World Humanitarian Day (WHD): la rinascita di Maurizio dopo la caduta nella trappola della droga

Murizio a villa maraini

di Mauro Patti Maurizio C. era una bravo infermiere che lavorava in un ospedale importante di Roma. Era molto impegnato e appassionato nel suo lavoro ma un giorno è inciampato nella trappola della droga. La sua “storia d’amore” con le sostanze è iniziata 30 anni fa. Un periodo molto difficile della sua vita era appena iniziato, portando con sé gravi conseguenze sia per la sua salute che per la vita sociale.  Negli ultimi 15 anni si è trascinato in un circolo vizioso che lo ha costretto ad allontanarsi dalla sua famiglia e a vivere in strada come un senza fissa dimora. La vita di strada era dura. Purtroppo l’unico scopo della sua vita in quel periodo era quello di farsi. La droga lo dominava a tal punto che anche quando ha scoperto di essere positivo al epatite C, nel 2000, non ha mai considerato questa infezione un grosso problema dal momento che non si erano verificati dei sintomi evidenti di questo virus lento e silenzioso. La  sua unica priorità era solo prendersi cura della sua “migliore amica”, la droga. Tanto che non sapeva nemmeno riconoscere se la sua debolezza fisica e deperimento fossero legati al virus o al suo stile di vita da strada, riempito ogni giorno da dosi di droga. L’unica preoccupazione che l’epatite gli suscitava i primi tempi,  era più legata alla sua vita sessuale, non amava usare la protezione, ma nello stesso tempo non voleva infettare altre persone. In ogni caso sapeva di sentirsi discriminato, ma non sapeva distinguere se lo stigma fosse più legato alla tossicodipendenza o alla sua malattia. Fortunatamente, Maurizio aveva un amico, un ex tossicodipendente incontrato per strada, uno dei tanti preso in cura nella nota comunità terapeutica di Roma, Villa Maraini, fondata nel 1976 dal volontario della Croce Rossa Italiana Massimo Barra. A volte ci andava a fargli visita o a farsi dare del metadone senza obiettivi terapeutici. Non era ancora pronto a smettere con le droghe e iniziare una volta per tutte una terapia adeguata. Gli anni passavano e lui sottovalutava i danni dell’epatite. Un giorno un operatore di Villa Maraini insistette per fargli ripetere gli esami del sangue, in quella occasione capì che il suo fegato era in uno stato avanzato di fibrosi. Uno stadio avanzato del virus. In quella stessa occasione, 5 anni fa, ebbe anche un’altra brutta notizia. Scoprì di essere anche positivo anche all’HIV. Quella notizia aprì un bivio nella sua vita, doveva scegliere se voleva salvarsi. La paura dell’HIV e lo stato del suo fegato sono stati un richiamo ineludibile, la paura di morire non era mai stata così forte. Sentiva che era il momento di reagire. Il suo corpo era gravemente debilitato e la carica virale già molto elevata.

  Maurizio davanti al camper di vialla maraini

Lo shock subito 5 anni fa fece leva su di lui spingendolo ad iniziare un percorso di terapia nel centro di accoglienza di Villa Maraini “per me fu l’inizio della fine della mia schiavitù dalla droga”, ci racconta Maurizio. Da quel momento non ha più toccato nessuna droga. “Per me Villa Maraini è una grande famiglia. Oramai sono legato a questo posto con tutto me stesso. Qui sono risorto e per questo motivo sono davvero grato, in particolar modo lo sono agli ex tossicodipendenti che lavorano qui per aiutare i pazienti. Lo fanno con un approccio penetrante, il contatto alla pari. Loro sono gli unici che possono sapere e sentire cosa hai vissuto. Con loro si crea empatia e diventano una guida fondamentale per chi come me era in cura. La stessa aria che si respira qui, in questo parco, è terapeutica. Per questo motivo adesso non mi vergogno di raccontare la mia storia pubblicamente, perché ho avuto la fortuna di passare di qui, mentre molti altri amici che ho incontrato per strada negli anni non ce l’hanno fatta a causa delle droghe o delle malattie che li hanno consumati. Non hanno fatto in tempo a cogliere la stessa opportunità che io ho avuto qui grazie a Villa Maraini e alla Croce Rossa Italiana”, ci racconta emozionato Maurizio.  Nonostante la drammatica situazione di salute che viveva, nel 2014 la fortuna passò dalla sua parte. Fu trovata finalmente una cura definitiva che eradica il virus dell’epatite C. Una scoperta rivoluzionaria per l’ambiente medico, come per milioni di malati di tutto il mondo. Lo scorso anno, viste le sue condizioni di avanzamento della fibrosi, è stato considerato ammissibile dal Sistema Sanitario Nazionale per accedere a questa nuova  e costosissima terapia. Dopo appena la prima pasticca la sua carica virale è diminuita drasticamente “la pillola è stata incredibile, come una bacchetta magica che cambia la realtà, ha subito ucciso il mio virus senza bisogno di usare l’interferone”, ci rivela con il sorriso sul volto. I 3 mesi di terapia li ha completati e ora, dopo più di 1 anno, si sente assolutamente rinato.  Questo evento ha cambiato il suo atteggiamento nei confronti della vita. Ora è finalmente riuscito a ritrovare gli affetti perduti nel tempo, in particolar modo quello con suo fratello e nipoti.  “Alla fine posso dire che sono riuscito a vincere tre battaglie gigantesche. La tossicodipendenza, l’epatite C e l’HIV, che tengo sotto controllo con i farmaci. Oggi posso affermare con orgoglio che ho sviluppato una sana paura che mi consente di non cadere più nella trappola della droga un’altra volta. Quella paura che mi è mancata tanto tempo fa e che avrebbe potuto evitarmi tanto malessere “. Maurizio ora ha 60 anni, è in buona salute e ha concluso il suo percorso di terapia in Via Ramazzini, 31. Vive nella sua casa in un piccolo paese vicino Roma e si considera un uomo felice. Torna qui molto spesso, nel Parco della Croce Rossa di Roma dove si trova Villa Maraini, perché si sente di appartenere a questa grande famiglia umanitaria. Il suo sogno è quello di diventare anche lui un operatore per la Comunità, per poter aiutare a sua volta i tossicodipendenti, così come gli operatori hanno aiutato lui durante questi difficili anni di lotta e sofferenza. 

  

             

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