Nessun passo indietro rispetto all'indipendenza della Croce Rossa Italiana
Nel rispetto delle comprensibili preoccupazioni espresse dai volontari riguardo l’emendamento, presentato nei giorni scorsi in Senato, e teso al ripristino dello status quo precedente il percorso di democratizzazione dell’Associazione e aumento dell’efficacia della sua azione, la Croce Rossa Italiana intende ribadire quanto segue:
- È naturalmente legittimo che uno o più parlamentari presentino proposte di legge o emendamenti, ma occorre sottolineare che la Croce Rossa Italiana, i suoi oltre 160.000 volontari e i suoi organi legittimi ed eletti, non sono mai stati interpellati su questa iniziativa. Si tratta, quindi, di una volontà esterna, non condivisa né condivisibile, e proposta proprio alla fine di un difficile e duro percorso finalizzato a ridare lustro, democrazia e credibilità alla CRI.
- L’approvazione dell’emendamento di cui si discute causerebbe alla Croce Rossa Italiana un passo indietro di quasi quarant’anni e aprirebbe un periodo di commissariamento, l’ennesimo, di cui non si stabilisce neppure la durata massima. La Croce Rossa Italiana esprime sconcerto per tale previsione, proposta nel disprezzo più clamoroso del Principio di Indipendenza. I volontari ricordano bene gli anni di commissariamento, così come ricordano quando, nel 2004, la Croce Rossa Italiana rischiò di essere sospesa dal Movimento per il costante disprezzo dei Principi Fondamentali. Ci sono voluti oltre dieci anni per consentire alla CRI di riacquisire credibilità a livello internazionale!
- Il testo prevede che il nuovo Statuto della Croce Rossa Italiana debba essere approvato dal Governo senza alcun coinvolgimento dei Soci: evidentemente il presentatore e gli ispiratori dell’emendamento non hanno alcun rispetto per la voce dei volontari che, nel 2013 e per la prima volta in 150 anni, hanno potuto scrivere e votare, tramite i Presidenti eletti a tutti i livelli, il loro testo fondamentale. Un clamoroso dietrofront, dove alle logiche associative si sostituirebbero logiche politiche della maggioranza di turno.
- Scarsa, se non assente, è la considerazione per i Comitati territoriali della CRI, il cui destino è rinviato a una non meglio precisata federazione con il costituendo Ente: si tratta di una chiara lesione del Principio di Unità, dal momento che essi non sarebbero neppure più Croce Rossa Italiana, ma dei semplici affiliati come lo sono altre associazioni che, sul territorio, non hanno né il prestigio né la nostra storia.
- La relazione illustrativa del testo specifica, in maniera paradossale, che le modifiche legislative non graverebbero sui conti dello Stato. A prescindere dai rilievi di incostituzionalità, materia che compete ad altri organi, si pone soprattutto una questione economica, dal momento che del nuovo Ente dovrebbero essere previste, almeno, le spese di gestione. L’Associazione ricorda che, in particolar modo nella prima metà degli anni 2000, come certificato dalla Corte dei Conti, l’allora Ente Croce Rossa Italiana maturò un disavanzo debitorio sconvolgente e pose le basi per un contenzioso con il personale dipendente, civile e militare, i cui effetti sono ancor oggi visibili. Del resto, i dirigenti del tempo sono stati condannati per danno erariale, con sentenze passate in giudicato, per svariati milioni di euro, somme che non hanno ancora restituito.
- Non è secondario sottolineare che la Croce Rossa Italiana costa oggi allo Stato un quarto rispetto ai bilanci di dieci anni fa e la sua capacità di risposta è sensibilmente aumentata, così come il numero dei suoi Soci. Solo nel 2016, la CRI ha affrontato quattro differenti terremoti, in cui sono stati impegnati più di 5mila volontari e operatori, assistendo 120mila persone. Con lo stesso impegno, da anni e ininterrottamente dal 2013, l’Associazione è impegnata nel soccorso e assistenza delle migliaia di persone migranti che approdano sulle nostre coste. Oltre all’aumento esponenziale delle attività sociali sul territorio, delle iniziative di prevenzione e diffusione, fino alla cooperazione internazionale con le Consorelle, attuata con risorse, mezzi e personale. Il Dipartimento della Protezione Civile e i Ministeri possono confermare l’aumentata presenza della CRI sul territorio. E tutto questo, con una spesa del 75% in meno rispetto al periodo di cui presentatore e ispiratori dell’emendamento sembrano avere – incomprensibilmente – nostalgia.
I volontari della Croce Rossa Italiana sono pronti a manifestare anche sotto il Parlamento e non consentiranno che sia interrotto il cammino di efficienza nelle scelte umanitarie sin qui compiute, che sia minata la democrazia conquistata o che la CRI diventi per qualcuno territorio di rivincita. Sarebbe una prevaricazione gravissima e una lesione irrimediabile della dignità loro e dell’Associazione tutta.