Cox’s Bazar, un anno dopo: migliaia di persone costrette a vivere in uno dei campi più sovraffollati e insicuri sulla Terra

A un anno dal’inizio della crisi nel Rakhine, il Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, la più grande organizzazione umanitaria del mondo, torna a chiedere a gran voce una soluzione politica urgente per risolvere una crisi che ha costretto centinaia di migliaia di persone a vivere in una delle situazioni più difficili al mondo.

Nei campi dove vivono 60 mila persone per km quadrato

Cox's Bazar, un anno dopo: migliaia di persone costrette a vivere in uno dei campi più sovraffollati e insicuri sulla Terra

Sono ormai più di 700.000 le persone che sono scappate alla violenza nello stato del Rakhine in Myanmar e ora vivono nei campi di Cox’s Bazar, in Bangladesh.

Ciò equivale a una densità di popolazione di oltre 60.000 persone per chilometro quadrato – una volta e mezza quella di Manila, la città più densamente popolata sulla Terra.

Francesco Rocca, Presidente della CRI e della Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa ha dichiarato:

È come se 75 famiglie vivessero in una piscina olimpionica. Questo confronto ci può dare la misura dell’inadeguatezza di questa situazione e della totale mancanza di dignità rispetto alle condizioni in cui quasi un milione di persone è costretto a vivere.

La generosità del Governo e della comunità ospitante del Bangladesh dovrebbe essere riconosciuta, senza di essa questa crisi sarebbe diventata una catastrofe. Stiamo semplicemente chiedendo una soluzione politica perché le persone che sono fuggite dal Rakhine non possono affrontare un altro anno in queste condizioni. Meritano più di questo”.

Condizioni nei campi a Cox’s Bazar

Le persone vivono in alloggi di fortuna, fatti di bambù e teli di plastica. Questi rifugi offrono poca protezione contro le avversità metereologiche. Migliaia di strutture sono state infatti travolte dalle inondazioni e dalle piogge monsoniche che hanno tormentato i campi negli ultimi mesi. La situazione rischia di peggiorare ulteriormente con l’inizio della stagione ciclonica di ottobre e novembre prossimi. Negli ultimi 12 mesi la Mezzaluna Rossa del Bangladesh, con il sostegno della FICR e 25 Società Nazionali della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa provenienti da tutto il mondo, ha raggiunto oltre 250.000 persone con aiuti di emergenza tra cui cibo, acqua e attrezzature per gli alloggi. La Mezzaluna Rossa del Bangladesh e i suoi partner hanno anche fornito assistenza medica salva-vita a circa 30.000 persone.

L’impegno della Croce Rossa Italiana

Cox's Bazar, un anno dopo: migliaia di persone costrette a vivere in uno dei campi più sovraffollati e insicuri sulla Terra

La CRI, in missione a Cox’s Bazar da ottobre scorso, resta impegnata nella zona a supporto della consorella del Bangladesh e delle altre Società Nazionali con team medico-sanitari e personale predisposto per il supporto psicologico.

Nell’ultimo anno con la rubrica “Persone sul campo” e attraverso i diari di bordo dei medici, infermieri e psicologi inviati dalla CRI, è stato possibile conoscere meglio le ragioni che hanno spinto migliaia di persone a fuggire lo scorso agosto, le violenze subìte, le difficoltà e le incertezze di una nuova vita precaria in uno dei campi più sovraffollati del mondo. Qui di seguito alcuni stralci di quelle testimonianze.

Cox's Bazar, un anno dopo: migliaia di persone costrette a vivere in uno dei campi più sovraffollati e insicuri sulla Terra
Cox's Bazar, un anno dopo: migliaia di persone costrette a vivere in uno dei campi più sovraffollati e insicuri sulla Terra


Ogni giorno, dopo un’ora di viaggio in macchina, dobbiamo affrontare circa 40 minuti di duro percorso a piedi per arrivare alla nostra clinica mobile. Questa è la parte che amo di più: persone di tutte le età si avvicinano, ti sorridono con gli occhi mentre sono intente a trasportare pesanti carichi di legna, cibo o acqua. I bambini, tantissimi, ti riconoscono e ti accompagnano festanti fino alla postazione di lavoro.

Anna Matteoni, Infermiera Volontaria

Abbiamo visitato ogni giorno tra i 110 e i 170 pazienti. Numeri molto alti che rendono l’idea di quanto sia stata intensa la nostra attività di equipe. Quando si richiedeva un trasferimento immediato presso una struttura più attrezzata, questo non poteva avvenire se non tramite lunghi percorsi a piedi. Proprio alcuni giorni fa abbiamo trasportato a piedi per 40 minuti un bambino di pochi mesi in crisi respiratoria. Durante il tragitto abbiamo dovuto praticargli per diverse volte le manovre di rianimazione.

Erika Della Valle, medico specializzato in psicoterapia e medicina interna

Ci guardiamo intorno e ancora non crediamo ai nostri occhi: fame, povertà, emarginazione. Eppure è un attimo, una giornata di pioggia, fango dappertutto, un pallone e dodici ragazzini ci mostrano come si gioca il ’mud football’, alla faccia della tristezza. La spensieratezza non è stata sconfitta, ma si deve lottare per vincere la partita!

Rosaria Domenella, psicoterapeuta

La giornata tipica qui a Cox’s Bazar? Come in tutti i campi profughi del mondo, le persone trascorrono il tempo a sopravvivere. Acqua, cibo, cure, conforto: hanno bisogno di tutto. Sono tante le persone che hanno bisogno di cure ma la cosa che cercano di più è il contatto umano. Anche durante le visite, è fondamentale stabilire con loro una connessione: molte volte, la loro è più che altro necessità di sentirsi capiti, accuditi, confortati. Nel momento in cui ricevono dalle nostre mani delle semplici bustine di sali per combattere la disidratazione, le prendono come se stessero accettando un bellissimo dono.

Maurizio Muglia, medico

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