Diario da Cox’s Bazar: “Il sorriso dei bambini”

 Diario da Cox’s Bazar: “Il sorriso dei bambini”  

“È da giorni che, lungo il percorso che compio per recarmi alla mia clinica, osservo il viso delle persone. È come un formicaio: le persone si incrociano a centinaia lungo le stradine di terra battuta del campo. Le donne, cariche di pesi e di bambini abbarbicati, incontrandomi, abbassano gli occhi, temono lo sguardo dello straniero, si vergognano. La religione impone il velo, la maggior parte lo indossa. Se le osservo un po’ più a lungo, si allontanano rapidamente. Solo le anziane sostengono il mio sguardo e tendono le loro legnose mani verso di me, lo straniero, l’uomo della medicina. Mi afferrano le mani e le posano sul loro capo, come per ricevere una benedizione.  Gli uomini sono sempre indaffarati, non li vedi poltrire: portano pesi enormi e vanno veloci, carichi di legname singolarmente o in coppia, se trasportano sezioni cilindriche di cemento per costruire le latrine. Caricano sulle spalle pesi tre, quattro volte il loro corpo. Lanciano un’occhiata rapida, misurano lo spazio che ci divide e vanno avanti, spostandosi per lasciarti passare. Gli adolescenti, se così vogliamo chiamare bambini di 8 anni, fanno gli stessi lavori dei grandi. E’ impressionante vedere un bambino trasportare sulla propria testa sacchi di 25 kg di riso o mucchi di legna da ardere.

  

Diario da Cox’s Bazar: “Il sorriso dei bambini”
 Diario da Cox’s Bazar: “Il sorriso dei bambini”
  

Ci sono anche i più piccoli: sciamano in gruppetti e, se presti loro attenzione, diventano schiere, folle, moltitudini schiamazzanti. Gli unici a ridere, gli unici pronti a cantare o a ripetere il mio nome, a dare il cinque come ho insegnato loro.Ecco, mi soffermo un attimo a pensare. In nessuno dei volti consapevoli degli adulti c’è il sorriso, solo uno sguardo triste perso nel vuoto.  Lo sguardo di chi non ha più identità, nessun documento, nessuna nazionalità, di chi non ha più una casa o, ancor peggio, di chi ha visto ucciedere barbaramente un familiare. Lo sguardo di chi può vivere solo il momento presente e non riesce a immaginare il futuro. Uno sguardo perso nel nulla, imperscrutabile, che contrasta enormemente con lo schiamazzo dei bambini che mi seguono”.Dott. Maurizio Muglia, team della Croce Rossa Italiana a Cox’s Bazar

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