24 Agosto 2016 – 24 Agosto 2018: il ricordo delle vite spezzate dal terremoto

 
l'Anniversario del sisma di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto
 

Ancora una volta, silenzio e riflessione per ricordare le vittime del terremoto del 24 agosto 2016. Anche i volontari della Croce Rossa Italiana hanno partecipato, nella notte appena trascorsa, alle manifestazioni di raccoglimento e memoria, stringendosi insieme alla popolazione colpita nel ricordo di quelle vite spezzate esattamente due anni fa, di quelle famiglie distrutte durante il sonno, al buio, mentre si trovavano nelle loro case. 

 
La fiaccolata in occasione dell'anniversario
 

Silenziose fiaccolate si sono snodate lungo le strade di Amatrice e di Pescara del Tronto, il borgo di Arquata del Tronto cancellato dalla furia del sisma. I volontari provenienti dai comitati Cri dei territori colpiti, tra cui anche quelli di Rieti e Ascoli Piceno, hanno percorso il tragitto fianco a fianco con le persone che hanno vissuto quel dramma e, in molti casi, perso amici e familiari. Non dimenticare mai queste persone e il loro sacrificio, non abbandonare le comunità che hanno vissuto questo dramma e che, con dignità, coraggio e spirito di condivisione, lottano quotidianamente per riconquistare serenità e futuro: una missione che la Croce Rossa Italiana, impegnata sin dai primi istanti seguenti al sisma con oltre 5mila volontari e operatori, continua a vivere ogni giorno al loro fianco, fornendo supporto e assistenza a chiunque abbia bisogno, curando progetti e iniziative non solo di natura strutturale ma che mirano soprattutto a riannodare il filo della socialità e dell’aggregazione interrotto così bruscamente.

“Non lasceremo nessuno solo”: questo il messaggio che, due anni fa, il piccolo Davide, ospite del campo di accoglienza di Grisciano, ad Accumoli, impresse in un disegno poi divenuto simbolo delle attività della Croce Rossa durante l’emergenza. Quel messaggio, ancora oggi, è più vero e valido che mai, perché la CRI continuerà a supportare la comunità colpita dal sisma fino alla fine del delicato percorso di ricostruzione sociale e materiale.

 
La fiaccolata in occasione dell'anniversario
 
 

Il ricordo di Noemy

Durante le drammatiche ore seguenti al terremoto, tra i tanti volontari e operatori della CRI impegnati nelle operazioni di soccorso, c’era anche Noemy Telesca. Noemy è una volontaria del Comitato della Croce Rossa di Ascoli Piceno e, dopo la scossa del 24 agosto 2016, partecipò alle operazioni di soccorso a Pescara del Tronto. Ecco quello che scrisse due anni fa.

“Settimo giorno. Sembrano settimane ma no, solo settimo giorno. Chissà se qualcuno di noi volontari si è davvero soffermato a riflettere su ciò che è successo. Non credo. Non ne abbiamo avuto il tempo. Ancora non ne abbiamo. Ognuno di noi, in questa catastrofe, ha creato la sua storia, intrecciata alla storia di queste persone. L’arrivo sul posto. Le urla. I pianti. Gente sola. Occhi vuoti. Qualche camicia da notte. Qualche ciabatta. Muri, tetti, case. Già, prima erano case. L’odore della polvere. L’odore di vuoto nell’anima. “Vi prego, c’è una donna là sotto, con i suoi tre figli!” Detriti. Sassi. Finestre. Mensole. Mobili. Vestiti. “Portate i cani e fate silenzio!” Zitti. Stiamo tutti zitti. Il rantolìo del cane. “Forse sono qui! Iniziamo a scavare!” Cerca. “Dove siete!” Osserva. Ascolta. “Vi prego, dite qualcosa, qualunque cosa!” Niente. Nessuno risponde. “Vedo qualcosa!”. Capelli. Capelli biondi. “Ho trovato la mamma, chiamate subito il medico!” Scava. “Ragazzi, non ce l’ha fatta.” “No. Non può essere”.  “Copriamola, cerchiamo i figli”. “Non serve, sono qui, di fianco a lei. Non ce l’hanno fatta nemmeno loro”.


 
Il ricordo di Noemy
 

Dall’altro lato di quella che prima era la via principale si sente una voce disperata: “Vi prego, non dimenticatevi di mia moglie. Vi prego!” “Dov’è sua moglie signore?” “Lì, sotto le scale della cucina.” Non ce l’ha fatta, nemmeno lei. “Mio nipote, è colpa mia. Se non avessi insistito a farlo rimanere con noi questa notte. È colpa mia. Li ho persi entrambi. È colpa mia!”. Lacrime. Solitudine. Guardo quell’uomo avvicinarsi a un piumino da donna, prenderlo, annusarlo, in cerca di un amore perduto. “Lei era tutto. Era la donna che amavo. E tu, ciao amore di nonno. Ciao”.
Da dietro, altre voci “Qui dovrebbero esserci altre due persone, scavate!” Passano i minuti. Passano ore. Niente. “Venite qui, c’è una persona! È vivo! Chiamate subito il medico!” Ansia. “Tiriamolo fuori da lì! Ha una gravissima emorragia!”. Si fa giorno. Il sole batte su di noi. Fa caldo. Tanto. La terra continua a tremare. “Aiutateci, quaggiù c’è un ragazzo!”. Scava. Scava. Scava. “Orario del decesso 14:35.” Avrà avuto 18 anni.

Senza tregua, tutto questo. “Signorina, quella era la nostra chiesetta. Lì c’era il forno, faceva il pane più buono del mondo. Qui invece il bar”. Cumuli di niente. Ricordi si alzano pesanti. La terra spaccata, case tagliate a metà. Quante volte sono passata davanti al cartello ‘Pescara del Tronto’. E mi sono sempre chiesta come dovesse essere. Lo immaginavo come un piccolo paesino di montagna, pieno di casette vecchio stile. Qui troppa gente ha perso tutto. Crediamo di governare il mondo. Invece basta che la terra si stiracchi un po’ e crolliamo tutti come pedine. Qui si sente ancora l’eco delle vite spezzate. Continueremo cosi, per voi! Non vi lasceremo da soli!”

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