte di uffici pubblici, fondazioni, istituzioni per chiedere aiuto nella ricerca. Il suo ultimo appello, quello alla Croce Rossa Cilena, è stato raccolto dal Presidente Nazionale Patricio Acosta che ha ricevuto il padre del giovane pompiere ascoltando la sua storia con molta attenzione.
Secondo l’uomo l’utilizzo di un georadar avrebbe fornito un grosso aiuto nell’individuare salme sepolte anche a parecchi metri nel sottosuolo.

La nuova tecnologia

Questo dispositivo infatti, attraverso l’utilizzo di onde elettromagnetiche, è in grado di riprodurre il sottosuolo con una grafica 3D e di facilitare la localizzazione di ossa. Spesso utilizzato in Egitto per la ricerca di tombe antiche, in tutto il Cile non era disponibile un solo esemplare.

Il supporto di CRI

La Croce Rossa Italiana ha subito raccolto l’appello della Consorella cilena finanziando l’acquisto del primo georadar che, dall’inizio del 2019 è impiegato nella ricerca di tanti altri dispersi nell’alluvione del 2015, restituendo fiducia a chi, come il padre di “Alvarito”, non ha mai perso la speranza di ritrovare i resti del figlio.

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